Atene manifesta contro la decisione della Banca centrale europea che oggi ha stabilito di non accettare più titoli di Stato della Grecia come forma di garanzia per i finanziamenti alle banche del Paese. In piazza, secondo la polizia, sono scese circa 5mila persone, grazie al passaparola sui social network. I manifestanti si sono riuniti a piazza Syntagma, davanti la sede del parlamento greco, e in silenzio e senza bandiere vogliono cosi’ esprimere il loro sostegno al governo, che difende gli interessi del Paese. La manifestazione è nata dopo un tam tam sui social network durante il pomeriggio.
LA GRECIA IN PIAZZA SYNTAGMA CONTRO L’AUSTERITÀ
Sono decine gli striscioni e i manifesti innalzati dalle centinaia di dimostranti radunati in sostegno al nuovo governo in coincidenza con l’insediamento del nuovo Parlamento. Molti gli slogan riferiti ai partner europei più ritrosi alle trattative con la Grecia: “Non ci facciamo ricattare”, “Non abbassiamo la testa”, “Non abbiamo paura di voi”, “Non facciamo marcia indietro”, “Vinceremo”. Il cartello più applaudito dai manifestanti è quello innalzato da una donna di mezza età su cui si legge: “Schauble-Merkel: date ordini-rubate-uccidete. Vi abbiamo conosciuto dal 1941 al 1945. Non abbiamo paura di voi”. Questa è la prima manifestazione che si tiene in piazza Syntagma da quando, pochi giorni fa, sono state rimosse le barriere metalliche che impedivano di raggiungere il monumento al milite ignoto. Essendo il raduno a favore del governo non c’è alcun schieramento di polizia.
Ad Atene, molte strade del centro sono state chiuse, e per la prima volta dal 2012 le persone si sono assiepate a pochi metri dall’edificio del Parlamento, dove fino a qualche giorno fa c’erano barriere per tenere distanti i manifestanti. La manifestazione, convocata alle 17 ora italiana, è stata organizzata a tempo di record proprio sulle reti sociali stamattina, mentre dalle capitali e dalle istituzioni d’Europa arrivavano notizie di ‘chiusura’ nei confronti delle richieste del governo di Alexis Tsipras, che chiede una rinegoziazione del debito.