Economia

Il grande ritorno dei tagli alla sanità

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-13

A rischio l’esenzione dai ticket per le malattie croniche e il piano vaccini. E poi salterebbero gli accertamenti gratuiti per i celiaci, i nuovi scooter a quattro ruote per i disabili, tutta una serie di ausili informatici per consentire di comunicare a chi ha gravi disabilità

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Il 15 settembre scorso si parlava di tagli alla sanità per 1,5 miliardi, smentiti furiosamente dal governo. Oggi si scopre che il ministero dell’Economia intende limitare l’aumento del Fondo Sanitario Nazionale per il 2017 a soli 500 milioni in luogo dei due miliardi previsti. Generando così tagli alla sanità… per 1,5 miliardi.

Il grande ritorno dei tagli alla sanità

Tutto parte da sette miliardi di coperture mancanti alla Legge di Stabilità 2017, poco più della differenza fra il 2 per cento di deficit indicato nel Documento di economia e finanza e il 2,4 chiesto alla Commissione. Si profila un accordo con Bruxelles che consenta di portare il deficit al 2,2% del PIL invece di lasciarlo al 2,4% come da richiesta del governo italiano. Quel che resterà sarà coperto da tagli di spesa che si sommeranno ai 2,6 miliardi già annunciati. Da tempo le indiscrezioni indicano riduzioni di spesa non inferiori a 4-5 miliardi. Di questi, 1,5 miliardi saranno chiesti alla sanità.

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La legge di stabilità 2017 (Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2016)


E questo per le Regioni significa che non si applicherebbero i piani LEA, ovvero i livelli essenziali di assistenza approvati in Parlamento. Spiega Paolo Russo sulla Stampa:

Il che significherebbe dire addio a molte cose utili per gli assistiti d’Italia, come l’esenzione dai ticket per chi soffre di broncopolmonite cronica o malattie renali gravi. Con il loro congelamento andrebbe in naftalina la rimborsabilità in tutte le regioni italiane dell’eterologa. Stessa sorte toccherebbe al Piano vaccini tanto invocato da medici e società scientifiche. Uno stop che significherebbe dire addio alla gratuità delle immunizzazioni: contro il papilloma virus anche per i maschietti tra i 12 e i 18 anni; l’anti-meningococco b per i bambini ai primi mesi di vita; l’antipneumococcico, che immunizza gli ultrasessantacinquenni da polmoniti e meningiti; l’anti erpes zoster; il vaccino contro la varicella, che oggi alcune regioni continuano a far pagare e che va fatto al 15° mese di vita, con richiami al sesto anno e tra i 12 e i 18 anni.
E poi salterebbero gli accertamenti gratuiti per i celiaci, i nuovi scooter a quattro ruote per i disabili, tutta una serie di ausili informatici per consentire di comunicare a chi ha gravi disabilità Per non parlare delle nuove 110 malattie rare che resterebbero escluse dal paradiso della rimborsabilità. Tutte cose che costano 800 milioni. Già finanziati nel 2015 con soldi ma che le regioni giudicano insufficienti se le risorse dovessero fermarsi a quota 111 miliardi o poco più. Stesso discorso vale per i farmaci innovativi, a favore dei quali c’è un fondo vincolato di 500 milioni. Giudicati insufficienti a fronte dell’ondata di pillole d’oro, soprattutto farmaci oncologici da 100mila euro a ciclo terapeutico.

Per le assunzioni di medici e infermieri poi al momento ci sono solo 300 milioni stanziati però per tutta la pubblica amministrazione. Briciole per la sanità, che ha più che mai bisogno di ripopolare ospedali e ambulatori medici sempre più a corto di personale dopo anni di blocchi del turn over. Ma per assumere 10 mila sanitari secondo le regioni servirebbero 400 milioni solo per il comparto sanitario. Difficile in queste condizioni immaginare di trovare risorse anche per il rinnovo della convenzione dei medici di famiglia, che prometteva studi aperti 16 ore al giorno sette giorni su sette.

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