La 'ndrangheta dietro Mafia Capitale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-12-11

Le cosche calabresi in affari con Buzzi. Il rispetto di Carminati per gli affiliati. E la venerazione di Buzzi per gli alleati. Insieme a una serie di affari da condurre in joint venture tra Roma e Vibo Valentia

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«Questi li faccio sognare»: questo diceva Salvatore Buzzi al telefono parlando degli uomini vicini alle cosche della ‘ndrangheta che aveva coinvolto negli affari della cooperativa 29 giugno. Ed è questa la più grossa novità di Mafia Capitale: i contatti con le cosche calabresi per questioni di business. E l’ipotesi di un legame che va al di là dei contatti casuali o della semplice joint venture.
 
LA NDRANGHETA DIETRO MAFIA CAPITALE
In manette oggi sono finiti Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi per associazione di tipo mafioso. Sono accusati di aver assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite dalla cupola romana e la ‘ndrangheta. Una terza persona, indagata a piede libero, è stata perquisita. Gli interventi dei carabinieri, disposti dal Gip di Roma su richiesta della procura distrettuale antimafia, sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia. Le indagini avrebbero dimostrato, sottolineano gli inquirenti, come gli indagati, ritenuti organici all’organizzazione Mafia capitale abbiano assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite da Salvatore Buzzi, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia), egemone nel territorio vibonese. L’appalto per la pulizia del mercato Esquilino, a Roma, secondo l’accusa è stato “regalato” in cambio della protezione in Calabria alle cooperative della cupola che si occupano dell’assistenza ai migranti era la merce di scambio. Così, secondo le accuse, sono emersi gli interessi comuni dei due sodalizi mafiosi ed in particolare come, dal luglio 2014, Buzzi, con l’assenso di Carminati, avesse affidato la gestione dell’appalto per la pulizia del mercato Esquilino di Roma a Giovanni Campennì Giovanni, imprenditore di riferimento della citata cosca, mediante la creazione di una Onlus denominata Cooperativa Santo Stefano. Al riguardo, si scrive nell’ordinanza del GIP, l’attività di indagine ha documentato come già nel 2009 i citati Rotolo e Ruggiero si fossero recati in Calabria, su richiesta del Buzzi, allo scopo di accreditarsi con la cosca Mancuso, tramite esponenti della cosca Piromalli, in relazione all’esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Cpt di Crotone.

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La mappa della ‘ndrangheta al Nord (La Stampa, 11 dicembre 2014)

LA PAURA DI CARMINATI
E ancora: gli elementi raccolti dalle indagini hanno quindi documentato come Ruggiero e Rotolo abbiano fornito uno stabile contributo alle attività di Mafia Capitale, avvalendosi dei rapporti privilegiati instaurati con qualificati esponenti della ‘ndrangheta, in un rapporto sinallagmatico tra le due organizzazioni mafiose che, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate da Mafia Capitale, ha consentito l’inserimento della cosca Mancuso, rappresentata dal Campennì, nella gestione dell’appalto pubblico in Roma. Non solo: lo stesso Buzzi in un’intercettazione bacchetta il suo sodale Guido Colantuono, reo di aver rimproverato il calabrese Rotolo per alcuni problemi con le attività della Cooperativa 29 giugno, fino a dirgli «tu sei un soldato… ubbidisci- Quello è un ‘ndrangheta.. affiliato.. se tu gli dici sei un mio soldato… lui il generale l’ha… il generale non ce l’ha qui a Roma.. se offende.. non so se me capisci…». E davanti alle giustificazioni dell’interlocutore cita come esempio Massimo Carminati. «Gli parli con i dovuti modi hai visto pure Massimo che è Massimo…gli parli tranquillo..!», dice Buzzi.
mafia capitale ndrangheta
LE PAROLE DI PIGNATONE
Oggi il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, in audizione alla commissione parlamentare anti mafia, ha detto una frase importante per capire l’importanza del fenomeno: «Roma è troppo grande, non c’è un’unica associazione presente in modo esclusivo». Intanto oggi i finanzieri del Comando provinciale della Guardia di finanza di Roma hanno eseguito il sequestro di altre due società cooperative riconducibili a Buzzi. Il valore stimato supera i 15 milioni di euro. Il nuovo provvedimento di sequestro, emesso dal Tribunale di Roma a seguito di richiesta della Dda di Roma ed eseguito dal Nucleo di polizia tributaria, riguarda le quote societarie, il capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie, della 29 Giugno Servizi Società Cooperativa di Produzione e Lavoro e della Formula Sociale Società Cooperativa Sociale Onlus.

Mafia Capitale: la cerimonia di affiliazione della ‘ndrangheta

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