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«La febbre ai nostri figli prima di entrare a scuola non la misureremo mai»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-11

Tiziana Coppola, portavoce e fondatrice del movimento “Popolo delle mamme” che sabato 5 settembre ha manifestato a Roma con lo slogan «salviamo i bambini dalla dittatura sanitaria» annuncia battaglia

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Tiziana Coppola, portavoce e fondatrice del movimento “Popolo delle mamme” che sabato 5 settembre ha manifestato a Roma con lo slogan «salviamo i bambini dalla dittatura sanitaria» annuncia battaglia. In Piemonte, contro il parere dei presidi, il governatore Cirio ha predisposto un’ordinanza che prevede di scrivere sul diario, oppure su un modulo o sul registro elettronico, i gradi rilevati a casa. In caso contrario, a misurare la temperatura dovrà provvedere la scuola. Ma le mamme negazioniste non prevedono né di misurare la temperatura, né tantomeno di annotarla sul diario dei figli. La Coppola, che vive a Torino, racconta alla Stampa:

Comunque la si giri per il “Popolo delle mamme” ordinanze e disposizioni anti Covid sono «limitazioni alla libertà che violano i diritti dei cittadini». Ed ecco perché «noi la febbre ai nostri figli prima dell’ingresso a scuola non la misureremo mai. Mancano i presupposti scientifici, non ci sono le basi per questi allarmismi. Anche la proroga dello stato di emergenza non ha alcun senso di esistere». Lo continuano a ribadire, nonostante tutto: “no” al distanziamento, “no” alla mascherina. È semplice: certi messaggi non li accettano. «No, non accettiamo che dei concetti come il distanziamento sociale o gli obblighi di mascheramento si impongano nell’educazione dei nostri figli», tuona la portavoce. «Sono insalubri esercizi di forzata respirazione di anidride carbonica». Punto e basta. «Stiamo parlando di cervelli che si stanno formando. Come vogliamo fargli crescere? Immersi nella paura dell’altro e nell’isolamento?»

negazionisti bocca verità

Speriamo che non finisca come alla manifestazione, quando mentre si gridava contro i medici poi ne hanno cercato uno perché tra i partecipanti c’era chi è sentito male.

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