Il governo ritira la norma salva-Corona

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-22

Palazzo Chigi riscrive la norma del decreto fiscale destinata a riaprire i termini della voluntary disclosure. Torna il normale calcolo delle somme emerse nella tassazione progressiva per fasce di reddito

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Il governo fa dietrofront sulla sanatoria del contanti. Dalla legge di bilancio, il cui testo non ha ancora visto la luce, sparisce la flat tax del 35% per chi decideva di dichiarare al Fisco le somme detenute illegalmente in Italia. Palazzo Chigi riscrive quindi la norma del decreto fiscale, destinata a riaprire i termini della voluntary disclosure, la regolarizzazione dei capitali detenuti illegalmente all’estero o in patria. L’ultima bozza del provvedimento non contiene più l’aliquota forfait al 35%, eliminata e sostituita con le normali aliquote progressive sui redditi. Si torna dunque al regime precedente, senza i discussi sconti a quanti detengono ricchezze irregolari cash o in cassetta di sicurezza, ora obbligati a dimostrare la provenienza delle somme sanate.

Il governo ritira la norma salva-Corona

La versione definitiva del decreto fiscale, che sembra essere ormai quasi alle ultime battute, tornerebbe quindi al rientro dei capitali prima maniera, quello del 2015, che non prevedeva un’aliquota forfait ma il normale calcolo delle somme emerse nella tassazione progressiva per fasce di reddito. Allo stesso tempo, dovrebbe essere confermato l’obbligo di dichiarare, sotto la diretta responsabilità del contribuente, la provenienza del denaro. Le norme scritte nero su bianco non sono però ancora visibili. Passata una settimana dall’approvazione in Consiglio dei ministri, i testi della legge di bilancio e del decreto non sono stati infatti ancora trasmessi alle Camere. Per l’arrivo in Parlamento, secondo fonti di governo, bisognerà attendere probabilmente la prossima settimana. Si immagina martedì. Anche se il decreto fiscale potrebbe, secondo alcuni, godere di una corsia preferenziale ed arrivare in tempi più stretti. Il cantiere della sburocratizzazione del fisco è aperto anche sul fronte delle scadenze. L’obiettivo, indicato dal viceministro dell’Economia Luigi Casero, è quello di evitare l’anno prossimo il fatidico ‘tax day’ e di diluire i versamenti, anche per non essere costretti, come ormai consuetudine, a concedere inevitabili e richiestissime proroghe in corso d’opera. La proposta di “uscire dalla scadenza unica” del 16 giugno “è accettabile e praticabile”, ha spiegato Casero, ipotizzando come date aggiuntive il 30 giugno o il 15 luglio.

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Le tappe della Legge di Stabilità 2017 (La Stampa, 17 ottobre 2016)

Equitalia cancellata

Intanto arrivano i nuovi dati di Equitalia: la “finestra” che concedeva 60 giorni di tempo a quei contribuenti che erano decaduti dal proprio piano di rateizzazione concordato con la società di riscossione si è chiusa il 20 ottobre scorso con un vero e proprio boom: circa 100 mila richieste di riammissione alla rateizzazione. Dal 20 agosto scorso, sono stati rimessi in rateizzazione circa 3 miliardi, anche se per il dato definitivo bisognerà attendere che sia lavorata l’ultima parte, il 5% del totale, delle istanze pervenute. Per quanto riguarda la famosa cancellazione di Equitalia, nell’intento di far rientrare nell’operazione la platea più ampia possibile di contribuenti (in ballo ci sono 51 miliardi di crediti statali e locali esigibili) sembra ormai deciso a includere anche le multe stradali nel cesto dei debiti sanabili. L’ipotesi che prende corpo è quella di lasciare la decisione ai singoli Comuni (che sono i titolari del credito) i quali, ovviamente, riceverebbero in tal caso trasferimenti statali più esigui. In questo schema, anche l’Iva rientrerebbe tra le tasse oggetto della rottamazione. L’imposta sul valore aggiunto, che è comunitaria, sfugge alla giurisdizione nazionale ma il governo ha incassato il via libera di Bruxelles facendo leva sul fatto che i contribuenti “graziati” pagheranno per intero quanto dovuto beneficiando “solo” uno sconto sulle pene pecuniarie connesse all’imposta. Come funzionerà la sanatoria? Per esigenze di cassa (il gettito è messo a copertura della legge di Bilancio) e per evitare di congelare l’attività di riscossione ordinaria troppo a lungo, Palazzo Chigi punta ad una operazione lampo. Chi ha una cartella esattoriale nel cassetto (probabilmente anche chi l’ha ricevuta nel corso del 2016) potrà definire la sua situazione pagando quando dovuto (senza sanzioni e interessi di mora, appunto) entro la fine del 2017 in una sola soluzione oppure in tre rate bimestrali. In pratica, il debito dovrà essere saldato nel giro di sei mesi. Anche chi ha tuttora un piano di rateazione con Equitalia, comprensivo di sanzioni e interessi, potrà pagare il residuo attraverso la rottamazione. Ma, per evitare che qualcuno faccia il furbo, saranno esclusi coloro i quali nel corso di questi mesi in attesa del provvedimento smetteranno di pagare le rate. Non ci sarà alcun tetto alle somme rottamabili

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