Economia
I numeri del dramma dei ricercatori in Italia
neXtQuotidiano 12/01/2015
Solo sette su cento riescono a essere assunti nelle università. Nonostante gli incentivi al rientro la fuga resta la prima scelta
Il Messaggero riporta i dati di una recente indagine della FLC-CGIL sulla ricerca e sui ricercatori in Italia. I numeri sono inquietanti: dal 2004 al 2014, spiega il sindacato, su 100 ricercatori precari gli atenei nazionali ne hanno assunti il 6,7%: il 93% invece è partito e se n’è andato all’estero. A rinforzare i dati del rapporto, che si chiama Ricercarsi, anche le ultime analisi dell’Associazione italiana dottorandi che, appena pochi mesi fa, tracciava uno scenario inquietante: in tutto il territorio nazionale si contano 0,6 dottorandi ogni 1.000 abitanti, contro i 3,7 della Finlandia, i 3,1 dell’Austria e i 2,6 Germania.
Ancora: i ricercatori italiani sono appena 151mila contro i 520mila della Germania e i 429mila del Regno Unito. Solo nel 2014, continua il report della Flc-Cgil, a fronte di 2324 pensionamenti nelle università,sono stati attivati appena 141 contratti di ricerca di tipo B, quelli cioè che garantiscono una prospettiva di stabilizzazione. A crescere, invece, i contratti a tempo. Nel 2004 gli assegni di ricerca erano circa 6mila, lo scorso anno sono più che raddoppiati,attestandosi a 14mila. Il risultato è chiaro: il mondo universitario ha sostituito il personale strutturato con i precari.