L’incubo delle varianti protagoniste della terza ondata del covid

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-03-02

Il ministro Roberto Speranza: “Sarebbe bello dire che è tutto finito e che siamo in una fase diversa, ma la più grande responsabilità di chi rappresenta le istituzioni è dire come stanno le cose”

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Hanno un nome e cognome. Il nome è uguale per tutti, ed è “variante”, il cognome ruba le credenziali dello Stato in cui è stata rivenuta la prima volta. Sono tutte molto violente, più letali e più contagiose: c’è la variante sudafricana, quella brasiliana e quella inglese. Proprio quest’ultima è quella che sta prendendo maggiormente piede in Italia, e che risulterebbe essere la responsabile di circa 1 contagio su 2 nel nostro Paese. Ed è questo che preoccupa, perché se è vero che sembra che la maggior parte dei vaccini rispondono discretamente e difendano anche da queste varianti, è anche vero che non si è ancora in grado di garantire un piano vaccinale affidabile che abbia delle deadline precise e nette. E poi, altro problema varianti: come detto, prendono il cognome del nome del paese in cui vengono isolate la prima volta. Che significa questo? Significa che paradossalmente ne possano nascere in gran quantità, che il virus muta, e che si potrebbe (ahinoi, nessuno se lo augura) tornare presto ai box di partenza. Per questo il ministro della Salute Roberto Speranza continua a dire i non abbassare la guardia, e soprattutto a ripetere che no si possono illudere ai cittadini (come fa qualcuno interno al governo).

Scrive Repubblica:

In particolare quella inglese (la variante) provocherebbe già oltre la metà dei casi, in base agli ultimi dati raccolti dalle Regioni e elaborati dall’Istituto superiore di sanità. Se si considerano anche la “brasiliana” e la “sudafricana”, le varianti del coronavirus rappresenterebbero tra il 50 e il 60% dei casi totali. Si sta rispettando dunque la previsione dell’istituto Bruno Kessler di Trento, che aveva previsto questa rapida espansione delle nuove forme del virus. Probabilmente sono responsabili dell’aumento del numero dei nuovi infetti, che in soli sette giorni, da lunedì all’altro ieri, è stato del 32%, dopo oltre un mese di stabilità. E ieri i casi diagnosticati in Italia sono stati 13.114, circa 3.500 in più di lunedì scorso, segno di un incremento che prosegue. «Le prossime settimane non saranno facili – ha detto ieri il ministro alla Salute Roberto Speranza – Sarebbe bello dire che è tutto finito e che siamo in una fase diversa, ma la più grande responsabilità di chi rappresenta le istituzioni è dire come stanno le cose. Abbiamo una campagna vaccinale da accelerare e un’epidemia molto forte e presente sui territori».

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