E il governo rinvia le leggi "scomode" a dopo le elezioni

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-04-22

La riforma dei reati tributari e quella del catasto, che ballano da dicembre, si faranno a metà giugno. Perché ci sono le regionali. In lista d’attesa anche la riscossione locale e le liti tributarie. Ok i controlli fiscali, la fattura fiscale, le nuove regole per le imprese estere in Italia

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La riforma dei reati fiscali? Meglio dopo le elezioni. Il provvedimento ritirato alla vigilia di Natale dopo la gaffe sulla soglia di punibilità che rimetteva in gioco Berlusconi e, più grave, permetteva una sorta di franchigia del 3% e di impunità a vantaggio delle grandi imprese non ha visto la luce nemmeno in questa tornata di decreti attuativi che hanno riguardato la fattura digitale e la disciplina dell’abuso di diritto è rinviato a metà giugno, secondo quanto ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nella conferenza stampa di presentazione delle norme approvate ieri. Per la stessa data dovrebbe arrivare la riforma del Catasto, anch’essa potenzialmente dolorosa per il contribuente perché rivaluterà i valori degli immobili in previsione di una revisione della tassazione della casa. E quindi meglio rinviare anche questa a dopo le regionali.
 
RINVIARE A DOPO LE ELEZIONI LE LEGGI SCOMODE?
E’ passato quindi il decreto sulla certezza del diritto già esaminato dal Consiglio dei ministri della vigilia di Natale ma rinviando a giugno la parte controversa sulle sanzioni che contiene anche la modifica delle soglie di punibilità per chi evade (compresa la contestata norma salva-Berlusconi). Nessuna tensione interna all’esecutivo per lo slittamento a giugno, ha assicurato il titolare di via Venti Settembre. Il rinvio, ha spiegato il ministro è dovuto solo a motivi tecnici: “Dobbiamo ancora completare il pacchetto sul sistema sanzionatorio”. Reati come “frodi, reati tributari ed evasione”, rientrano nell’ambito penale, mentre “l’abuso di diritto ha natura amministrativa”.  Una tattica che serve a prendere tempo, e che vale anche per la riscossione locale (resta da disciplinare l’attività dopo l’uscita di Equitalia) e le forme alternative al contenzioso nelle liti tributarie. Tutte norme che venivano presentate come urgenti e per le quali il governo aveva una delega da attuare. Con calma e a sangue freddo, evidentemente, dopo le polemiche di Natale. Quelle che ad esempio avevano portato a definire la soglia di punibilità come una vera e propria licenza a delinquere:

Se uno entrasse in banca e dicesse «Fermi tutti! Ho la licenza di rapinare il 3 percento della cassaforte», i cassieri chiamerebbero la neuro prima ancora che i carabinieri: invece viene presentato come indice di un Fisco più «amico» l’aver previsto per legge la licenza di «rapinare» il 3 per cento dalla «cassaforte» di tutti, cioè di evadere le tasse fino al 3 per cento del reddito dichiarato senza conseguenze penali, sostituite dal raddoppio delle sanzioni amministrative.Tra un Fisco «amico» e non vessatorio verso i contribuenti onesti in crisi — condivisibile obiettivo del decreto legislativo del governo Renzi — e un Fisco invece «tonto» e indulgente verso i furbi, il confine sottile passa anche dall’architettura delle soglie di rilevanza penale dei vari tipi di reati tributari.

E non è questo il solo punto critico del provvedimento

Allo stesso modo un’altra parte del decreto giàsi propone (con efficacia messa peraltro in dubbioda molti tributaristi) di dare più «certezza del diritto» e chiarire dove finisca l’«elusione» delle norme fiscali e dove invece cominci la loro «evasione»: in modo da scoraggiare l’«abuso del diritto» sfruttato da quei contribuenti sempre in furbetto slalom tra le norme, ma anche scongiurare lo speculare «diritto dell’abuso» brandito dalle talvolta forzate interpretazioni di un erario famelico per missione. Diventa però una presa in giro se le sagome dell’ingenuo contribuente che commetta un errore formale nella dichiarazione dei redditi, o del piccolo imprenditore alla sbarra perché credev aa torto di poter praticare una certa politica di ottimizzazione fiscale,  vengono usate come«scudo umano» di chi invece con le proprie condotte esprime tutta l’intenzione di sottrarsi ai doveri fiscali.Subordinare a una soglia di evasione del 3 percento anche la rilevanza penale del comportamento di chi per non pagare le tasse usa fatture false, gonfia oneri fittizi o non dichiara redditi, è già un razzolare male rispetto al predicare bene che non si dovrebbe convivere con l’evasione,che chi non paga le tasse ruba servizi e futuro a quelli che le pagano, che non è con una ammenda(per quanto salata) che dovrebbe cavarsela chi dichiara o fabbrica falsità.

