Economia
UE: ok al piano di aiuto pubblico alle banche italiane
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2016-06-30
Un piano da attivare se necessario per fronteggiare turbolenze dei mercati. Il WSJ: si parla di 150 miliardi di liquidità. Fonti governative confermano. Uno schema in vigore anche in Grecia, Cipro, Polonia e Portogallo. Una misura precauzionale e che non c’entra con le eventuali ricapitalizzazioni
La Commissione Europea ha dato domenica il via libera a un piano di sostegno pubblico alle banche italiane, da attivare da parte del Governo se necessario per fronteggiare eventuali turbolenze dei mercati. Emerge da una nota della commissione. Si tratta, secondo il Wall Street Journal, di una garanzia statale su 150 miliardi di liquidità per creare un programma preventivo di supporto alle banche, da attivare nel solo 2016 e per gli istituti solvibili, che rispetta le “regole sugli aiuti di Stato” in situazioni “eccezionali”. È bene precisare che queste misure servono per la liquidità delle banche ma non per la ricapitalizzazione. L’approvazione di questo piano è una misura precauzionale per garantire la solvibilità.
L’UE dà il via libera al sostegno pubblico delle banche italiane
Il ‘plafond’ della garanzia pubblica per il supporto precauzionale alla liquidita’ delle banche solvibili, su cui la Commissione europea ha dato il via libera all’Italia, potrebbe estendersi fino a un valore di 150 miliardi di euro. La cifra, anticipata dal Wall Street Journal, viene confermata da fonti governative all’agenzia di stampa AGI. Le stesse sottolineano come il valore delle garanzie pubbliche dipenderà comunque dai “casi specifici”. Le stesse fonti spiegano che si tratta di “una misura per tranquilizzare i mercati” ed è per questo che la Ue sottolinea che non ci sono aspettative che venga usata. Di fatto pero’ si tratta di uno strumento che il governo potrebbe attivare “in caso di necessita'”. Il meccanismo richiama quello della fideiussione bancaria, spiegano ancora le fonti interpellate: “Se c’è una ricapitalizzazione che viene considerata meritevole ma a rischio, lo Stato la garantisce e l’investitore che ha dei dubbi sull’aumento di capitale, si sente tranquillizzato dal fatto che dietro c’è lo Stato e non rischia di perdere i soldi”. Naturalmente il caso che desta maggiore preoccupazione è quello del Monte dei Paschi di Siena ma, concludono le fonti all’AGI, “ci sono altre situazioni che andranno monitorate”.
I 150 miliardi – che andrebbero a pesare sul debito e non sul deficit – serviranno come un tetto massima di garanzia a fronte di eventuali aumenti di capitale che saranno varati da qui a fine anno, dunque nei prossimi sei mesi, dalle banche italiane che hanno bisogno di ricapitalizzarsi a fronte di una svalutazione e ripulitura delle sofferenze.
Ma il piano potrebbe non servire
Si tratta di uno schema in vigore anche il altri paesi partner dell’Ue e dall’esplosione della crisi finanziaria per il crac Lehman Brothers Bruxelles ha approvato numerosi programmi di supporto per il sistema finanziario. Attualmente sono in vigore schemi di garanzia statale per le banche autorizzati dalla Ue in Grecia, Cipro, Polonia e Portogallo. Per quanto riguarda la garanzia statale solo nel 2009 la Commissione autorizzò molti paesi Ue per un totale di quasi 4mila miliardi di euro, oltre 800 miliardi l’anno successivo e circa 340 miliardi nel 2011. Ma le garanzie effettivamente utilizzate sono state meno dello 0,1% dell’ammontare autorizzato. Dalla stessa Commissione europea è stato indicato che l’Italia ha notificato la misura della garanzia statale, che può essere attivata per fronteggiare eventuali turbolenze di mercato, per ragioni precauzionali e che “non c’e’ l’aspettativa che emerga la necessità di usarlo”. La garanzia statale per le banche significa che lo Stato potrà garantire le passività degli istituti e le relative obbligazioni al fine di scongiurare eventuali difficoltà nel founding delle banche. Anche dopo l’esplosione della crisi del debito sovrano, a fine del 2011 i capi di Stato e di governo vararono un pacchetto di misure per sostenere le aziende di credito europee a causa della crisi dello spread. L’Italia come gli altri paesi venne autorizzata a concedere la garanzia statale.