La bufera su Luca Lotti per il bando europeo sulle agenzie di stampa

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-06

La Direttiva Lotti che apriva il mercato italiano alle agenzie di stampa europee prevedeva una serie di requisiti molto restrittivi per l’accesso al bando del Dipartimento dell’Editoria guidato oggi come allora da Luca Lotti. A gennaio però il Tar ha bocciato quella direttiva perché non sarebbe in grado di produrre il risparmio sperato per lo Stato. A pochi mesi dalla scadenza dei termini però Lotti non ha ancora deciso cosa fare e si trincera dietro un parere dell’ANAC

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Il Ministro dello sport Luca Lotti è di nuovo al centro di un’infuocata polemica, questa volta non si tratta della vicenda degli appalti Consip che lo vede coinvolto ma di un bando europeo emanato da Lotti in quanto sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria (incarico che ricopriva anche con Renzi). Si tratta di un bando con cui il governo ha stabilito i nuovi requisiti delle agenzie di stampa per stipulare convenzioni con la Presidenza del Consiglio nel 2016 e 2017. La Direttiva Lotti, emanata nel giugno 2015 – che specificava che per partecipare le agenzie avrebbero dovuto avere 50 giornalisti assunti, 3 sedi nazionali, 15 ore di trasmissione al giorno per sette giorni la settimana, 500 lanci giornalieri, abbonamenti a 30 testate – è stata annullata il 25 gennaio dal Tar del Lazio in seguito ad un ricorso presentato dall’agenzia Il Velino.
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Cosa prevedeva la Direttiva Lotti e perché è stata bocciata

In ballo ci sono i 34 milioni di euro di fondi (suddivisi in diversi lotti) che il governo assegna alle agenzie di stampa e l’obiettivo dichiarato dell’esecutivo era quello di contenere i costi per la Pubblica Amministrazione e che stabilisce che i ministeri non possano più stipulare autonomamente contratti con gli organi d’informazione ma che debbano passare attraverso il Dipartimento per l’Editoria, ovvero il dipartimento guidato da Luca Lotti. Il Tar però ha giudicato che i requisiti più restrittivi non sarebbero stati efficaci nel ridurre i costi e nella sentenza spiega che non è chiaro il motivo per cui sono stati scelti quei criteri d’accesso al bando. Per il momento si sta operando in regime di proroga (in scadenza al 30 giugno) ma visto che la scadenza è prossima Lotti deve trovare una soluzione al problema. Lotti dovrebbe fare una nuova legge, o in alternativa fare ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar. Ma non sono solo i requisiti stabiliti dal bando ad essere oggetto di critiche, soprattutto da parte delle agenzie di stampa più piccole che per mettersi in regola hanno fatto investimenti economici importanti e assunto nuovi giornalisti. Oggetto del contendere è anche il fatto che il bando di Lotti sia un bando europeo: questo significa che è aperto anche ad agenzie di stampa straniere, magari a quelle con maggiori risorse e disponibilità economiche come la francese Afp, la spagnola Efe, la Dpa tedesca o l’agenzia austriaca Apa. Non si tratta di una questione da poco perché per molte agenzie i contratti con la Pubblica Amministrazione rappresentano anche il 40% del fatturato annuo e se dovessero arrivare “gli stranieri” il rischio concreto è che molti giornalisti del settore perdano il posto di lavoro.
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Il giallo del doppio parere dell’ANAC

Il bando doveva essere proprio europeo? Lotti si trincera dietro un parere chiesto a luglio all’ANAC di Raffaele Cantone dove secondo il Dipartimento dell’Editoria l’Autorità Anticorruzione auspica l’apertura di un bando europeo. Lo ha detto qualche giorno fa durante un incontro pubblico con gli editori indetto per cercare di sbrogliare la matassa. L’ANAC ha risposto così:

A seguito del ricorso di una società editrice contro la direttiva che individuava i criteri per l’acquisto di servizi informativi e giornalistici delle agenzie di stampa, il 6 giugno 2016 il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio ha chiesto all’Autorità nazionale anticorruzione un parere sulle procedure da seguire. Con la delibera 853 del 20 luglio 2016 l’Anac ha ritenuto necessaria una procedura di appalto in virtù dell’assenza di esclusività del prodotto e/o di un solo operatore sul mercato

Il mistero si infittisce perché come riferisce Il Velino sembrano esserci state due delibere dell’ANAC – “con lo stesso numero di matrice, la stessa data di delibera e la stessa data di deposito” – ma solo una è attualmente on line sul sito. Non è una questione di poco conto perché in una delibera l’ANAC sembra voler dire che il bando europeo è auspicabile secondo la normativa sugli appalti mentre nell’altra la posizione dell’ANAC è meno chiara e soprattutto non esclude il ricorso ad una procedura negoziata. Insomma sta al Governo decidere quale percorso seguire e non sembra esserci un parere strettamente vincolante. Di quale delle due ha tenuto conto Lotti e perché? Nell’incontro avvenuto a fine febbraio con gli operatori del settore il Ministro ha preferito non rispondere alla specifica domanda. Per le agenzie di stampa e i politici del centrodestra che in questi giorni stanno attaccando Lotti quella del Dipartimento dell’Editoria è una forzatura del parere dell’ANAC. Per Mariastella Gelmini l’ipotesi di bandi di gara europeo è “una scelta aberrante, per nulla dovuta, che rischia di mettere in ombra gli interesse nazionali qualora a gestire l’informazione primaria delle agenzie fosse un soggetto estraneo alla vita e al futuro della nostra nazione. Da notare che gli altri Paesi europei si guarderebbero bene dall’aprire la loro platea informativa delle istituzioni politiche a soggetti estranei al Paese”. Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana definisce il bando europeo “un’ipotesi strampalata”. Brunetta e altri esponenti di Forza Italia invece parlano del rischio della perdita di posti di lavoro e di pluralismo dell’informazione. Nel frattempo l’Autorità anticorruzione assicura “vigilanza collaborativa” sui bandi di gara triennali sui servizi giornalistici:

Dopo l’annullamento della direttiva decisa dal Tar Lazio lo scorso 7 febbraio in data 14 febbraio il Dipartimento per l’editoria ha avanzato all’Autorità una richiesta di ‘vigilanza collaborativa’ relativamente alla predisposizione di due bandi di due gara triennali, a procedura aperta e suddivisi in lotti, per l’affidamento dei suddetti servizi giornalistici. Nella seduta del primo marzo il Consiglio dell’Anac ha approvato tale istanza.

Dalle parti del Partito Democratico si difende invece la Direttiva Lotti – quella bocciata dal Tar – ricordando, come fa Roberto Cociancich, che “le amministrazioni pubbliche sono obbligate a indire un bando europeo quando questo supera una certa soglia economica”. Ma il punto è che la soglia economica è stata superata per la decisione di Lotti di voler accorpare tutti gli appalti della PA  e dei ministeri verso le agenzie di stampa in un unico bando da più lotti. Decisione che, come ha ravvisato il Tar, non produce automaticamente un risparmio per lo Stato.

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