Legge di stabilità, chi guadagna di più dall'abolizione di IMU e TASI

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-10-19

La CGIA di Mestre pubblica una serie di tabelle che spiegano che effetto avrà sulle tasche degli italiani la cancellazione della tassa sulla casa. E scopre che… c’è una sorpresa!

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La CGIA di Mestre pubblica oggi sul suo sito una serie di tabelle che spiegano chi ci guadagna di più dall’abolizione di IMU e TASI nella legge di stabilità 2016. La cancellazione della tassa sulla casa è il piatto forte della manovra di Renzi: il governo ha già deciso di cancellare sia la tassa che l’addizionale, anche se quest’ultima nelle maggiori città (e in quasi 500 comuni tra cui Roma e Milano) andava a colpire le seconde case: di fatto, con questa legge anche le seconde case nella metà dei comuni italiane sono esentate da una buona parte del tributo. Cosa succede invece alle abitazioni principali? La CGIA pubblica questo grafico che riepiloga le categorie di immobili e il prelievo medio per ciascuna di esse. Come vediamo, per un’abitazione di tipo civile accatastata come A2 la tassa media ammontava a 227 euro, mentre per le abitazioni accatastate come A1, A8 e A9 (ovvero abitazioni di tipo signorile, ville, castelli e palazzi) il risparmio è rispettivamente di 1831, 1834, 2279 euro. Questo è l’ammontare totale del risparmio per ciascuna utenza.
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Legge di stabilità, chi guadagna di più dall’abolizione di IMU e TASI

“Ovviamente –  dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – se la  comparazione viene effettuata prendendo in esame il risparmio fiscale in termini assoluti non c’è alcun dubbio: ad avvantaggiarsene maggiormente saranno i proprietari di ville, castelli e abitazioni di lusso”. Ma c’è da segnalare anche un’altra circostanza. Anche se qui i calcoli si fanno maggiormente approssimativi, la CGIA prova a calcolare l’incidenza del risparmio medio sul reddito disponibile. E qui, spiega la stessa CGIA, «dai dati sulla distribuzione dei proprietari di prima casa sia per fasce di reddito sia per imposta pagata, notiamo che per coloro che presentano un reddito fino a 10.000 euro, l’abolizione delle tasse sulla prima casa garantirà un risparmio medio di 152 euro che incide per il 3 per cento sul reddito disponibile. Per la fascia di reddito successiva che va da 10.000 a 28.000 euro, invece, il risparmio medio sale fino a 161 euro, ma l’incidenza sul reddito scende all’1 per cento.  In buona sostanza al crescere del reddito aumenta il vantaggio fiscale, ma si riduce progressivamente l’incidenza sul reddito. Per coloro che presentano un reddito medio disponibile di 100.000 euro, lo sgravio è di 362 euro, ma l’incidenza si abbassa allo 0,58 per cento». C’è da dire però che l’ultimo dato è stato stimato pari al reddito disponibile della semisomma degli estremi di ogni classe di reddito, tranne l’ultima classe il cui reddito disponibile è stato calcolato a partire da un reddito complessivo di 100.000 euro
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La media del pollo

In ogni caso è comunque intuitivamente vero che un risparmio di 227 euro l’anno si fa più sentire nelle tasche di chi guadagna meno di diecimila euro rispetto a chi ne guadagna più di centomila. Quindi chi guadagna meno, intuitivamente e con approssimazione statistica, avrà maggiori benefici dalla cancellazione della tassa sulla prima casa rispetto a chi guadagna di più, anche se la cifra che si metterà in tasca quest’ultimo è grande circa otto volte quella che si metterà in tasca il più “povero”. Però il punto rimane: anche se ci guadagnasse più il “povero” che il “ricco”, che misura di equità è cancellare una tassa per chi vive in un castello mettendolo sullo stesso piano di chi abita in un monolocale?

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