Il pasticciaccio brutto dell'Aula Giulio Cesare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-06-09

Inaugurata da Alemanno, Napolitano e La Russa, oggi il restauro finisce sotto inchiesta. Le accuse sono associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata in danno del comune di Roma, falso, turbativa d’asta

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All’inaugurazione della nuova Aula Giulio Cesare, i cui lavori di ristrutturazione sono ora sotto accusa da parte della Guardia di Finanza che oggi ha arrestato sei persone, c’era anche l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano e esponenti del Governo. Era il settembre del 2010 e l’allora sindaco Alemanno volle un battesimo in grande stile per un’aula consiliare rinnovata: touch screen e badge per votare e nuovi scranni sotto l’ombra della statua di Giulio Cesare. Anche il giorno scelto, il 20 settembre, doveva essere propiziatorio e celebrativo: erano i 140 anni dalla breccia di Porta Pia e fu anche conferita al presidente della Repubblica la cittadinanza onoraria.
 
IL PASTICCIACCIO BRUTTO DELL’AULA GIULIO CESARE IN CAMPIDOGLIO
In aula c’erano Marco Pomarici, allora presidente del Consiglio comunale, e alte cariche del governo come il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta; il ministro della Difesa, Ignazio La Russa; il ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi; e il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Presenti anche l’allora presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e l’allora presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. In aula anche i predecessori di Alemanno alla guida della capitale, Walter Veltroni e Francesco Rutelli, che siede attualmente in Consiglio comunale. Oggi un’indagine della procura di Roma ci fa sapere che su quei lavori c’era qualcosa che non andava. Il comando Unità speciali della Guardia di Finanza di Roma ha eseguito un’operazione di polizia giudiziaria denominata ‘Domus publica’ e disposta dalla Procura della Repubblica capitolina nel settore degli appalti pubblici e di contrasto alle frodi fiscali. Tra le gare truccate scoperte dalla Finanza vi è quella relativa al restauro dell’aula Giulio Cesare del palazzo Senatorio, aula dove si riunisce il Consiglio comunale della Capitale, che è stata affidata a trattativa privata al citato imprenditore, risultato coinvolto anche nell’inchiesta Mafia Capitale. Dagli accertamenti eseguiti è emerso come l’imprenditore arrestato fosse più che sicuro dell’aggiudicazione della gara, avendo stipulato contratti ed effettuato pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell’apertura delle buste contenenti le offerte. In sostanza, il pactum sceleris ha fatto sì che fossero invitate alla procedura di gara esclusivamente società riconducibili allo stesso soggetto economico. La rete di conoscenze che l’imprenditore vanta all’interno degli uffici di Roma Capitale è risultata alquanto estesa e ramificata poiché lo stesso, tramite sue aziende, controllate da società lussemburghesi, ha concesso in locazione al Comune due strutture residenziali in zona Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale. Il Comune di Roma ha pagato per diversi anni canoni di locazione particolarmente elevati, pari a circa 2.250 euro al mese, per ogni mini appartamento.
aula giulio cesare campidoglio
 
L’INCHIESTA
Oggi l’inchiesta arriva al punto con 14 indagati, due persone in carcere e quattordici ai domiciliari. Le accuse sono associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata in danno del comune di Roma, falso, turbativa d’asta, emissione e utilizzo di fatture false, indebite compensazioni d’imposta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l’aggravante del reato transnazionale, sono i reati contestati a seconda delle singole posizioni. A finire a Regina Coeli è stato l’imprenditore Fabrizio Amore già indagato e destinatario di perquisizione nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta denominata Mafia Capitale. Nei suoi confronti, anche in quell’occasione, la Procura capitolina aveva sollecitato l’arresto attribuendo all’imprenditore il reato di turbativa d’asta in concorso, tra gli altri, con Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, in relazione “alla procedura negoziata per l’accoglienza di 580 persone dal primo settembre al 31 dicembre 2014”. Istanza che fu respinta dal gip Flavia Costantini. Tra gli arrestati anche un alto dirigente in servizio alla Sovrintendenza dei beni culturali di Roma Capitale che avrebbe favorito l’imprenditore romano nell’iter procedurale per l’aggiudicazione di gare pubbliche. Una sesta persona, un collaboratore dell’imprenditore, destinataria del provvedimento cautelare ai domiciliari, è invece recentemente deceduta. Gli altri soggetti arrestati sono anche loro collaboratori di Amore. In contestazione l’aggiudicazione della gara per il restauro dell’aula Giulio Cesare del Campidoglio nonché per la concessione in locazione al comune di due strutture residenziali in zona Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale a prezzi particolarmente elevati: circa 2.250 euro al mese per ognuno dei circa cento mini appartamenti. Inoltre in sei di queste abitazioni risultavano gli uffici della società di Amore.

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