Attualità
Greta, Vanessa e la bufala dei 12 milioni pagati all'ISIS
neXtQuotidiano 16/01/2015
Lo Stato Islamico non è stato protagonista del sequestro delle due cooperanti italiane. La nostra intelligence pensa che i sequestratori fossero «banditi verniciati da fondamentalisti». Al Nusra invece è collegata ad Al Qaida, ma nemica dell’ISIS
Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono atterrate a Ciampino alle 4, dopo tre ore di volo dalla Turchia e cinque mesi e mezzo di sequestro. Nel frattempo sui giornali italiani il retroscena principe riguarda la storia del riscatto da 12 milioni, del quale hanno parlato soltanto la tv di Dubai Al Aan e un account su Twitter ritenuto legato ad Al Nusra (Il Guardian invece ha parlato di “svariati milioni”). Probabilmente non conosceremo mai l’entità vera della cifra pagata per il rilascio delle due cooperanti italiane, ma qualche punto fermo potremmo cominciare a metterlo. Fiorenza Sarzanini scrive sul Corriere che le stragi di Parigi sono state utilizzate per alzare la posta, ma la cifra tirata fuori da media e collaborazionisti sembra comunque esagerata:
La dimostrazione arriva quando si sollecita un’altra prova in vita di Greta e Vanessa e il 31 dicembre compare su YouTube il video che le mostra vestite di nero, mentre chiedono aiuto e dicono di essere in pericolo. È la mossa che mira ad alzare il prezzo rispetto ai due milioni di dollari di cui si era parlato all’inizio. Quel filmato serve a chiedere di più,ma pure a lanciare il segnale che la trattativa può ormai entrare nella fase finale. Anche perché contiene una serie di messaggi occulti che soltanto chi sta negoziando può comprendere, come il foglietto con la data «17-12-14 wednesday» che Vanessa tiene in mano mentre Greta legge il messaggio, che sembra fornire indicazioni precise.
GRETA, VANESSA E LA STORIA DEL RISCATTO
Chi ha sequestrato Greta e Vanessa? Secondo le notizie iniziali a organizzare il sequestro è il «Free Syrian Army», l’esercito di liberazione della Siria. Ma la gestione delle prigioniere avrebbe avuto fasi alterne, con svariati cambi di «covo» e nell’ultima fase ci sarebbe stata un’interferenza politica di «Jabat al-Nusra», gruppo della galassia di Al Qaeda che avrebbe preteso un riconoscimento del proprio ruolo da far valere soprattutto rispetto alle altre fazioni e contro l’Isis. Non a caso,poco dopo la conferma dell’avvenuto rilascio delle due giovani, un uomo che dice di chiamarsi Muahhed al Khilafa e si firma sulla piattaforma Twitter con l’hashtag dell’Isis posta un messaggio per attaccare «questi cani del fronte al-Nusra che rilasciano le donne crociate italiane e uccidono i simpatizzanti dello Stato Islamico». Ecco perché è completamente delirante quello che scrive Maurizio Belpietro su Libero di oggi, quando parla di soldi italiani per aiutare l’ISIS:
D’altro canto nell’articolo a firma di Andrea Morigi sul quotidiano si parla invece correttamente di Al Nusra, «considerato fino alla comparsa dell’Isis il più radicale e violento dei gruppi insorti contro il regime di Bashar al-Assad, è composto da sunniti e mira alla creazione diun emirato islamico in Siria». Libero riesce nell’impresa di dire una cosa a pagina 2 e smentirla a pagina 3, il che fa anche comprendere il grado di lucidità della redazione mentre grida Allah al Bar insieme ai comici del Bagaglino. Tornando alle cose serie, Carlo Bonini su Repubblica dice che la nostra intelligence non crede al gruppo islamista:
È un fatto che, come sostiene una qualificata fonte della nostra intelligence, chi ha avuto nelle mani la vita di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, siano stati «banditi verniciati da islamisti». E che nella scelta accurata delle parole sia l’indicazione di come non ci sia stato nulla di “politico” nella matrice del sequestro e, ragionevolmente, nella sua soluzione. Almeno fino ai giorni a cavallo tra il 24 e il 31 dicembre scorsi, quando, improvvisamente, il canale che dal luglio precedente aveva consentito alla nostra intelligence di mantenere aperta la trattativa e ottenere solide prove in vita delle due ragazze, si interrompe bruscamente. In rete viene infatti inopinatamente postato un video (quello in cui alle due ragazze viene chiesto di leggere un messaggio che è una supplica al nostro governo ad accelerare la trattativa che deve liberarle) e il prezzo sembra improvvisamente destinato a salire.
AL NUSRA, I JIHADISTI CONTRO L’ISIS
Caterina Pasolini, sempre su Repubblica, torna sulla storia di Al Nusra, e ricorda anche che con l’ISIS non corre per nulla buon sangue visto che la formazione è stata fondata alla fine del 2011:
Da allora è stato protagonista di attentati nel Paese di Assad, alcuni kamikaze, e sembra essersi specializzato in rapimenti per rimpinguare le casse della guerra santa e armare i combattenti di Allah. Alla fine del 2013 sequestra infatti 13 monache che verranno rilasciate tre mesi dopo. Il 27 agosto, mentre l’Is manda in rete la barbara esecuzione di James Foley, Al Nusra libera lo scrittore americano Peter Theo Curtis, rapito due anni prima. In cambio, si dice, di 25 milioni di dollari. Il giorno dopo in Golan sequestra altri 45 peace keepers, poi liberati. Uniti dall’aver introdotto la Sharia e le corti islamiche nei territori sotto il loro controllo, Califfato e Fronte Al Nusra hanno infatti una politica profondamente diversa nei confronti degli ostaggi. Per l’Is sono capri espiatori da uccidere come monito per gli infedeli, mentre il Fronte, che conterebbe su seimila combattenti addestrati, sono fonte di finanziamento. Tra le due formazioni lo scontro, prima sotterraneo, è diventato aperto nel 2013: il “califfo” dichiara che Al Nusra è parte di al Qaeda in Iraq nella nuova formazione dell’Is. Ma il leader di al Qaeda lo smentisce. Un affronto insopportabile: le due formazioni si affrontano in combattimenti che provocheranno la morte di tremila jihadisti. E ieri, non appena la notizia è uscita in rete, sono arrivati subito rabbiosi commenti dello Stato islamico contro i «rivali». «Questi cani del Fronte Al Nusra rilasciano le donne crociate italiane e uccidono i simpatizzanti dello stato islamico»; è il tweet postato da Muahhed al Khilafa sul suo account dove si firma con l’hashtag del Califfato.
In sintesi: un riscatto è stato pagato ma la cifra sembra esagerata. I sequestratori potrebbero essere jihadisti, ma nulla c’entrano con l’ISIS che li ha anche criticati in più occasioni. La verità e la propaganda, avete presente?