“Scusate, stiamo violando il coprifuoco perché dobbiamo uccidere tre persone”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-12-04

Confessare spontaneamente di avere un piano diabolico per uccidere tre persone e rapirne una quarta non sembra una buona idea, soprattutto se l’unico motivo per cui si è stati fermati è un controllo anti COVID per aver violato il coprifuoco. Eppure, racconta Repubblica Bologna, è quello che è successo a Imola

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Confessare spontaneamente di avere un piano diabolico per uccidere tre persone e rapirne una quarta non sembra una buona idea, soprattutto se l’unico motivo per cui si è stati fermati è un controllo anti COVID per aver violato il coprofuoco. Eppure, racconta Repubblica Bologna, è quello che è successo a Imola.

“Scusate, stiamo violando il coprifuoco perché dobbiamo uccidere tre persone”

Tre persone sono state fermate e dopo che nella loro Panda sono stati trovati degli attrezzi poco usuali hanno spiegato che dovevano usarli per rapire una ragazza di 23 anni, ex fidanzata di uno dei tre, e uccidere i suoi genitori e il suo fidanzato:

Tutto ha inizio alle 2 di notte di lunedì, quando una pattuglia della compagnia di Imola, comandata dal capitano Andrea Oxilia, nota una Panda rossa col motore acceso e alcune persone a bordo. I carabinieri si avvicinano all’auto ferma davanti a un condominio e chiedono spiegazioni agli occupanti sulla loro presenza a quell’ora in un comune che non è quello di residenza. In auto infatti ci sono un 37enne di Pianoro, un 45enne di Bologna e un 25enne di Casalecchio di Reno che non hanno apparentemente alcuna ragione per circolare a Imola, tanto più con le restrizioni del Dpcm del Governo. I tre inizialmente dicono di avere appena finito il turno di lavoro e di essersi fermati a chiacchierare. I militari provano a verificare il racconto chiedendo un contatto con l’azienda. E qui iniziano le prime divergenze tra le versioni fornite dai fermati. A quel punto la pattuglia si insospettisce, chiama rinforzi e inizia la perquisizione dell’auto. Si scopre così che nel portabagagli c’è un borsone con tre passamontagna, un coltello da macellaio, un paio di manette, un bastone, forbici, lacci emostatici e guanti. “Attrezzi” che non sono certo una dotazione da operai, ma sembrano appartenere più a una banda di criminali. I tre vengono portati in caserma e interrogati separatamente. Arrivano altre contraddizioni fin quando, messi alle strette, non salta fuori il loro piano. Il gruppo voleva convincere l’ex fidanzata del 45 enne, una ragazza di 23 anni che lo ha lasciato a gennaio scorso, a rimettersi con lui e andare a vivere assieme, lontano da Imola e Bologna. Per farlo erano disposti a tutto. Volevano narcotizzare la giovane, uccidere i suoi genitori (coi quali abita) e andare a cercare il nuovo fidanzato per ammazzare anche lui.

Il Corriere Bologna spiega che tracce del piano erano presenti anche nelle chat trovate nei telefoni sequestrati ai tre:

Non solo, nei telefoni sequestrati dai militari ci sarebbe una lunga scia di messaggi nei quali si rivelerebbe una volontà ancora più tragica, uccidereigenitori con cui la 23enne vive nella sua casa di Imola, e anche il nuovo compagno. L’ex è un 45enne impiegato bolognese, incensurato e insospettabile come gli altri due suoi complici finiti in manette, un 37enne di Pianoro alla guida della Fiat e un 25enne di Casalecchio seduto sul sedile posteriore, operaio uno e disoccupato l’altro. Sono stati arrestati lunedì dai carabinieri del Norm di Imola e su disposizione del pm Michele Martorelli portati in carcere, tranne il 37enne ai domiciliari, con l’accusa di atti persecutori

Avrebbero potuto pianificare una storia coerente da raccontare in caso di controlli, come poi è effettivamente successo. Per fortuna non erano abbastanza svegli per farlo.

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