Economia
Il Microcredito a 5 Stelle tra propaganda e realtà
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2016-05-27
Oggi il Movimento 5 Stelle festeggia il successo del “suo” microcredito alle piccole medie imprese ma a ben guardare la – lodevole – iniziativa del M5S contribuisce solo in parte al Fondo di Garanzia del Ministero, che è quello che materialmente gestisce ed eroga i finanziamenti
RestitutionDay e anniversario per il Microcredito “a Cinque Stelle” che viene festeggiato oggi sul blog di Beppe e su tutti gli account social dei portavoce eletti in Parlamento che twittano giulivi il grande successo del Movimento. In Senato sta andando in onda il live show condotto da Luigi Di Maio dove parlamentari grillini e gli imprenditori che hanno beneficiato dei prestiti raccontano le magnifiche sorti e progressive del microcredito, lodando l’inizio della nuova era dell’economia italiana.
Il Fondo di garanzia delle PMI e il Microcredito “a 5 Stelle”
Il finanziamento del fondo per il microcredito è uno dei vanti dei Cinque Stelle che, in mancanza della possibilità di governare il paese hanno trovato il modo far vedere agli italiani quanto abbiano a cuore il futuro del paese. Buona parte dei soldi che i parlamentari pentastellati restituiscono allo Stato confluisce infatti nel fondo di garanzia del Ministero dello Sviluppo Economico per le PMI. Grazie al #RestitutionDay, fanno sapere dal M5S, i parlamentari del partito di Beppe Grillo hanno devoluto nelle casse del fondo di garanzia 16 milioni di euro. Si tratta di soldi che i pentastellati hanno restituito allo Stato dimezzandosi l’indennità di carica e restituendo la parte non spesa della diaria. Naturalmente, per motivi di trasparenza, non è il Movimento a gestire direttamente l’erogazione dei prestiti agevolati alle imprese. Il cosiddetto Fondo di garanzia del Movimento 5 Stelle alle imprese è infatti una delle voci del bilancio del Fondo di garanzia delle Pmi che è appunto gestito dal MISE. L’erogazione del credito – agevolato perché non richiede che il richiedente fornisca garanzie reali (come ad esempio la casa) per accedere al prestito – è invece gestito da un insieme di banche guidate dalla Banca del Mezzogiorno – Mediocredito centrale. Il Fondo di Garanzia è stato istituito (come si legge qui) dalla Legge n. 662/96 (art. 2, comma 100, lettera a) ed è operativo dal 2000 mentre lo strumento del microcredito è stato introdotto in Italia da una legge del 2010 (141/2010). È solo nel 2014 però che con un decreto attuativo del Ministero ha disciplinato l’accesso al microcredito semplificando i requisiti di accesso al credito e rendendo possibile quello che i Cinque Stelle chiamano Microcredito a 5 Stelle. Ma che di fatto non lo è. In sostanza la principale novità introdotta dal decreto del 2014 era quella di poter ricorrere al microcredito utilizzando lo Stato come garanzia per l’80% (il restante 20% deve essere coperto dal richiedente) quindi non è del tutto vero che il microcredito è assolutamente senza garanzie reali. È improprio parlare di Microcredito 5 Stelle perché i pentastellati non sono gli unici finanziatori del Fondo di Garanzia dal quale si attinge per il microcredito alle imprese. Ai Pentastellati va dato senza dubbio atto di aver esercitato una certa pressione sul Governo affinché approvasse il decreto attuativo ma di fatto questi strumenti esistevano già. Ora è il momento di dare un po’ di cifre, nel suo complesso il Fondo di Garanzia ha una dotazione di quasi 2 miliardi di euro (l’ultima legge di stabilità ha stanziato 700 milioni di euro per il 2016). C’è da notare che secondo il report del 2015 i finanziamenti erogati con il microcredito restano decisamente minoritari rispetto ad altre forme di di finanziamento.
Non tutto questo denaro però fa parte delle disponibilità del microcredito che può contare su una dotazione di 30 milioni di euro messa a disposizione dallo Stato alla quale si aggiungono i 16 milioni versati in tre anni dai parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Non si può non apprezzare lo sforzo dei Cinque Stelle che hanno dato un contributo al microcredito che ha iniziato a funzionare davvero grazie al loro lavoro parlamentare (ma soprattutto grazie all’impegno di Banca Intesa che ha sposato il progetto microcredito dopo la legge del 2014) non ci si deve fare ingannare dalla propaganda del partito che vorrebbe mettere il cappello su un’iniziativa che non gli appartiene del tutto. In ultima istanza come faceva notare Felice Luca Maglione su Gli Stati Generali quando si è trattato di votare in Parlamento meccanismi di finanziamento del fondo che all’articolo 1 comma 5 ter stabilisce che:
Al fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni, possono affluire, previa assegnazione all’entrata del bilancio dello Stato, contributi su base volontaria per essere destinati alla microimprenditorialità ai sensi e secondo le modalità di cui all’articolo 39, comma 7-bis, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità di attuazione del presente comma nonché le modalità di contribuzione da parte di enti, associazioni, società o singoli cittadini al predetto fondo di garanzia di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge n. 662 del 1996.
i pentastellati hanno votato contro.