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I provvedimenti approvati ieri (Il Sole 24 Ore, 22 aprile 2015)

I TRE DECRETI APPROVATI
Ieri il governo ha approvato invece i tre decreti: quello sulla definizione dell’abuso del diritto e i rapporti tra Fisco e contribuenti, la fatturazione elettronica e l’internazionalizzazione delle imprese. “E’ un passo avanti importante – ha commentato il ministro – con cui si migliorano le condizioni di certezza in cui operano i contribuenti, semplificandogli la vita”. La vera rivoluzione fiscale in arrivo è rappresentata dalla fattura elettronica facoltativa fra privati che prende spunto dalla fatturazione elettronica nella pubblica amministrazione andata a regime lo scorso 31 marzo. L’operazione della e-fattura portera’ a cancellare la valenza fiscale dello scontrino, che comunque restera’ in vigore perche’ continuera’ a servire come garanzia. Il governo punta a una forte adesione al nuovo sistema non escludendo che a livello europeo si possa arrivare all’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica con l’obiettivo di rafforzare la lotta all’evasione fiscale grazie a un sistema incrociato piu’ efficace di controlli. Con la fattura elettronica, infatti, si potranno fare analisi del rischio molto piu’ puntuali. Il processo verra’ introdotto gradualmente. Si partira’ dal primo luglio 2016 quando i titolari di partita Iva potranno sperimentare l’emissione, la trasmissione e la conservazione delle fatture elettroniche sul server dell’Agenzia delle Entrate. Poi dal primo gennaio 2017 le aziende potranno scegliere di passare dal regime cartaceo a quello telematico. In sintesi, chi la sceglierà avrà meno obblighi e controlli. In particolare, vengono meno gli obblighi di comunicazione relativi allo ‘spesometro’ e alle ‘black lists’. Inoltre, si garantisce una corsia preferenziale per ottenere i rimborsi Iva. “La fatturazione elettronica riguarda il settore privato, è facoltativa, non obbligatoria, ma prevede la riduzione dei termini di accertamento, un’agevolazione per le imprese a patto che sia consentita la tracciabilita’ delle transazioni”, ha sintetizzato Padoan. Il decreto sull’internaionalizzazione delle imprese, invece, intende rafforzare il ruolo che il fisco deve svolgere per spingere i grandi gruppi ad investire in Italia e viceversa. L’obiettivo e’ quello di ridurre i vincoli alle operazioni transfrontaliere e creare un quadro normativo quanto più certo e trasparente per gli investitori. Tra le principali novita’ del decreto figura l’introduzione di accordi preventivi per le imprese con attivita’ internazionale. L’obiettivo e’ quello di conferire maggiore organicità alla disciplina del ruling di standard internazionale (accordi fiscali, di natura preventiva, aventi ad oggetto diverse fattispecie di rilievo transnazionale) e creare un contesto di maggiore certezza per gli operatori. Viene inoltre introdotto un interpello per le società che effettuano nuovi investimenti, per dare certezza in merito ai profili fiscali del piano di investimenti che si intende attuare. Per potervi accedere e’ prevista una soglia minima di 30 milioni di euro per l’investimento, che puo’ consistere anche nella ristrutturazione di imprese in crisi ma solo nel caso in cui ci siano effetti positivi sull’occupazione. In pratica, chi vorra’ investire in Italia potra’ interrogare l’Agenzia delle Entrate con una specifica istanza sulle regole e le norme che disciplinano il trattamento fiscale del piano di investimento o di eventuali operazioni straordinarie che si vogliono realizzare. Il terzo decreto sull’abuso del diritto unifica in una condotta unica il concetto di abuso di diritto ed elusione fiscale: si verifica quando le aziende mettono in piedi operazioni straordinarie (come fusioni) che non hanno sostanza economica (come lo sviluppo di attivita’ o la creazione di posti di lavoro) ma solo la realizzazione di vantaggi fiscali indebiti. Quando l’Agenzia delle Entrate accerta la condotta abusiva, le operazioni elusive effettuate dal contribuente diventano inefficaci ai fini tributari e, quindi, non sono ottenibili i relativi vantaggi fiscali. Il contribuente dovra’ dimostrare le sue “valide ragioni extrafiscali” per giustificare le operazioni effettuate. Lo scopo, ha chiarito Padoan, e’ “fornire al contribuente margini chiari, senza incorrere in violazione volontaria”, e “l’onere della prova e’ a carico dell’amministrazione. Miglioriamo le condizioni di certezza in cui operano i contribuenti – ha concluso Padoan – e ci saranno benefici sia per il contribuente che per l’amministrazione”. Con lo stesso decreto viene istituito un nuovo schema di relazioni tra l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti (tax compliance) che varra’ in un primo momento soltanto per le imprese di maggiori dimensioni. L’accesso al regime, su base volontaria, e’ subordinato al possesso da parte del contribuente di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, che consenta l’autovalutazione preventiva e il monitoraggio dei rischi. Olre al nodo sulle soglie di punibilita’ a slittare sono anche altri decreti attesi come quello sulla riforma del catasto e sui giochi. Gli altri dlgs gia’ approvati a oltre un anno dal varo della delega sono quello sulle commissioni censuarie (primo passo della riforma del catasto), sulle semplificazioni (che ha dato il via alla sperimentazione del 730 precompilato) e sul riordino della tassazione dei prodotti da fumo.

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