Il metodo Hamer, la libertà di cura e quella di farsi truffare

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-09-08

Lasciamo perdere Hamer, un vecchio criminale che si nasconde in Norvegia, e guardiamo a quello che dicono tanti medici (ed ex-medici) di casa nostra che propongono cure alternative lavandosene le mani quando puntualmente non funzionano

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Come è già successo in passato (ad esempio dopo il caso della “guaritrice” Germana Durando) anche dopo la morte di Eleonora Bottaro l’attenzione dei giornali si concentra nuovamente sulla figura di Ryke Geerd Hamer l’ideatore della Nuova Medicina Germanica (NMG), quella forma di medicina alternativa secondo la quale non esistono malattie (nel senso che il cancro, ad esempio, non esiste) ma che quelle che noi consideriamo tali in realtà derivino tutte da un evento traumatico vissuto dal paziente in passato.

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Fonte: Repubblica del 05/04/2016

Hamer non ammetterà mai le sue responsabilità

La figura di Hamer, che non è più un medico essendo stato radiato dall’albo dei medici nel 1986, è però soltanto una delle tante del pantheon dei santoni delle cure alternative. Cure per modo di dire perché di fatto non si tratta di terapie mediche ma di rituali volti a liberare il malato di una “colpa”. Tutte le malattie infatti per Hamer e i suoi seguaci derivano da un evento traumatico vissuto dal paziente in passato. In sostanza quindi ogni malattia è causata da una forma specifica di disagio psichico al quale la fede cieca nel metodo Hamer e soprattutto nelle sue “interpretazioni” delle malattie. Ad esempio il cancro al seno sinistro e al cervelletto destro per Hamer hanno la stessa causa: l’emozione detta del”conflitto del nido” che secondo l’inventore della NMG è un “conflitto madre-figlio piccolo“, conflitto che non è necessariamente reale ma può essere anche virtuale. Viceversa il cancro al seno destro e al cervelletto sinistro sono causati da un “conflitto madre-figlio grande“. E il concetto di conflitto ad essere centrale nelle diagnosi formulate da Hamer, l’anoressia? È un conflitto che nasce dalla paura di essere rifiutati. Il torcicollo? Conflitto di “autosvalutazione intellettuale” perché si vuole girare la testa per guardare qualcuno ma ci sono forti “resistente interne”. Che Hamer sia un criminale nonché psicopatico lo dicono già alcune sentenze, ed è per questo che ha scelto una vita da latitante nascosto – a quanto pare – in Norvegia. La Stampa ha pubblicato oggi un reportage di Niccolò Zancan che è andato proprio a Sandefjord, dove Hamer abita e continua a ricevere pazienti. Il tutto con lo scopo di chiedere all’inventore della NMG se si sente responsabile per la morte di Eleonora Bottaro o se ha qualcosa da dire sulle sue teorie antisemite e i suoi deliri paranoici.

Ecco perché siamo qui. Perché vorremmo chiedere al signor Hamer cosa ne pensa della scelta di Eleonora. Se si sente responsabile. Se conferma che a suo avviso la chemioterapia servirebbe per impiantare microchip nei pazienti e controllarli a distanza. Se conferma che, a suo avviso, gli ebrei non farebbero ricorso a questo tipo di trattamento, mentre lo riserverebbero al resto del mondo. Se conferma che Israele e le logge massoniche sarebbero all’origine della diffusione del cancro.

Un viaggio alle origini del male, un po’ come quando Marlow il corso del fiume per andare alla ricerca di Kurz. Solo che qui ci sono i fiordi e Hamer è in giardino a prendere il sole. Hamer naturalmente non ha nessuna voglia di farsi intervistare e si rifugia in casa. Non resta quindi che intervistare i vicini di casa, che raccontano le solite cose dei vicini di casa. Il problema è che Hamer è sì il principale apostolo di queste teorie antiscientifiche ma non è lui il diretto responsabile della diffusione della NMG in Italia. Ci sono infatti molti medici (come Gabriella Mereu) ed ex-medici (come Tullio Simoncini) che predicano le sue teorie, con alcune variazioni sul tema per renderle più “personali”. Esiste in Italia (non in Norvegia) un sottobosco di personalità mediche e non che sostengono che l’omeopatia sia in grado di curare le malattie, che sconsigliano ai genitori le vaccinazioni pediatriche e che spiegano che la chemioterapia uccide, che è inutile, che è dannosa.

