Attualità
“Il coprifuoco è ancora strategico”: parola di Locatelli
neXtQuotidiano 24/04/2021
Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts in un’intervista al Corriere fa il punto sull’epidemia di Coronavirus e sulle riaperture
Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts in un’intervista al Corriere fa il punto sull’epidemia di Coronavirus e sulle riaperture
“Il coprifuoco è ancora strategico”: parola di Locatelli
“Apriamo in un contesto decisamente più favorevole di quello di alcune settimane fa. Siamo nella quinta settimana consecutiva di riduzione della diffusione del nuovo Coronavirus e fortunatamente osserviamo anche un calo della pressione sui servizi sanitari. Ovviamente, riaprendo, un pochino di ripresa dei casi potrà esserci, però come ha detto il presidente del Consiglio stiamo adottando una strategia graduale e progressiva, per ripristinare attività economiche e sociali rispetto alle quali vi era un’importante sofferenza del Paese a tutti i livelli”. Lo dice in una intervista a Repubblica Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts. “L’obiettivo è di riaprire per non chiudere più, per questo sono importanti gradualità e progressività. Senza queste caratteristiche il rischio di dover tornare indietro aumenterebbe – sottolinea – Rischieremo di meno se ognuno di noi farà la sua parte nel rispettare le regole che ormai tutti conoscono”. In Italia ci sono ancora tanti casi, intorno ai 15mila al giorno “Però – precisa Locatelli – abbiamo un Rt in calo e l’incidenza scende. Neanche una Regione ha più di 250 casi settimanali per 100mila abitanti. Nelle prossime settimane, dovremo essere tempestivi nel valutare se c’è un cambiamento della situazione epidemiologica, per prendere eventuali interventi correttivi. Oggi abbiamo somministrato il vaccino all’84% degli ultra ottantenni, il 55% dei quali ha ricevuto due dosi. Nella fascia 70-79 il primo dato è vicino al 50% e tra i 60 e i 69 siamo sopra al 20. Queste fascia di età sono le più colpite in modo grave dal virus”. Sul coprifuoco rimasto alle 22 dice: “Fissare un’ora di restrizione di movimento è una strategia prudenziale per mantenere una situazione di controllo dei contatti sociali che possono avvenire la sera ed essere connotati da un particolare profilo di rischio. Poi la decisione del governo potrà essere rivalutata nelle prossime settimane alla luce dell’evoluzione del quadro epidemiologico”. All’inizio in Italia AstraZeneca era indicato per gli under 55, ora, come Johnson&Johnson, per gli over 60. “Si è agito per tutelare al massimo coloro che vengono vaccinati. Non dobbiamo mai dimenticarci – spiega il presidente del Consiglio superiore di sanità – che ci stiamo confrontando con una situazione nuova. Non devono né sorprendere né sconcertare eventuali aggiustamenti di tiro. Anzi vanno letti in modo opposto: come dimostrazione di flessibilità e di adeguamento alle evidenze. E, comunque, oltre i 60 anni è stato indicato un uso preferenziale, nessuno ha detto che non si possano ricevere anche sotto quell’età”. “Bisogna trarre vantaggio da tutti i vaccini ma non possiamo nascondere che tra quelli oggi disponibili in Italia qualcuno ha distribuito numeri di dosi significativamente inferiori alle attese. C’è stato un problema di disponibilità di AstraZeneca e mi dispiace. Questo però non ha a che fare con l’efficacia del vaccino – aggiunge – e con i potenziali effetti collaterali. Tra l’altro proprio riguardo a questo prodotto rivendico la posizione dell’Italia, che ha indicato di fare il richiamo con AstraZeneca anche ai più giovani che lo avevano già ricevuto come prima dose. C’erano riserve da parte di Germania e Francia, ma Ema ha appena ribadito la nostra stessa linea. Non temo particolarmente le varianti presenti ora perché i vaccini possono comunque dare una chiara e indiscutibile protezione contro di loro. Visto che non sappiamo quanto dura l’immunità, comunque, non si può dire con quale frequenza andrà ripetuto il vaccino. Ma se dovesse essere necessario rifarlo, ricordiamo che tra un anno, o più, ci sarà una situazione ben diversa, con una pressione epidemiologica nettamente ridotta e, quindi, con la possibilità di programmare e condurre una campagna vaccinale in un contesto meno emergenziale”