Attualità

Gianluca Callipo: il candidato del PD e i voti di Leonardo Sacco

Alessandro D'Amato 22/05/2017

Chiedeva voti per le primarie in Calabria e poi si metteva a disposizione dell’uomo poi arrestato per ‘ndrangheta: «Mi devi dire tu con chi è meglio. O con lui direttamente (Renzi, ndr) o con Luca Lotti, con Guerini… Ok mò ci lavoro io, questa è una cosa che facciamo con piacere».

article-post

Si chiama Gianluca Callipo e nel 2014 aveva deciso di correre alle primarie del Partito Democratico per il candidato governatore della Calabria. E, racconta oggi Repubblica in un articolo a firma di Fabio Tonacci, aveva uno sponsor d’eccezione: quel Leonardo Sacco che la settimana scorsa è stato arrestato per il CARA di Isola Capo Rizzuto.

Gianluca Callipo: il candidato del PD e i voti di Leonardo Sacco

Secondo gli inquirenti Sacco aveva legami con la cosca degli Arena, che di fatto gestiva il CARA comprando ville e barche con i soldi destinati ai profughi. Callipo vinse nel crotonese ma perse le primarie a vantaggio del cuperliano Mario Oliviero, poi vincitore anche delle elezioni. Ma, racconta un’informativa dei carabinieri dei ROS, era rimasto in ottimi rapporti con Sacco, tanto da promettergli diversi favori. «Per ringraziarti di persona di tutto ciò che hai fatto… lo so che hai fatto grandi movimenti lì… e per ribadirti la mia piena disponibilità per ogni cosa», diceva Callipo a Sacco, al telefono, dopo le primarie.

Nel settembre 2014 il candidato renziano Callipo, sindaco di Pizzo Calabro, chiama Sacco per chiedergli il sostegno alle primarie regionali. Sacco si rivolge a Francesco Tipaldi, il direttore del Cara di Crotone e ordina: «Contatta tutti quelli della Misericordia, falli andare a votare per Callipo». Ora, nella stessa informativa (in parte anticipata dall’Espresso) si trova una lista di dipendenti della Misericordia. «Grazia Maria Arena, figlia del fratello del capo cosca, Annarita Corda figlia di Vincenzo alias Capu e porcu esponente del clan Nicoscia, Maurizio Pullano nipote del defunto capo dell’omonima cosca nota con l’appellativo tifuni» e così via.
Dopo le primarie, Sacco passa all’incasso con Callipo. È preoccupato che gli vogliano sfilare il suo business («Gianlu’, tengo la sfilata dei parlamentari del Pd nel centro, tutti che vengono per chiuderlo…Nico Stumpo, Enzo Bossio, hai capito?»), dunque chiede a Callipo di tutelarlo, procurandogli «un contatto diretto con i soggetti più vicini al premier Renzi». E il sindaco di Pizzo si mette a disposizione: «Mi devi dire tu con chi è meglio. O con lui direttamente (Renzi, ndr) o con Luca Lotti, con Guerini… Ok mò ci lavoro io, questa è una cosa che facciamo con piacere».

gianluca callipo 1
Callipo, renziano dalle primarie del 2012, non è indagato ed è attualmente sindaco di Pizzo Calabro.
EDIT: Callipo replica con una lunga nota riportata dall’ANSA:

“Una non-notizia, una post verità che rischia di danneggiare soprattutto la libertà di scelta dei cittadini che tra qualche settimana saranno chiamati alle urne. Ecco perché invito tutte le persone in buona fede a tenere gli occhi aperti, senza farsi abbindolare da chi ora sta bassamente strumentalizzando queste “indiscrezioni” che non hanno nulla di rilevante, né da un punto di vista giudiziario né da un punto di vista etico. Purtroppo, come spesso accade in Italia, queste cose succedono stranamente nell’imminenza di un appuntamento elettorale”. Il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, candidato alle elezioni amministrative dell’11 giugno, “reagisce con fermezza – é detto in un comunicato – agli articoli di stampa che riportano il contenuto di un’informativa dei Ros nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge Leonardo Sacco, governatore della Confraternita della Misericordia di Isola Capo Rizzuto”. “Ho conosciuto Sacco tre anni fa – continua Callipo -, nell’ambito della campagna per le primarie che mi ha portato a girare la Calabria in lungo e in largo, incontrando migliaia di persone. A quell’epoca Sacco, insieme a don Edoardo Scordio, godeva della stima e della considerazione di tutti, dai prefetti ai sindaci, dalle massime cariche dello Stato alle più alte gerarchie ecclesiastiche. Basta fare una veloce ricerca in Internet per trovare alcune sue foto con i massimi leader politici nazionali e, addirittura, con il Papa. Questo ovviamente non vuol dire che tutti quelli che ha incontrato e con i quali abbia parlato siano collusi con la ‘ndrangheta. Per quanto mi riguarda, la mia storia politica e umana è cristallina, perché ho sempre assunto posizioni di inequivocabile rigetto delle logiche mafiose. Lo dimostra il fatto che proprio in quella campagna elettorale per la scelta del candidato a presidente della Regione dissi pubblicamente che non volevamo i voti della ‘ndrangheta, facendo storcere il naso a più di qualche persona in Calabria. Oggi, a distanza di 3 anni, alcuni organi di stampa riportano il contenuto di atti investigativi dai quali non emerge alcun profilo di responsabilità da parte mia. Lo ribadisco: ho conosciuto Sacco e Scordio nel corso di una campagna elettorale, quando non erano indagati e quando rivestivano un ruolo di primaria importanza nel settore del volontariato in Calabria”. “È emblematico che lo stesso magistrato che oggi coordina l’inchiesta che riguarda Sacco e Scordio, il dott. Nicola Gratteri – dice ancora Callipo – in un suo libro del 2013 parlava del sacerdote come di un esempio di lotta alla criminalità organizzata: ‘Noto per le sue coraggiose omelie ai funerali di alcuni mafiosi della zona – scriveva Gratteri -, è un prete che riesce ad attrarre intorno a sé moltissimi giovani, con i quali fonda importanti movimenti di volontariato’. Insomma, se un massimo esperto di ‘ndrangheta qual è Gratteri allora non aveva dubbi sulla liceità e sul valore civico delle attività condotte attraverso la Confraternita di Isola Capo Rizzuto, non si capisce come avrei potuto averli io, senza considerare che al netto di ogni considerazione, né la struttura né i loro gestori hanno mai ottenuto alcun vantaggio o favore da me. Si può speculare quanto si vuole su questi fatti, magari cercando di fantasticare su banali espressioni colloquiali e di cortesia usate al telefono come può capitare a tutti, ma la realtà è che non ho niente a che fare con questa storia. Chi cerca di insinuare dubbi lo fa per mero calcolo politico, mortificando non soltanto il confronto democratico rappresentato dalle prossime elezioni, ma anche la propria dignità di uomo e di cittadino”.

Leggi sull’argomento: Don Edoardo Scordio: chi è il parroco arrestato per il CARA di Isola Capo Rizzuto

 

Potrebbe interessarti anche