Perché l'Italia non si è ancora ripresa dalla crisi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-08-10

Il nostro è uno dei tre Paesi dell’Eurozona il cui prodotto interno lordo resta inferiore a quello del 2007. Non solo: l’Italia è in ritardo anche su disoccupazione, prezzi degli immobili e mercati azionari. Non sono bastati dieci anni per tornare ai livelli pre-crisi

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L’economia italiana è ancora lontana dai livelli pre-crisi. E con Grecia e Portogallo, il nostro è uno dei tre paesi dell’Eurozona il cui prodotto interno lordo resta inferiore a quello del 2007. L’analisi è del Financial Times e mostra i ritardi dell’Italia anche in tutti gli altri indici presi in considerazione: disoccupazione, prezzi degli immobili e mercati azionari. Nel dettaglio, secondo il quotidiano, alla fine del 2017 il Pil italiano sarà 6,2 punti percentuali sotto il dato di dieci anni fa.

In Italia la crisi non è finita

In Eurolandia, a farci compagnia, sotto ‘quota zero’, sono solo altri due Paesi: il Portogallo, che segna un calo complessivo del 2,4%, e la Grecia, che ha perso un quarto del proprio prodotto interno lordo (-24,8%). Tutte le principali economie mondiali analizzate dal Financial Times sono oltre “quota zero” e registrano un prodotto interno lordo superiore a quello del 2007. L’ultima a uscire dal buco nero della crisi è stata la Spagna, che ha raggiunto il pareggio quest’anno e, a fine 2017, guadagnerà il 2,1%. Se all’Italia non sono stati sufficienti dieci anni per tornare ai livelli pre-crisi, a Francia, Germania e Stati Uniti ne sono bastati quattro: il saldo è tornato positivo nel 2011.

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Le due crisi più gravi del modno (ANSA-Centimetri)

Oggi si attesta a +6,7% per Parigi, a +10,9% per Berlino e a +14,6% per Washington. La ripresa britannica è stata più graduale: Londra ha raggiunto i livelli pre-crisi nel 2013. Ma da allora ha accelerato: chiuderà il 2017 con un progresso dell’11,1% rispetto a un decennio fa. Ancora più repentina è stata la risalita di Islanda e Irlanda. Hanno dovuto aspettare il 2014 prima di raggiungere il pareggio, ma da allora la crescita è stata rispettivamente del 18,1% e del 38,5%. Guardando all’Asia, anche il Giappone recupera, seppure a un ritmo meno elevato (+4,7%). Mentre la Cina merita un discorso a sé: Pechino è l’unica grande economia mondiale a non aver risentito della crisi. Dal 2007, il Pil è più che raddoppiato (+119,9%). Se la rappresentazione grafica del prodotto interno lordo di altri Stati è una curva rotta da cambi di direzione, per la Cina somiglia molto a una linea retta.

Male il lavoro, le azioni, gli immobili

Per quanto riguarda il lavoro, il record negativo è della Grecia, con una disoccupazione superiore del 14,6% rispetto al 2007. Ma il mercato del lavoro, che tende a ritardare la propria ripresa rispetto a quella del Pil, resta debole anche negli Stati riaffacciatisi oltre il pareggio. Come in Spagna, dove la disoccupazione resta del 10,2% più alta rispetto a dieci anni fa, e negli Stati Uniti, che solo nel 2017 raggiungeranno lo stesso tasso di disoccupazione del 2007 nonostante una crescita del Pil già in doppia cifra. Appena sopra il pareggio è la Gran Bretagna, dove il tasso di disoccupazione e’ inferiore di appena lo 0,9% rispetto a dieci anni fa. A fare da solida eccezione e’ la sola Germania, con un tasso di senza lavoro sceso del 4,6% rispetto al 2007. Il Financial Times, in questo caso, non analizza il dato italiano. Ma basta guardare ai dati Istat per capire che ‘quota zero’ e’ ancora lontana: il tasso di disoccupazione alla fine del 2007 era del 6,5%, quello registrato a giugno 2017 e’ stato dell’11,1%.

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I mercati azionari (fonte: Youinvest)

Per il mercato immobiliare il Financial Times ha preferito confrontare i dati con il 2005, anche per includere la bolla dei mutui subprime scoppiata nel 2006. Negli Stati Uniti, epicentro di quella crisi, i prezzi delle case sono cresciuti del 9,2%. In Canada l’aumento e’ stato del 42,8%; in Gran Bretagna del 50,6%. In Australia i prezzi sono più che raddoppiati (+107,5%). In Spagna, a conferma di un’economia che ha ancora bisogno di sostegno nonostante la risalita del Pil, il mercato galleggia 9,5 punti percentuali al di sotto dei livelli del 2005. Neppure in questo caso l’Italia fa parte degli esempi citati dal Financial Times. Ma anche in questo caso il confronto e’ semplice: dopo anni di flessione, i prezzi (secondo S&P, la stessa fonte utilizzata dall’Ft) inizieranno a rivedere terreno positivo solo nel 2017 (+0,5%) e nel 2018 (+1%). Cattive notizie anche dai mercati finanziari. Da anni Wall Street galoppa: +69% rispetto a dieci anni fa. Il Giappone corre: +19%. Tra le piazze che devono ancora recuperare il terreno perduto ci sono invece i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica): -10,3%. Milano e’ ancora piu’ indietro: -45,2%. Peggio fa solo la Grecia (-83,1%).

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