Queste persone, questi personaggi famosi, hanno un nome e un cognome, e sono certamente più facilmente raggiungibili per un paziente italiano di Hamer, che già da qualche tempo non se ne va in giro a fare conferenze su e giù per l’Europa. Hamer è solo la punta dell’iceberg, esistono in Italia diverse società di “hameriani” seguaci della filosofia del criminale tedesco che seguono più o meno alla lettera gli insegnamenti del Maestro. È a costoro che eventualmente bisognerebbe chiedere se si sentono responsabili. Ma la risposta – paracula – la sappiamo già. Gli hameriani (che spesso non sono nemmeno dei veri medici) dicono che loro non fanno assolutamente nulla per allontanare i pazienti dalla medicina ufficiale ma andando a leggere sui loro siti si può leggere ben altro.
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Sulla libertà di cura e quella di farsi truffare

Hamer ha dato il La a questo modo di porsi in contrasto con la “medicina ufficiale”, ma anche gli omeopati avevano già seminato bene il terreno. Si tratta di persone che sfruttano l’ignoranza e la disperazione dei pazienti e delle loro famiglie. Lo fanno in nome di una lotta contro la scienza, in nome di una fede in rituali spesso magici che fino ad oggi non è riuscita a dimostrare di essere stata in grado di guarire qualcuno. Questi ciarlatani fanno leva su un principio sacrosanto: la libertà di cura, facendo però leva sulla disperazione dei malati e in un certo senso pervertendolo perché le loro non sono cure efficaci né scientificamente dimostrate. Fintanto che però alcune di queste pseudo terapie – che si basano tutte sullo stesso schema mentale – otterranno una qualche forma di approvazione (ad esempio il reparto “omeopatico” dell’ospedale di Pitigliano) c’è poco da andare a prendersela con Hamer. La libertà di cura si fonda sul diritto del paziente di poter rifiutare qualsiasi trattamento terapeutico (anche se efficace) sulla base dell’assunto che sul suo corpo non possa essere fatto nulla senza la sua esplicita approvazione e consenso. Un approccio del genere è ormai fondamentale in medicina ma presenta diverse problematiche, la prima è che non è facile stabilire quando il consenso (o la negazione dello stesso) sia davvero informato, la seconda invece riguarda il fatto che ci sono persone disposte a truffare i malati in nome di questa libertà di scelta. Una scelta che, anche quando il malato scegliesse di curarsi con polvere di rocce lunari, è libera ma viene fatta a sue spese, in tutti i sensi. Lo ricordava anche Umberto Veronesi il giorno dopo la morte di Eleonora Bottaro, non possiamo rinunciare al principio della libertà di cura, che è una delle grandi conquiste della medicina. Andare a chiedere ad Hamer se si sente responsabile non ha senso, stiamo parlando di una persona che ha fatto e sta facendo di tutto per farsi considerare medico e che crede fino in fondo alle sue teorie. La sua eventuale risposta potrebbe essere che la paziente non ha creduto fino in fondo nella guarigione, o cose del genere, secondo un copione ripetuto mille volte. Possiamo però imparare una cosa da questa vicenda, così come da tutte le altre. Ed è la risposta alla domanda “perché un paziente si rivolge a questi santoni?”. È chiaro che la paura e la malattia non sono ragioni sufficienti, molti malati hanno paura di non farcela, eppure pochi (fortunatamente) si abbandonano a scelte così estreme. A mio avviso il valore aggiunto di questo genere di pseudo-cure sta nel rapporto tra “guaritore” e paziente. Un rapporto che, come nel caso della Mereu, viene fatto passare per intimo e personale anche se in realtà è profondamente standardizzato e codificato (del resto la Mereu fa consulti via mail o Facebook). Eppure se si guardano bene tutte queste pseudomedicine lo slogan è sempre lo stesso: “i medici vogliono avere potere sul corpo del paziente, noi invece vogliamo liberarlo”. Ma non è così, perché il rapporto tra medico (anzi tra equipe medica) e paziente sta lentamente cambiando e si stanno facendo molti sforzi per abbandonare una visione paternalistica della medicina che è una lotta contro la malattia che equipe e paziente combattono assieme. Certo, continuare a dire in giro che Big Pharma vuole solo succhiare il sangue ai malati non aiuta ad avvicinare i malati alle cure scientificamente validate, ma questa è una responsabilità di molti politici e di un piccolo numero di medici, non certo della medicina “ufficiale”.

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