La versione di Dilma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-03-31

Secondo i firmatari di una petizione internazionale l’indagine giudiziaria nei confronti dei vertici del PT ha unicamente lo scopo di rovesciare un governo democraticamente eletto con un “colpo di stato giudiziario”. Intanto L’uscita dalla coalizione di governo del principale alleato del Partito dei Lavoratori sembra rendere irreversibile la caduta di Dilma

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Il Governo di Dilma Roussef è sempre più in bilico in questi giorni: il principale alleato del partito della Presidenta (il Partido dos Trabalhadores) ha deciso ieri di uscire dall’alleanza di governo. Il Partido do Movimento Democrático Brasileiro (Pmdb) dice addio alla Roussef proprio nel momento in cui il Parlamento è chiamato ad esprimersi sull’impeachment della Presidente. Si tratta di un colpo quasi mortale visto che il Pmdb è un alleato storico del PT ed è il secondo partito del Paese con 69 seggi su 513 alla Camera e 18 seggi (su 81) al Senato. Qualche tempo fa, al momento della nomina di Lula a Ministro della Casa Civil, anche il Partito Repubblicano ad aver manifestato l’intenzione di abbandonare Dilma a sé stessa e ai suoi scandali giudiziari ma l’uscita del Pmdb rende, secondo molti analisti, più probabile la caduta della Roussef.
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Dilma Roussef vicina all’impeachment

Proprio in virtù della dipartita del Pmdb l’approvazione dell’inizio della procedura di impeachment di Dilma Roussef potrebbe essere cosa fatta già entro inizio maggio. E in caso di esito positivo a prendere le redini del potere sarebbe il vice-presidente, nonché presidente del Pmdb, Michel Temer. Come conseguenza della decisione del partito di centro sei ministri e quasi seicento ufficiali del governo federale iscritti al partito dovranno rassegnare le dimissioni, azzoppando di fatto l’Amministrazione Roussef. Proprio per evitare che Temer possa assumere – anche solo temporaneamente – il potere Dilma ha deciso di annullare il viaggio ufficiale negli Stati Uniti in modo da poter rimanere a Brasilia a controllare e “presidiare” il governo. A sostituire la Roussef al vertice sulla sicurezza nucleare a Washington con Barack Obama sarà quindi proprio il vice-presidente Temer. La decisione sulla sorte della Roussef potrebbe arrivare entro il 17 aprile quando la Camera sarà chiamata a esprimersi sulla possibilità di procedere con l’ipeachment della Presidente, coinvolta in una serie di scandali sorti in seguito ad una vicenda legata questa volta alla manipolazione del bilancio dello Stato. Oltre a questa questione “personale” la Roussef deve anche difendere il PT e uno dei suoi leader storici, l’ex-Presidente Luíz Inácio Lula da Silva dalle accuse di corruzione venute alla luce in seguito all’inchiesta sulle mazzette pagate ai dirigenti del Partido dos Trabalhadores dai vertici di Petrobras. C’è anche chi dice che la Roussef non possa essere all’oscuro della vicenda poiché all’epoca dei fatti era Ministro dell’Energia del governo Lula e in virtù di questa carica sedeva nel consiglio d’amministrazione della Petrobras. La partita decisiva si giocherà alla Camera: per evitare l’impeachment la Roussef ha bisogno di almeno 172 voti a suo favore (su 513) alla Camera, il PT però ne ha solo 58 (ma gli assenti contano come voti a favore della presidente) e si teme che l’uscita del Pmdb dal governo possa scatenare un effetto domino che condurrà anche i partiti minori ad abbandonare la coalizione. L’opposizione però ha bisogno del voto favorevole dei due terzi dell’assemblea (342 voti) per poter portare la procedura di impeachment al Senato dove sarà necessaria solo la maggioranza semplice. In ogni caso l’impeachment non porterà subito alla caduta del Presidente: la Roussef avrà infatti sei mesi di tempo per difendersi dalle accuse

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La copertina dell’Economist dedicata a Dilma Roussef

Il ruolo dell’Operação Lava Jato

Anche se al centro della richiesta di impeachment non c’è lo scandalo Petrobras è indubbio che alla base della crisi di governo brasiliana ci sia proprio l’operazione autolavaggio (Operação Lava Jato) guidata dal PM Sérgio Moro, l’uomo che una decina di giorni fa decise di rendere pubblica un’intercettazione telefonica tra la Roussef e Lula dove la Presidente spiegava al suo mentore di averlo nominato ministro al fine di evitargli l’arresto (nomina poi sospesa dalla decisione del tribunale). C’è da rilevare però che nello scandalo del giro di tangenti pagate da Petrobras sono finiti anche alcuni senatori del Partito del Movimento Democratico Brasiliano. Secondo i firmatari di una petizione internazionale l’indagine giudiziaria nei confronti dei vertici del PT ha unicamente lo scopo di rovesciare un governo democraticamente eletto con un “colpo di stato giudiziario” che con il pretesto di combattere la corruzione tenta di sovvertire l’ordine costituzionale anche grazie all’appoggio dei media. Una tesi, quella del colpo di stato per rovesciare Dilma, sostenuta anche dall’ex-presidente Lula che ha paragonato la situazione brasiliana a quella utilizzata in anni recenti per rovesciare i governi eletti in Honduras e Paraguay. Secondo Lula i partiti d’opposizione dovrebbero lasciare governare Dilma e fare decidere agli elettori se riconfermarla o meno. Una strategia difensiva, quella di richiamarsi alla volontà popolare, che sembra molto debole. Del resto secondo molti sondaggi la Presidente non godrebbe più del favore della popolazione, un calo di consensi reso manifesto anche dalle recenti proteste di piazza dove migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere a gran voce le sue dimissioni.

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