Economia

L'indagine su Ignazio Visco e Bankitalia per la Banca Popolare di Spoleto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-21

Il governatore è accusato di truffa, corruzione e abuso d’ufficio. La conferma della procura e l’esposto da cui è nata l’indagine

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Dopo l’annuncio sul Fatto Quotidiano di ieri è arrivata anche la conferma: Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, è indagato per truffa, corruzione e abuso d’ufficio insieme ad altri otto: Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro e Nicola Stabile, i componenti del comitato di sorveglianza Silvano Corbella, Giovanni Domenichini e Giuliana Scognamiglio e il presidente della Banca Popolare di Spoleto Stefano Lado, vicepresidente di Banco Desio.  L’esposto che potrebbe avere portato all’apertura del fascicolo è stato presentato da un centinaio di vecchi soci della Popolare di Spoleto, secondo i quali ci sarebbero state una serie di condotte a loro avviso irregolari nel passaggio a Banca Desio. In particolare, sempre secondo l’esposto, ci fu un’offerta di una società di Hong Kong, la Nit Holding, superiore di cento milioni di euro a quella del gruppo attuale proprietario. Offerta che, sostengono i vecchi soci della Popolare, i commissari di Bankitalia rifiutarono senza fornire alcuna motivazione a loro avviso chiara.

L’indagine su Visco e Bankitalia per la Banca Popolare di Spoleto

La Bps fu commissariata dal ministero dell’Economia, su proposta della Banca d’Italia, con decreti dell’8 febbraio 2013. Stessa sorte toccata alla Spoleto credito e servizi che controllava il 51% dell’istituto umbro. Alla base del provvedimento la mancata assicurazione, da parte degli organi aziendali, delle condizioni di sana e prudente gestione e di un appropriato presidio dei rischi aziendali, oltre a rilevanti inosservanze della normativa in materia di trasparenza e antiriciclaggio. Commissariamento confermato dal Tar del Lazio al quale avevano fatto ricorso alcuni ex amministratori dell’istituto spoletino chiedendone la revoca. Un’istanza ritenuta però infondata dai giudici amministrativi e quindi respinta pochi mesi dopo che l’ex presidente della Bps Giovannino Antonini era finito agli arresti domiciliari per corruzione in atti giudiziari nell’ambito di un’inchiesta della procura di Roma che coinvolgeva anche Franco Angelo Maria De Bernardi, giudice dello stesso Tribunale amministrativo. Il magistrato, secondo l’accusa, avrebbe accettato la proposta di cinquantamila euro per intervenire nel ricorso contro la Banca d’Italia proprio relativo al commissariamento della Spoleto Crediti e Servizi. La decisione del Tar che ha confermato il commissariamento, non ha però chiuso la controversia legata al controllo della banca. Nel febbraio del 2015 alcuni degli allora componenti dell’organo di gestione si erano rivolti al Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso contro la legittimità del commissariamento della Spoleto credito e servizi. Rilevando un eccesso di potere da parte del Ministero dell’economia per difetto di istruttoria. Con decreti del 20 aprile 2015 il ministero dell’Economia e delle Finanze ha però reiterato “ora per allora” il decreto con cui era stata disposta l’amministrazione straordinaria della Banca Popolare di Spoleto. Quindi l’esposto e l’indagine che ha coinvolto anche il governatore Visco. Il Fatto Quotidiano illustra anche la “parte riservata”della relazione:

