Matteo Renzi e il salario minimo a 10 euro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-01-09

La proposta lanciata nell’intervista al QN e tutti i “piccoli” problemi che potrebbe provocare

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Un salario minimo legale tra i 9 e i 10 euro l’ora. Ieri Matteo Renzi ha lanciato la proposta in un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, ovvero una soglia minima di compenso da corrispondere a chi lavora in regola a meno che per lui non sia già stata predisposta una retribuzione minima. Una proposta che era stata anticipata il 3 gennaio scorso su Avvenire da Tommaso Nannicini – il quale ieri ha polemizzato anche con Pietro Grasso sull’università gratuita – professore di economia politica all’Università Bocconi e responsabile del programma elettorale del Partito Democratico: “È il momento di introdurre un salario minimo legale che abbracci tutti i lavoratori, all’interno di una nuova cornice per il nostro sistema di relazioni industriali, che combatta i contratti-“pirata” e tuteli la funzione di garanzia del contratto nazionale”.

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La copertura della contrattazione collettiva in Italia e il salario minimo

Una delle obiezioni alla proposta di Renzi e Nannicini viene da Francesco Seghezzi, direttore della Fondazione ADAPT: “‘Italia è tra i paesi con i livelli di copertura della contrattazione collettiva più alti. Sicuri che la strada sia il salario minimo che coprirebbe il 15% dei lavoratori? Non sarebbe più ambizioso e utile investire sulla contrattazione aziendale e soprattutto territoriale?”. Un’altra obiezione è stata fatta da Thomas Manfredi, economista dell’OCSE: l’importo di nove o dieci euro porterebbe il salario minimo italiano ad essere tra i più alti del mondo, mentre di solito il salario minimo viene calcolato intorno alla metà della retribuzione mediana del paese; così sarebbe molto più alto.
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Il salario minimo e la mediana

«Da ciò conseguirebbe un rischio altissimo, diciamo la sostanziale certezza, – ha sostenuto Mario Seminerio su Phastidio – che molte aziende finirebbero fuori mercato, e reagirebbero con licenziamenti o con esternalizzazioni verso il sommerso. Il problema della proposta è che, se fosse stata correttamente posizionata, il numero risultante sarebbe finito intorno ai 5-6 euro, e Renzi sarebbe stato fucilato sul posto al grido di “affamatore!”. Ecco così la proposta estemporanea, con un numero “realistico” ma al contempo non sostenibile. Una proposta di salario minimo più meditata potrebbe essere utile, ma andrebbe resa coerente con i vincoli di realtà. La solita seccatura».
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La risposta di Nannicini alle obiezioni sul salario minimo

Alle obiezioni ha risposto Nannicini ieri su Twitter, in primo luogo smentendo la questione dei dieci euro: “il salario minimo deve essere fissato da una commissione indipendente e quei numeri (cioè quelli di Renzi) sono esempi, basati su benchmark credibili come il lavoro occasionale”. Più in generale si può dire che la proposta di salario minimo è certamente positiva e aumentare i salari minimi non provoca di per sé disoccupazione. Ma se oggi dire che sarà di dieci euro è poco credibile, perché non farsi i conti prima di parlare?

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