Attualità
Il TAR del Lazio dice sì agli esperimenti sui macachi del progetto Light-UP
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-06-02
Marco Tamietto, il professore che guida lo studio per la parte di UniTo, già minacciato di morte e destinatario di un proiettile, la decisione del Tar del Lazio appare scontata: «Lo sapevo che prima o poi avremmo potuto riprendere il progetto, leggerlo finalmente su una sentenza mi rincuora»
Per il Tar del Lazio gli esperimenti sul cervello dei macachi, previsti dal Progetto Light-Up delle Università di Torino e Parma, possono riprendere, dopo lo stop di quattro mesi conseguente la sospensione decisa lo scorso gennaio dal Consiglio di Stato, che aveva ritenuto prevalente l’interesse della Lav alla tutela degli animali. Lo ha deciso il Tar durante l’udienza di merito, svoltasi a porte chiuse il 19 maggio il cui esito è stato reso noto oggi.
Il TAR del Lazio dice sì agli esperimenti sui macachi del progetto Light-UP
La Stampa racconta oggi che secondo Marco Tamietto, il professore che guida lo studio per la parte di UniTo, già minacciato di morte e destinatario di un proiettile, la decisione del Tar del Lazio appare scontata: «Lo sapevo che prima o poi avremmo potuto riprendere il progetto, leggerlo finalmente su una sentenza mi rincuora» spiega il docente. Il vero nocciolo della questione, questa è l’opinione del professore, «non riguarda però il fatto che l’esperimento si possa fare, questo non è mai stato messo in discussione. Piuttosto, il punto è se il “sistema Italia” abbia o meno un meccanismo di tutela nei confronti dei ricercatori e della conoscenza». Per Tamietto, «mai come in questi mesi abbiamo capito l’importanza della ricerca scientifica in ambito sanitario. Proprio per questo trovo preoccupante sentirmi in balia della demagogia e della propaganda di gruppi animalisti». Ecco perché, conclude il docente dell’ateneo torinese, «nel caso non mi sentissi tutelato in quanto ricercatore non esiterò a proseguire l’esperimento all’estero». Tamietto aveva ricevuto minacce all’epoca dello scoppio della polemica sugli esperimenti.
La LAV invece ha annunciato un ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione:
Ricorreremo al Consiglio di Stato, che proprio lo scorso gennaio aveva accolto le nostre ragioni scientifiche e legali e deciso per la sospensione dell’esperimento. Ci aspettano mesi di duro lavoro, ma sappiamo di poter contare sul sostegno di tante cittadine e cittadini che come noi credono in una scienza giusta!
«Si tratta di una battuta d’arresto che certo non ferma la nostra battaglia – affermano dalla Lav – . Ora ricorreremo al Consiglio di Stato, che speriamo si pronunci al più presto accogliendo le nostre fondate ragioni giuridiche e scientifiche, come già evidenziato quando abbiamo ottenuto la sospensione del progetto». Anche se l’udienza si è svolta senza discussione e a porte chiuse gli animalisti si dicono certi del fatto che «nel corso di queste ultime fasi processuali sono emerse realtà scioccanti che lasciano intuire la debolezza dell’autorizzazione e dell’intero progetto, sia dal punto di vista dell’utilità per l’uomo che dello svolgimento: dalle dimensioni delle gabbie, agli arricchimenti, alle schede relative ai trattamenti farmacologici subiti dagli animali. Senza considerare i due animali rimandati indietro e sostituiti come fossero oggetti mesi dopo l’inizio del progetto».