Valle muricana: la vera storia del focolaio di Covid-19 per il funerale a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-18

Nel Municipio XV, quattro villette una attaccata all’altra a Roma nord, riunite in un unico comprensorio in aperta campagna tra Prima Porta, Santa Cornelia e Valle Muricana, sono diventate una mini zona rossa che rientra nella Asl Roma 1

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Ieri l’assessorato alla Sanità del Lazio ha fatto sapere che la crescita dei casi di Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 a Roma in due giorni era dovuta alla partecipazione a un funerale. Oggi il Messaggero fa sapere che si parlava di un’area a nord di Roma che è praticamente una piccola zona rossa con i volontari della Croce rossa che portano alle famiglie in quarantena gli approvvigionamenti.

Siamo nel Municipio XV, quattro villette una attaccata all’altra a Roma nord, riunite in un unico comprensorio in aperta campagna tra Prima Porta, Santa Cornelia e Valle Muricana, che adesso è diventato una mini zona rossa che rientra nella Asl Roma 1. Tutta colpa di un funerale, trapela dalla Regione, «del nonno, il più anziano, deceduto per Covid e altre complicanze». L’uomo era in casa e si ipotizza che durante la degenza qualcuno possa esser rimasto contagiato e che al funerale tra abbracci e pianti non si siano mantenute le distanze e sia avvenuto il maxicontagio.

Ma la famiglia non accetta questa versione. «Il funerale non c’entra niente, non siamo degli irresponsabili che si abbracciano e si baciano e non capiamo perché la Regione Lazio abbia dato questa informazione». Vittorio (il nome è di fantasia), l’anziano capofamiglia, non ha molta voglia di parlare di quanto è accaduto. Da ieri, la sua famiglia e quelle dei suoi tre figli sono in isolamento all’interno delle loro abitazioni a Roma Nord.Le quattro villette una attaccata all’altra. Diciotto componenti delle quattro famiglie sono risultati positivi, sottoposti alle misure di controllo e sorveglianza sanitaria dalla Asl Roma 1. Due settimane fa i quattro nuclei familiari erano stati autorizzati a partecipare al funerale di un parente che a sentir loro è deceduto «per patologie non riconducibili al covid-19».

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L’ipotesi dei sanitari è che alle esequie abbia partecipato anche una persona positiva benché asintomatica. Qualche giorno dopo la cerimonia, alcuni membri della famiglia avrebbero accusato sintomi influenzali, facendo scattare i test che hanno individuato i diciotto positivi al coronavirus. «Dobbiamo porre molta attenzione nei comportamenti individuali soprattutto con parenti ed amici e agire sempre pensando di avere di fronte potenziali positivi», è l’invito dell’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato.

La famiglia però contesta questa versione dei fatti, così come di essersi comportata con leggerezza. «Il funerale c’è stato il 6 maggio e non è vero che ci siamo contagiati in quell’occasione – aggiunge uno dei figli – Non ci siamo abbracciati né baciati, non ci siamo neanche dati la mano e abbiamo rispettato tutte le misure di sicurezza. Noi pensiamo che sia andata in maniera diversa, anche se non è che possiamo avere certezze. Certo qualcuno di noi ha continuato a lavorare durante il lockdown e magari si è preso il virus in quei giorni. Poi è chiaro che qui si vive tutti insieme, siamo una grande famiglia edera praticamente inevitabile che una volta che uno di noi se lo fosse preso finissimo tutti contagiati».

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