Pietro D'Aguì e l'indagine sulla vigilanza di Bankitalia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-09-01

La procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine, per ora senza indagati, su via Nazionale. L’atto nasce dall’esposto di un ex manager di Banca Intermobiliare (BIM). Le ripercussioni sul toto-governatore e la smentita di Palazzo Chigi

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La procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine, per ora senza indagati, sulla Vigilanza di Bankitalia. Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci, già titolari dell’indagine su Veneto Banca, sono stati incaricati del dossier dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. L’indagine, di cui ha parlato oggi Il Fatto Quotidiano, nasce dall’esposto di Pietro D’Aguì, ex manager di Banca Intermobiliare (BIM) depositato da Michele Gentiloni Silverj, cugino del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Pietro D’Aguì e l’indagine sulla vigilanza di Bankitalia

Nel memoriale di D’Aguì si citano il capo del dipartimento vigilanza bancaria Carmelo Barbagallo e l’ispettore Emanuele Gatti. Ai pubblici ministeri si segnalo tre evenienze: il comportamento della vigilanza durante l’acquisizione di Banca Intermobiliare da parte di Veneto Banca, con successivo inadempimento di Veneto Banca alle obbligazioni assunte: la BIM fu pagata da Consoli con azioni di Veneto Banca, mentre non fu rispettata la promessa di riacquisto in tempi rapidi. Le azioni, secondo la denuncia di D’Aguì a Consoli, non sarebbero state ripagate quando, alla fine del 2014, la banca d’affari torinese cercò di uscire dal gruppo veneto. D’Aguì, che di Veneto Banca è stato anche vicepresidente dal 2013 al 2016 in qualità di azionista di minoranza, lo scorso agosto aveva già preso le distanze da Consoli, anche se i due sono entrambi indagati nell’inchiesta sul crack.
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D’Aguì poi segnala l’ispezione di Gatti sulla BIM e il successivo ruolo di Barbagallo: l’ispettore segnalò una riduzione di due terzi del capitale di vigilanza, portandolo a 157 milioni contro i 435 della semestrale 2012. A fine 2012 il patrimonio di vigilanza era tornato a 322 milioni, più del doppio di quanto calcolato da Gatti. Nel frattempo Visco aveva scritto alla BIM ordinando di revocare D’Aguì. Infine il vicepresidente di Veneto Banca segnala che nell’agosto 2014 aveva costituito una cordata con Carlo De Benedetti, Luca di Montezemolo e il fondo Duet Alternative Investment per riacquistare BIM con un esborso di 562 milioni. Ma alla fine la vigilanza europea, su proposta della Banca d’Italia, ha comunicato il diniego all’operazione. All’epoca, accusa D’Aguì, una serie di notizie false vennero inserite nel dossier che ha portato alla decisione. Tra queste alcune sulla sua situazione processuale che avrebbero determinato la mancanza dei requisiti di onorabilità per l’acquisto.

La vigilanza di Bankitalia e l’indagine su BIM

D’Aguì aveva trasmesso nel febbraio scorso alla magistratura della Capitale una denuncia «a carico di Veneto Banca, di Vincenzo Consoli e altri, per i reati di estorsione e truffa aggravata. La denuncia – si legge in una nota – fa riferimento alle vicende che hanno visto Veneto Banca acquisire il controllo del Gruppo Bim». Tra l’altro oggi Bim è stata congelata al rialzo in Piazza Affari con un rialzo teorico del 9,64% a 1,14 euro mentre era in corso l’esame delle offerte vincolanti dei fondi da parte dei liquidatori di Veneto Banca. Hanno presentato offerte i fondi Warburg, JC Flowers, Attestor e Barents Re, basandosi su un valore d’impresa che secondo le indiscrezioni vanno da 100 a 150 milioni. Molto meno di quanto era stato offerto da D’Aguì.

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Pietro D’Aguì

La vicenda ha intanto costretto Gentiloni a una nota stampa, nelle quali le abitudinarie fonti di Palazzo Chigi smentiscono “ogni ipotesi di collegamento tra l’esposto del dottor D’Aguì di cui parla il Fatto quotidiano e presunte valutazioni da parte del Governo sui vertici della Banca d’Italia; vertici ai quali il Presidente del Consiglio conferma, ovviamente, la propria incondizionata fiducia”.

La partita per il governatore di Bankitalia

La smentita si è resa necessaria perché il mandato di Ignazio Visco scade a novembre e ovviamente è partito un teorico totonomi sul rimpiazzo. Anche se il successore naturale di Visco è proprio lo stesso Visco: un altro giro sulla poltrona di governatore della Banca d’Italia però farebbe arrabbiare i molti che hanno accusato via Nazionale di inerzia nelle crisi bancarie.
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In ogni caso poi, a parte Mario Draghi e a causa di Antonio Fazio, le promozioni in Bankitalia sono state molto spesso interne. La partita per la nomina del governatore di Bankitalia si aprirà molto presto. Il favorito, come sempre, sarà quello che gioca in casa.

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