Attualità
«In difesa della vita dal concepimento alla morte naturale»
Chiara Lalli 17/01/2015
«Il mondo sa che così tante persone danno valore e rispettano ogni vita umana dal concepimento e fino alla morte naturale?» domanda la Chiesa di Washington
Ove le uniche due parole comprensibili sono «difesa» e «concepimento» ma il senso è chiarissimo per chi abbia familiarità con il lessico prolife: niente aborto, niente eutanasia, niente suicidio assistito o altre decisioni avventate su questioni che riguardano soltanto voi.
Radio Vaticana ci tiene a ricordare che da oggi si prega per la «vita» (Usa: al via Novena di preghiera per la vita). Quale vita? Perché anche lo spermatozoo è vivo, così come sono vivi gli ovociti o i vermi o i polli, ma dubito che le preghiere dei prossimi giorni siano dedicati a loro. La morte naturale poi è un’altra destinataria ambigua: quale sarebbe quella innaturale? E cosa resta di naturale in un contesto ospedalizzato o comunque fortemente caratterizzato dalla medicina (che ha permesso di far sì che molte morti naturalissime fossero evitate o rimandate?). Non è chiaro. Tuttavia preghiamo.
[ovvero Roe v. Wade].#9DaysforLife: questo l’hashtag lanciato dal Segretariato per la Vita della Conferenza episcopale statunitense in vista della “Novena di preghiera, pentimento e pellegrinaggio” che avrà luogo da oggi al 25 gennaio. L’iniziativa si tiene ogni anno in preparazione alla Giornata per la Vita nascente, che si celebra il 22 gennaio, nell’anniversario della sentenza della Corte Suprema che, nel 1973, legalizzò l’aborto
La «vita nascente» è un modo per dire «l’aborto è il più atroce dei crimini». E infatti, subito dopo, si legge:
Porre fine all’aborto, spiega il Segretario, non è l’unico obiettivo dell’iniziativa: si vuole anche “pregare per la vita in tutti i suoi stadi, come i bambini che necessitano di adozione, i nascituri abortiti, le persone in fin di vita”. Se, dunque, nove sono i giorni di preghiera, nove sono anche i motivi per i quali si deve aderire all’evento, sottolineano i vescovi statunitensi: innanzitutto, “è importante” non solo contro l’aborto, ma anche perché “un sempre crescente numero di Stati sta pensando di legalizzare il suicidio medicalmente assistito” e “uomini, donne, bambini sofferenti hanno bisogno delle nostre preghiere”.
Porre fine? Cominciamo con il renderlo illegale, perché eliminarlo pare un obiettivo difficilmente realizzabile. Ma che almeno sia difficile e rischioso, che almeno ritorni nella clandestinità! Ovviamente preghiamo paternalisticamente anche a favore – o contro? – di chi magari ha deciso che non vuole più vivere in determinate condizioni. No!, la vita non è disponibile e un diritto sacrosanto diventa un dovere. Preghiamo.
Per porre fine all’aborto, preghiamo! Perché la legalizzazione ha avuto effetti devastanti sulle donne, sulla loro salute e uguaglianza, sui matrimoni… («Women’s health, women’s equality, and women’s marriage prospects have suffered from over 40 years of nationally legal abortion throughout all 9 months of pregnancy»).
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