Fabio Tortosa e la teoria del complotto dei poliziotti sulla Diaz

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-04-15

Il poliziotto l’ha detto ieri su Facebook riprendendo la tesi dell’ex-comandante Vincenzo Canterini. Quella notte di luglio a pestare i manifestanti non furono quelli del VII nucleo ma “poliziotti non meglio identificati”. Una tesi smentita dalle carte processuali e anche al comandante di Tortosa

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Ieri su Facebook Fabio Tortosa il poliziotto del VII nucleo sperimentale, il reparto ai comandi di Michelangelo Fournier, ha detto che quello che ha fatto alla scuola Diaz il 21 luglio 2001 lo rifarebbe altre mille volte. Perché quello che ha fatto non è un reato, stava solo difendendo la democrazia. E quello che dicono le carte processuali non è la verità. I poliziotti “se la sono presa in culo” mentre i veri colpevoli naturalmente ne sono usciti puliti lasciando nella merda i valorosi colleghi.
https://www.youtube.com/watch?v=4WYB0CVe8Vo
È TUTTA COLPA DEGLI ALTRI
La tesi difensiva è molto semplice: “non sono stato io”. Niente di nuovo, è più o meno quello che sostiene Vincenzo Canterini, all’epoca comandante del Primo Reparto mobile di Roma (all’interno del quale era inquadrato il reparto di Tortosa), nel suo libro “Diaz”. Racconta Canterini che a massacrare le persone inermi all’interno della Diaz non furono i suoi, ma altri poliziotti, alcuni dei quali non erano nemmeno in tenuta da ordine pubblico (insomma avrebbero fatto irruzione in abiti civili):

Ma i veri demoni, quelli che hanno approfittato dell’impunità dopo aver goduto a percuotere anziani claudicanti e ragazze nei sacchi a pelo, erano vestiti in jeans e maglietta con il fratino “polizia”. Erano quelli che indossavano la divisa “atlantica”, i caschi lucidi e i cinturoni bianchi (i nostri U-Boot erano invece opachi, i cinturoni neri). Erano anche gli appartenenti, così si diceva nell’ambiente, a un misterioso gruppo operativo speciale ribattezzato Gos

Canterini ammette che quella notte ci furono degli abusi da parte di alcuni esponenti delle forze dell’ordine (i “demoni”), e che il Viminale fece di tutto per scaricare la colpa solo su alcuni, ma oltre a quello dice che è sbagliata al suddivisione tra manifestanti buoni e poliziotti cattivi. Perché i ragazzi della Diaz avrebbero, tesi questa smentita in sede processuale, assalito i poliziotti che stavano facendo irruzione. Il particolare del ferimento di un agente si è poi dimostrato totalmente inventato e l’agente del VII nucleo Massimo Nucera, fu accusato di falso e calunnia proprio per aver dichiarato falsamente di essere stato accoltellato. Quella sera rimasero ferite 70 persone (alcune in modo grave) e vennero effettuati numerosi arresti (93) successivamente non convalidati dai giudici. Va inoltre fatto notare che è quantomeno strano che si facciano entrare prima i non equipaggiati e poi quelli in tenuta anti-sommossa.

Ed infatti le immagini e le testimonianze raccolte mostrano che furono proprio i settanta celerini del VII nucleo a fare per primi l’ingresso dentro il complesso della scuola Diaz. Le vittime dell’aggressione riconobbero le loro divise che se fossero state di foggia diversa (come dice Canterini) le testimonianze non avrebbero condotto all’identificazione degli uomini comandati da Fournier. Certo, quelli del VII nucleo non sono stati i soli a prendere parte al pestaggio, assieme a loro c’erano decine di agenti in borghese (entrati però in un secondo momento) ed altri agenti in divisa che non sono mai stati identificati perché nessuno dei loro colleghi ha mai fornito elementi utili all’identificazione. Quantomeno fuori tempo massimo (undici anni dopo) esce il libro in cui Canterini racconta la “sua versione dei fatti”. La stessa tesi sposata da Tortosa quando ha scritto che il suo comandante (Michelangelo Fournier) ha detto che quando sono entrati ha visto scene da macelleria messicana.
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Per Tortosa questa è la prova che qualcuno era entrato prima di loro e che all’arrivo degli uomini del VII nucleo tutto era già compiuto. Peccato che proprio Fournier abbia ritrattato durante il processo la dichiarazione riportata dall’agente di polizia sul suo profilo Facebook. All’arrivo di Fournier i pestaggi erano ancora in corso, e il funzionario avrebbe taciuto (per sei anni) solo per spirito di corpo su quello che aveva visto: ovvero degli agenti pestare i ragazzi della Diaz. Lo stesso spirito di corpo e di fratellanza che immaginiamo unisca Tortosa e i suoi fratelli quando si incrociano in piazza durante i servizi di ordine pubblico. Lo stesso Fournier, che inizialmente aveva detto ai PM di aver trovato persone a terra ferite e non pestaggi ancora in atto ha anche ammesso: «Non posso escludere in modo assoluto che qualche agente del mio reparto abbia picchiato». Questo però Tortona, che rivendica con orgoglio quando fatto alla Diaz non lo dice. Probabilmente per spirito di corpo, oppure perché era troppo impegnato a contrapporsi con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all’Italia, il mio paese, un paese che mi ha tradito ma che non tradirò. Il tutto senza rendersi conto che chi come lui non solo rivendica con orgoglio il buon lavoro svolto ma anche continua a non fare i nomi dei colpevoli sta tradendo il proprio Paese.

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