Pensioni, arriva la busta arancione per i calcoli

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-03

«Se diciamo ai lavoratori precari quanto prenderanno di pensione, rischiamo un sommovimento sociale», diceva Mastrapasqua. Il suo successore, Tito Boeri, annuncia i conti della previdenza

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Tito Boeri rilascia la sua prima intervista da presidente dell’INPS al Corriere della Sera promettendo di far arrivare finalmente nelle case dei lavoratori italiani la famosa «busta arancione» con il codice che permetterà a tutti di calcolare la propria pensione futura.

«La qualità dei servizi si può migliorare con una forma organizzativa più efficiente. Ma lo faremo anche facendo partire finalmente l’operazione “busta arancione”. Una definizione in realtà superata perché la lettera col conto contributivo e la stima della pensione la manderemo solo ai lavoratori senza una connessione Internet. Per gli altri, ci sarà un “pin” col quale accedere attraverso il sito Inps al proprio conto e simulare la pensione futura, secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell’economia».
Potranno farlo tutti? E in che tempi?
«Nel 2015 daremo questa possibilità a tutti i lavoratori dipendenti privati. Per quelli pubblici ci vuole più tempo perché è più difficile ricostruirei versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere possibile anche per i parasubordinati».
Quelli che finora hanno bloccato l’operazione,perché come disse l’ex presidente Antonio Mastrapasqua, se diciamo ai lavoratori precari quanto prenderanno di pensione, rischiamo un sommovimento sociale.
«Sbagliato. Noi non ci faremo fermare da condizionamenti di natura politica. È necessario che i lavoratori siano consapevoli della loro situazione contributiva e di quali saranno presumibilmente le loro pensioni così da poter pianificare il futuro. Le banche dati sono un bene pubblico».

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PENSIONI, ARRIVA LA BUSTA ARANCIONE PER I CALCOLI
Torna così d’attualità la famosa promessa bloccata dall’allora presidente Mastrapasqua, per la quale, raccontava qualche tempo fa iL Sole 24 Ore, è già in atto una sperimentazione:

La sperimentazione di «Simula», questo il nome del progetto per il calcolo della pensione futura, coinvolge circa 10mila lavoratori che hanno già utilizzato il Pin personale per accedere ai servizi online disponibili sul sito dell’istituto di previdenza. Si tratta di individui con contributi versati interamente all’istituto di previdenza (non spezzettati quindi anche in altri enti), con una situazione definita e vicini alla pensione (come aveva già affermato il mese scorso il commissario dell’istituto di previdenza, Tiziano Treu).
Partendo dall’estratto conto previdenziale, visibile a tutti sul sito dell’Inps, la nuova applicazione fa un passo in più, elaborando una proiezione dei contributi che ancora mancano alla pensione e calcolando l’importo dell’assegno. Per gli anni a venire il sistema utilizza come scenario di riferimento quello “standard” adottato dalla Ragioneria generale dello Stato per effettuare ogni anno le previsioni a medio-lungo termine, ma dà la possibilità di intervenire su alcuni parametri, quali, per esempio, l’andamento della retribuzione.
Che la sperimentazione sia in corso, seppur con cautela, è confermato proprio da Treu: «Stiamo effettuando dei test per verificare se la macchina funziona. Il sistema però non può dirsi varato definitivamente, dovremo ancora fare alcuni incontri tecnici, anche con i patronati e il comitato di esperti, ma l’obiettivo è di essere pronti entro la fine dell’anno». Se tutto andrà per il verso giusto, la “busta arancione” potrebbe debuttare ufficialmente l’anno prossimo, previo via libera del ministro del Lavoro a cui spetta l’ultima parola.

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Infografica del Sole 24 Ore sulle fasce delle pensioni 2015

Boeri va oltre, chiedendo anche il reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà e di consentire l’uscita anticipata dal lavoro:

«Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità».
Cioè consentire l’uscita anticipata dal lavoro, ma con pensioni proporzionalmente più leggere?
«Sì. Ma prima bisogna convincere la Commissione europea, perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anziché sul medio-lungo periodo. Per l’Ue se si consentono i pensionamenti anticipati risalta solo l’aumento immediato della spesa ma non il fatto che poi si risparmierà perché l’importo della pensione sarà più basso. Bisogna battersi in Europa per arrivare a una valutazione intertemporale del bilancio».
Lei da economista ha sostenuto l’opportunità e la praticabilità di un ricalcolo con il contributivo delle pensioni in pagamento e un contributo sugli assegni più elevati per ricavare circa 4 miliardi che potrebbero andare alle pensioni più basse. E’ sempre di quest’idea?
«Ci lavoreremo. Faremo anche qui un’operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l’importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi dati potremo formulare proposte d’intervento. Si tratta di quel ruolo propositivo dell’Inps di cui parlavo all’inizio e che rivendico. L’istituto, grazie alle sue competenze e al ricco patrimonio di dati di cui dispone, può essere un consulente di qualità del governo, un po’ come Banca d’Italia».
Quando sarà pronto questo studio? Prima della prossima legge di Stabilità?
«Sì, mi piacerebbe riuscirci entro l’estate».

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