Hotel Rigopiano, la turbina spazzaneve «dimenticata» a 20 km

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-22

Il mezzo cercato dal presidente della Provincia era dalle parti dell’albergo. E oggi lui accusa: «La riforma Del Rio ci ha lasciato senza risorse, pur mantenendo su di noi la competenza su scuola e viabilità»

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Una turbina spazzaneve che avrebbe potuto liberare la strada e consentire di evacuare l’Hotel Rigopiano prima della slavina si trovava a 20 chilometri dall’albergo, al lavoro tra i comuni di Penne e Guardiagrele. La turbina, racconta oggi Fabio Tonacci su Repubblica, si chiama Fresia F90 ST e quel mercoledì era in servizio sulla statale 81, di competenza dell’ANAS. Ma la bufera della sera prima ha isolato decine di paesi e reso inagibile gran parte della rete stradale, e per questo il Ccs, il Centro di coordinamento dei soccorsi che si attiva alle 11 alla prefettura a Pescara, dirotterà per tutta la giornata la “Fresia” su molti tratti non statali tra i comuni di Guardiagrele, Bucchianico, Fara Filiorum Petri, Penne Pianella. Nessuno però avverte il presidente della Provincia Antonio Di Marco, che infatti rimane incollato al telefono tutta la mattinata nel tentativo di trovarne una da mandare su, a Farindola e negli altri comuni limitrofi.

Alle 11.30 si sente col governatore dell’Abruzzo, alle 13.30 scrive una lettera indirizzata al premier Gentiloni, al prefetto Francesco Provolo e al Comando dei vigili del fuoco, chiedendo «di avere a disposizione immediatamente mezzi turbina».La Provincia sulla carta ne avrebbe due: una piccola a Passo Lanciano, e un camioncino polivalente Unimog che d’estate serve per tagliare l’erba e d’inverno la neve. Solo che dal 7 gennaio questo è fermo in officina, con la trasmissione rotta: per ripararla servono tra i 10 e i 25 mila euro. «Soldi che non abbiamo e non sappiamo dove trovare», ammette Di Marco.
«La riforma Del Rio ci ha lasciato senza risorse, pur mantenendo su di noi la competenza su scuola e viabilità. Da due anni non riusciamo a fare il bilancio, la finanziaria del 2017 ci ha tagliato altri 17 milioni. Non possiamo fare niente, neanche riparare il camioncino. E comunque non sarebbe stato utilizzabile sulla provinciale per l’hotel, la neve era troppo alta».

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Hotel Rigopiano: il lavoro dei soccorritori (Corriere della Sera, 22 gennaio 2017)

L’albergo quindi in un primo momento non è stato considerato una priorità. Anche a causa della situazione delle zone limitrofe:

Una vasta area alle pendici del Gran Sasso si trova senza luce e con le strade bloccate, e a Villa Celiera ci sono due anziani intossicati dal monossido di carbonio. Nel primo pomeriggio, però, dalla reception del Rigopiano parte una mail con posta certificata indirizzata alla provincia e alla prefettura. Segnalano l’esigenza di far arrivare il rifornimento di gasolio per il generatore. Aggiungendo: «I clienti sono spaventati per il sisma, stanotte vogliono dormire in macchina». Una lampadina si dovrebbe accendere nella testa di chi sta coordinando i soccorsi, ossia l’ufficio del prefetto. Non foss’altro perché la sorella di Roberto Del Rosso, il proprietario, è piombata nel palazzo per chiedere informazioni sullo sgombero della provinciale.
E invece non succede niente: la prefettura di Pescara lascia la turbina a lavorare lungo la statale 81. Questione di priorità. L’Anas nel tardo pomeriggio ne mette a disposizione altre due che però si trovano a Campobasso e a Bari, e ci vorranno ore per farle arrivare. Nel frattempo la “Fresia” rientra alla casa cantoniera di Penne, come racconta un testimone sentito dai magistrati. Il Ccs si ricorda di quella turbina solo quando realizza che all’hotel Rigopiano è successo qualcosa di gravissimo.

Leggi sull’argomento: L’Hotel Rigopiano e la storia dell’allarme ignorato

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