Economia

Il part time prima della pensione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-10-15

A 63 anni e 7 mesi di età si potrà scegliere l’orario ridotto senza nessun effetto sulla futura pensione, perché lo Stato verserà dei contributi figurativi che assicureranno che il futuro assegno previdenziale non venga decurtato. L’opzione donna e l’aiuto per le pensioni più basse nella legge di stabilità 2016

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Arriva il part time prima della pensione. Stamattina è previsto un consiglio dei ministri straordinario che varerà la legge di stabilità 2016, ma il governo è già al lavoro su un paio di norme che dovrebbero riguardare chi è vicino all’età del ritiro. Dopo l’arrivederci al 2016 per i programmi di flessibilità in uscita l’esecutivo studia due misure di materia previdenziale da inserire nella manovra di bilancio.

Il part time prima della pensione

La prima misura riguarda le lavoratrici ed è la cosiddetta Opzione Donna, ovvero la possibilità di lasciare il lavoro con 57 anni di età e 35 di contributi, che sarà confermata fino al 2018: le lavoratrici che decideranno di lasciare in anticipo l’occupazione dovranno però accettare un ricalcolo dell’assegno pensionistico con il metodo contributivo, e quindi la pensione sarà commisurata ai contributi versati negli anni. Questo significa una riduzione del 25-30% dell’assegno totale.

La seconda misura che entrerà nel pacchetto previdenziale è un tentativo di staffetta generazionale. Ai lavoratori che hanno compiuto 63 anni e 7 mesi di età,sarà data la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno in part time, con uno stipendio al 50%. Questo, però,senza nessun effetto sulla futura pensione, perché lo Stato verserà dei contributi figurativi che assicureranno che il futuro assegno previdenziale non venga decurtato. Si tratterà di un meccanismo volontario, quindi sia l’azienda che il lavoratore dovranno essere d’accordo sulla trasformazione del contratto. Questo, nelle intenzioni del governo, dovrebbe dare la possibilità alle imprese di aprire una porta all’assunzione di giovani.
La terza misura del pacchetto previdenziale riguarda la settima salvaguardia degli esodati, le persone rimaste senza lavoro e senza pensione dopo la riforma Fornero,e che dovrebbe interessare 25 mila persone. Per le tre misure, nel loro insieme, nella manovra dovrebbero essere stanziati circa 2,5 miliardi di euro.

Sempre sulle pensioni ci sarà un aiuto a quelle più basse. La «No tax area», la soglia entro la quale non si pagano imposte, sarà alzata dagli attuali 7.500 euro a 8.000 euro, in modo da unificarla con quella dei lavoratori. Circa 30 euro al mese in più per le pensioni più basse.
 

La flessibilità sperimentale

Il Corriere spiega meglio come funzionerebbe la flessibilità sperimentale.  Il lavoratore a due anni dalla pensione potrebbe scegliere il part time, compensando in parte la riduzione in busta paga con un acconto sulla pensione. E con lo Stato che si farebbe carico di una parte dei contributi per evitare effetti sul futuro assegno previdenziale. Lo schema è possibile già oggi in caso di accordo collettivo, cioè tra i sindacati e l’azienda. Diventerebbe praticabile anche in caso di intesa tra singolo dipendente e datore di lavoro. È possibile che la misura abbia un limite massimo di spesa, circa 100 milioni di euro l’anno per tre anni, e quindi di persone che potranno utilizzarla. Nel ddl di Stabilità ci sarà un nuovo intervento sugli esodati, i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione. Ma dovrebbe riguardare 24 mila persone, contro le 50 mila chieste dai sindacati. E anche il via libera alle domande presentate quest’anno e poi congelate per opzione donna, il meccanismo che permette alle donne di lasciare il lavoro prima accettando una pensione calcolato con il sistema contributivo.

Leggi sull’argomento: Flessibilità, il part time per chi è vicino alla pensione

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