Economia

Le cinque strade per le pensioni anticipate

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-02

Dalla pensione anticipata all’opzione donna, dagli usuranti agli esuberi fino alla solidarietà: le vie per uscire prima dal lavoro

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Mentre il governo lavora sull’uscita flessibile e sul ritiro anticipato con penalizzazione (l’ultima strada prevede assegni tagliati per chi lascia con 63 anni e sette mesi di età anagrafica e 35 anni di contributi), il Sole 24 Ore oggi elenca cinque strade per la pensione anticipata, e spiega anche che c’è una novità che riguarda il Jobs Act: nell’ambito dei nuovi contratti di solidarietà espansiva il lavoratore potrà ridurre la propria prestazione lavorativa al part time percependo dall’INPS una quota della pensione già maturata, senza subire tagli di reddito. Ma per accedere a questa possibilità bisogna avere almeno 20 anni di contributi e mancare 2 anni per raggiungere il requisito anagrafico (per gli uomini 66 anni e 3 mesi quest’anno, 66 anni e 7 mesi nel 2016). In presenza di un contratto di solidarietà espansiva, che prevede nuove assunzioni a tempo indeterminato, gli “anziani” possono accettare di ridurre l’orario almeno alla metà e, insieme al relativo stipendio, percepire una quota di pensione fino all’ammontare della retribuzione prevista per il full time.

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Quando si va in pensione (Il Messaggero, 8 settembre 2015)

Le cinque strade per la pensione anticipata

Il quotidiano quindi elenca cinque strade per la pensione anticipata. La prima strada è quella classica: alla pensione anticipata si accede indipendentemente dall’età ma con almeno 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne. Questi requisiti sono soggetti all’adeguamento alla speranza di vita e quindi saliranno progressivamente nel corso degli anni. La seconda strada è la cosiddetta opzione donna: in pensione con 35 anni di contributi ma 57 o 58 anni più tre mesi invece che in un range compreso tra 63 e 66 anni e 3 mesi richiesto per il pensionamento di vecchiaia ordinario. Un anticipo che costa, perché la pensione viene calcolata con il sistema contributivo invece che con quello misto, più favorevole, con conseguente riduzione dell’importo dell’assegno previdenziale che può arrivare al 30 per cento. Peraltro questa via d’uscita, che ha riscosso un successo crescente soprattutto negli ultimi due anni, per il momento è arrivata a fine corsa, salvo proroghe che potrebbero essere decise con la prossima legge di stabilità. La terza strada è il sistema delle quote, rimasto in vigore solo per le persone che svolgono attività particolarmente faticose e pesanti come, per esempio, nel caso di lavoro alla catena di montaggio, in miniera, notturno ma anche per gli autisti di autobus. La “quota” scatta quando, sommando gli anni di contributi e quelli di età, si raggiunge una determinata soglia e al contempo si rispettano i minimi previsti per i due addendi. Per il 2015 la quota minima è pari a 97,3 che deve essere ottenuta con almeno un’età di 61 anni e 3 mesi e con 35 anni di contributi. Il requisito anagrafico, quindi, risulta ridotto di cinque anni rispetto a quello di vecchiaia previsto per gli uomini.
 

Esuberi e solidarietà

La quarta strada è quella degli esuberi. In base alla riforma Fornero dell’estate 2012 (legge 92/2012), le aziende con più di 15 addetti possono gestire eventuali esuberi occupazionali ricorrendo a un anticipo della pensione. L’opzione può essere utilizzata con i dipendenti a cui mancano non più di quattro anni al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata. Gli addetti smettono di lavorare e da subito percepiscono un assegno, pagato dall’azienda, pari alla pensione. Sempre il datore di lavoro, inoltre, deve continuare a versare i contributi previdenziali necessari per far raggiungere ai dipendenti i requisiti per la pensione vera e propria a cui accederanno successivamente. La quinta strada è quella del part-time con solidarietà: il Jobs Act reintroduce la possibilità di lavorare part-time e ricevere parte della pensione a compensazione del taglio di retribuzione, ma i lavoratori devono avere 20 anni di contributi e avere il requisito anagrafico minimo, accettando una riduzione dell’orario di lavoro di almeno la metà del tempo.
 

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