Gli ambientalisti e le “aberrazioni” di Salvini che vuole far costruire dall’Ilva il ponte sullo Stretto

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-02-16

La lettera dell’associazione Giustizia per Taranto: “Affermazioni false, il senatore non deve permettersi di fare propaganda sulle disgrazie altrui”

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Inizialmente l’ha detto a Lucia Annunciata a Mezz’ora in più su Rai Tre. Poi l’ha ribadito a L’aria che tira da Myrta Merlino. Ora che è di nuovo al governo Matteo Salvini ricomincia a lanciare idee, alcune che lasciano a bocca aperta. E che fanno saltare sulla sedia i protagonisti. Quella ribadita negli studi Rai e La7 è la proposta (di nuovo) di costruire il famoso ponte (che ormai è quasi mitologia, da Berlusconi in poi) sullo Stretto di Messina, che collegherebbe la Sicilia alla Calabria. Come? Facile, dice il leader della Lega: si potrebbero prendere due piccioni con una fava. Collegare l’isola alla terraferma e far lavorare gli operai dell’Ilva di Taranto (secondo il senatore ci vorrebbero anni, quindi anni di stipendi pagati ali operai), facendo produrre da loro l’acciaio necessario per rendere (finalmente!) realizzabile l’opera.

Suona tutto liscio, e anzi: agli occhi e alle orecchie meno attente di chi vede e sente cioè che dice, sembra quasi un’idea illuminata. Verrebbe da dire: caspita, che trovata! Eppure la risposta di chi è protagonista di questa storia è arrivata, ed è arrivata forte e chiara, con una lettera diretta alla giornalista di Rai Tre ed ex direttrice di Huffington Post, Lucia Annunziata. Punto numero 1: per produrre l’acciaio necessario alla costruzione del ponte ci vorrebbero al massimo quattro settimane di lavoro, che comporta il numero 2: non ci sarebbero lavoro e stipendi pagati per anni; 3: non è sufficiente bonificare l’area di Taranto se si continua a inquinarla. Ma comunque, il destinatario lo abbiamo detto, il mittente della lettera è “Giustizia per Taranto“, un’associazione politico-culturale attenta ai valori della giustizia ambientale e della giustizia sociale. Che, tanto per mettere i puntini sulle “i”, scrive:

Buongiorno dottoressa,
siamo dell’associazione Giustizia per Taranto. Ieri (14 febbraio) abbiamo ascoltato le farneticazioni del senatore Salvini sulla questione Ilva di Taranto. Ci siamo permessi di estrapolare 44 secondi del suo intervento per evidenziare le aberrazioni dette riguardo al siderurgico ed al ponte sullo stretto di Messina.
Innanzitutto non è con le semplici bonifiche che si risolve il nostro problema, che dura da ben 60 anni. Non ha molto senso bonificare se si continua contemporaneamente a produrre. È come voler raccogliere acqua dal pavimento quando c’è un rubinetto che perde. Si deve riparare il guasto; chiudere quel rubinetto. Poi si possono anche effettuare le bonifiche. Altrimenti togliamo le diossine per riceverne la stessa quantità sulle nostre teste dopo pochi giorni.
Ma la cosa persino più incredibile, è stata ascoltare che per il senatore Salvini ci vorrebbero anni per costruire il ponte dello stretto, e questo darebbe lavoro agli operai dell’ilva per anni e anni… Ma dai brevi e semplicissimi calcoli che hanno fatto i nostri ingegneri, per fare il ponte di Genova (poco più di un km) si sono utilizzate 17.500 tonnellate di acciaio. Se anche il ponte sullo stretto (3-4 km) fosse 30 volte più massiccio, servirebbero 500mila tonnellate di acciaio. Quante ne produce oggi l’ex Ilva in meno di 3 o 4 settimane!
Noi riteniamo che il senatore Salvini non debba permettersi di fare propaganda sulle disgrazie altrui. Questo è sciacallaggio, fatto, tra l’altro, con un mix di populismo, ignoranza e incompetenza!
Le saremmo grati se volesse dar conto delle nostre dichiarazioni durante la sua trasmissione

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