Jobs Act: il governo «dimentica» il salario minimo

di dipocheparole

Pubblicato il 2014-12-22

La marcia indietro dell’esecutivo dopo le promesse di settembre

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Doveva esserci ma non c’è. Il salario minimo che doveva essere introdotto nel Jobs Act, ma, scrive oggi Dario Di Vico sul Corriere della Sera, alla fine il principio che si trova in quasi tutti gli altri ordinamenti europei non avrà spazio nei decreti del governo.

Si era aperto anche un dibattito critico perché i sindacati confederali – segnatamente la Cgil di Susanna Camusso – avevano avanzato il timore che il salario minimo riducesse spazio e valore dei contratti nazionali di lavoro. Da qualche altra parte, invece, si era sostenuto che poter «sventolare» un minimo retributivo di legge avrebbe rappresentato un segnale di attenzione e cittadinanza nei confronti di quei lavoratori extracomunitari che nell’agricoltura o nella logistica sono supersfruttati dai padroncini o dalle coop spurie con orari giornalieri interminabili e paghe che definire misere è un eufemismo. Se queste erano le premesse e gli intendimenti, il governo però si è convinto a rinviare per non mettere troppa carne a cuocere. E così i decreti legislativi attuativi della legge-delega sul Jobs act saranno per ora solo due e si limiteranno al contratto a tutele crescenti e agli ammortizzatori.

A settembre il governo si era detto pronto a introdurre il salario minimo sia per le nuove forme contrattuali che per i collaboratori coordinati a progetto. Qualche tempo fa, La Stampa aveva pubblicato a corredo di un articolo sul salario minimo questa statistica su chi in Europa adotta l’istituzione e chi no. Il salario minimo è la più bassa paga oraria, giornaliera o mensile (annuale nel caso della Svizzera e del referendum) che in taluni stati i datori di lavoro devono per legge corrispondere a impiegati e operai.
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Spiega l’articolo che «In Francia sono 9,53 euro l’ora almeno, in Spagna scendono a 5,57, in Grecia a 5,06,mentre nel Regno Unitosi torna a 6 sterline e mezzo (8,30 euro ai valori attuali). In Svizzera, fuori dall’Ue, un referendum ha bocciato fra la sorpresa la pag aminima di 4000 franchi per tutti (3250 euro). In Germania è passata in luglio una legge che introduce una soglia minima perle retribuzioni a livello federale da gennaio.

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