Lì gli ispettori delineano quello che secondo loro deve essere il futuro di Pop Spoleto: “In ottica di lungo periodo”serve “una rivisitazione della catena di controllo proprietario per consentire l’ingresso di un nuovo partner”. Quale? Scartato Monte dei Paschi, secondo azionista col 26%, Bankitalia si dirige senz’altro verso un’altra soluzione: “Appare ineludibile il ricorso a ulteriori mezzi patrimoniali (…) Da qui l’ingresso nel capitale di Coop Centro Italia (col 2%, ndr) e l’ipotesi di costituzione di una holding (…) che consentirebbe al nuovo socio l’investimento di consistenti disponibilità”. Conclusione: “Sono ancora in fase di definizione le connotazioni di massima del progetto…”. Curioso che questo “progetto”anticipato nel 2011 da Banca d’Italia trovi forma compiuta oltre un anno dopo, nel dicembre 2012, quando l’avvocato romano Francesco Carbonetti – già consulente di Bankitalia e Consob –annuncia a Bps l’offerta d’acquisto di una cordata di imprese, la Clitumnus, dentro cui si trova anche Coop Centro Italia. Nel frattempo, però, era successo di tutto: a luglio 2012 la Procura di Spoleto aveva inviato avvisi di garanzia a tutti i vertici di Bps; Bankitalia aveva congelato l’aumento di capitale e inviato in città gli ispettori per la seconda volta; Monte dei Paschi aveva annunciato che sarebbe uscita dal capitale di Bps e voleva essere pagata (chiese oltre 70 milioni, mentre poco dopo offrirà la sua quota a Clitumnus per meno di 20).
Il risultato fu che Banca d’Italia chiese il commissariamento sia della Popolare di Spoleto che della Spoleto Credito e Servizi e il ministero lo concesse con decreto del febbraio 2013: tutti a casa, nella città umbra arrivano i 3 commissari e i 3 membri del comitato di Sorveglianza oggi sotto inchiesta insieme a Visco e al nuovo presidente di Bps, Stefano Lado, che è vicepresidente di Banco Desio, nuovo padrone di Spoleto. La vendetta dei 21mila e il ruolo di Zonin Le cose, infatti, non sono andate bene per la cordata della coop rossa: Bankitalia nel 2014 ha deciso di vendere a Banco Desio attraverso una sorta di aumento di capitale riservato. Tutto bene, fino al febbraio di quest’anno, quando il Consiglio di Stato deposita due sentenze: i commissariamenti di Bps e Scs sono illegittimi, il Tesoro non ha fatto alcun controllo sui numeri ele previsioni di Banca d’Italia. A decine i soci della Spoleto Credito e Servizi sottoscrivono allora ricorsi (“ridateci la banca”)e poi un esposto denuncia alla Procura. Nell’attesa di novità sull’assetto proprietario, però, sono arrivati i pm.

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Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco

Chi è Ignazio Visco

Ignazio Visco, 65 anni, è governatore della Banca d’Italia dal novembre 2011. In Banca d’Italia dal 1972, dal ‘97 al 2002 ha diretto il dipartimento economico dell’Ocse. Rientrato in Bankitalia ne è stato direttore generale dal 2007 al 2011 prima di succedere a Mario Draghi come governatore. Stefania Tamburello sul Corriere della Sera riporta la reazione di Bankitalia:

La Banca d’Italia non commenta le indagini della magistratura, ma precisa la cronologia dei fatti, partendo dall’ispezione presso Bps, condotta dal 16 luglio al 6 dicembre 2012, e dalla conseguente decisione di mettere l’istituto in amministrazione straordinaria l’8 febbraio 2013. Altre date significative: il 22 luglio 2013 giorno dell’arresto dell’ex presidente di Bps, Giovannino Antonini; il 18 febbraio 2014 per la cessione al Banco di Desio e il 31 luglio 2014 per «la riconsegna di Bps alla gestione ordinaria». Importanti poi le date dell’annullamento del commissariamento da parte del Consiglio di Stato lo scorso febbraio per difetto di istruttoria da parte del ministero dell’Economia e del successivo ricorso dello stesso ministero, il 20 aprile del 2015, al Consiglio di Stato che deve ancora pronunciarsi. «In questo caso una banca in difficoltà è stata restituita all’operatività ordinaria senza l’apporto di risorse pubbliche» si precisa a Palazzo Koch dove c’è la convinzione di «aver operato nella massima correttezza». Dell’efficacia della Vigilanza di Bankitalia è anche convinto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli: «Si dimentica che nessuna banca italiana è stata mai sanzionata a livello internazionale, a differenza di altri grandi istituti europei».

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