Perché non parte l'Anticipo Pensionistico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-05-08

Dopo maggio si parla di un rinvio a luglio. A causa dei rilievi del Consiglio di Stato. Che ha “corretto” la legge del governo

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L’«anticipo pensionistico», secondo la legge, doveva partire il primo maggio. Ma il governo è in forte ritardo. Per l’Ape agevolata, a carico dello Stato, il necessario decreto della presidenza del consiglio è fermo ai rilievi del Consiglio di Stato. E l’Ape volontaria è ancora più indietro. Impossibile presentare le domande e ora il governo pensa di far slittare i termini a luglio.

Perché non parte l’Anticipo Pensionistico

In ballo c’è l’Ape o «social», cioè la possibilità per determinate categorie, di lasciare il lavoro già a 63 anni, prendendo dallo Stato un assegno non superiore a 1.500 euro lordi al mese fino al compimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi). L’assegno è previsto per 4 categorie: disoccupati senza più ammortizzatori da almeno 3 mesi; invalidi civili (con almeno il 74% di invalidità); lavoratori con parenti di primo grado disabili a carico; addetti ad attività particolarmente gravose per almeno 6 anni negli ultimi 7. Oltre ai 63 anni d’età sono richiesti 30 anni di contributi, che salgono a 36 per l’ultima categoria. Il governo ha previsto l’arrivo di 35mila domande quest’anno, stanziando 300 milioni di euro, che salgono a 609 milioni nel 2018 e a 647 nel 2019 (l’Ape è sperimentale, le domande si potranno presentare solo nel biennio 2017-2018).

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Fonte: Il Messaggero del 03/05/2017

Spiega il Corriere che il Consiglio definisce «illegittima» l’inclusione tra i beneficiari dell’Ape degli operai agricoli e di coloro che non hanno i requisiti per la Naspi (indennità di disoccupazione) purché siano senza lavoro da più di 3 mesi. Tale ampliamento della platea, si dice nel parere, si può fare solo cambiando la legge e non con un semplice regolamento.

Cos’è l’APE volontaria

A differenza dall’anticipo pensionistico sociale quello volontario consente di andare in pensione prima ma il costo è a carico del lavoratore. Chi vorrà usufruire della possibilità di andare in pensione prima otterrà un prestito dalle banche grazie al quale verrà versato l’assegno pensionistico fino alla data effettiva di inizio del trattamento previdenziale. Il lavoratore dovrà poi restituire il prestito a rate mensili in 20 anni a valere sulla futura pensione. Il massimo di anticipo è fissato in 3 anni e sette mesi dalla data prevista di pensionamento. L’onere a carico del lavoratore è pari a circa il 5-6% per ogni anno di anticipo richiesto, per arrivare al 20-25% nel caso di anticipo di tre anni.

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APE volontaria, come funziona (Il Messaggero, 13 novembre 2016)

Si tratta anche in questo caso di una misura sperimentale della durata di due anni che riguarderà i lavoratori nati tra il 1951 e il 1953 per l’anno 2017 e quelli nati tra il 1952 e il 1955.
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Anticipo pensionistico: quanto costa? (La Repubblica, 16 giugno 2016)

A restituire l’anticipo alla banca non sarà direttamente il lavoratore ma l’Inps che detrarrà l’APE dal trattamento pensionistico girandolo all’istituto di credito. Ieri a Di Martedì è stato anche precisato che le banche hanno la possibilità di cartolarizzare l’APE. Le banche possono cedere il portafoglio APE a società terze che potranno creare prodotti finanziari con il debito del pensionato. Al momento però non sono chiari i termini degli accordi con banche e assicurazioni che finanzieranno l’Ape volontaria.

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