“Draghi è il nostro Mes”. Quella frase di Faraone che scatena le polemiche. Chi ha ragione?

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2021-02-18

La colpa ancestrale di Conte è stata quella di non aver usato il Mes. Ma ora che anche Draghi tira dritto per quella strada, il Meccanismo salva Stati per i renziani non è più prioritario, tra le polemiche e le accuse di ipocrisia e opportunismo politico. Ma i numeri sembrano raccontare (anche) un’altra storia.

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Tutto nasce da una dichiarazione in aula di Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva in Senato.

“Ci chiedono strumentalmente perché non chiediamo più il Mes. Non lo facciamo perché il nostro Mes è lei, presidente Draghi, e questo governo”.

Una frase che, come prevedibile, ha scatenato un’infinità di polemiche e prese in giro, soprattutto da parte di chi ha ancora il dente avvelenato nei confronti di Renzi per aver aperto – e chiuso – la crisi di governo che ha portato alla fine del Conte 2. Crisi la cui motivazione simbolica, quasi iconica, è stata proprio la riluttanza dell’ex premier ad utilizzare i 36 miliardi di euro del Mes.

Cos’ha detto Draghi?

Ieri in tanti aspettavano di capire se e come sarebbe cambiata la posizione del nuovo governo Draghi rispetto a questo tema, e invece Draghi, un po’ a sorpresa, nei suoi quasi 50 minuti di intervento non ha mai toccato, neanche di sfuggita, la questione Mes né ha mai pronunciato questa parola, segno inequivocabile di come non sia affatto, almeno per il momento, nell’agenda politica dell’ex numero uno della Bce.

Eppure dai banchi di Italia Viva non è arrivata alcuna critica. Anzi, le parole di Faraone hanno addirittura rovesciato il tavolo, dimostrando, secondo alcuni, come la posizione sul Mes fosse nient’altro che una scusa come un’altra per arrivare all’unic0 vero obiettivo di Matteo Renzi: disarcionare Conte e chiudere l’esperienza di governo.

Cosa dicono i numeri?

Ma come… si chiedono in molti: avete fatto saltare un governo sul Mes e ora che Draghi si comporta sul fondo salva Stati esattamente come il suo predecessore, non avete niente da eccepire? In effetti le parole di Faraone suonano a dir poco stonate e si prestano a sfottò e accuse di ipocrisia politica. E’ altrettanto vero, però, che nel frattempo la situazione economica italiana non è più la stessa di quando governava Conte, e la ragione è da ricercare proprio nel cosiddetto “effetto Draghi”. L’approdo a Palazzo Chigi dell’ex banchiere ha prodotto una serie di effetti positivi nella fiducia dei mercati nei confronti dell’Italia, a cominciare dal calo dello Spread fino a “quota 100” e dal crollo dei rendimenti dei BTp, che ha reso molto meno conveniente il finanziamento europeo per la spesa sanitaria.

Insomma, la frase di Faraone, in apparenza una supercazzola, non appare del tutto infondata. Paradossalmente, in un’economia in cui i mercati si muovono sempre di più su concetti come fiducia, aspettativa e credibilità, Mario Draghi potrebbe, di fatto, avere “disattivato” il Mes e averlo reso non più prioritario come poteva esserlo fino a un mese fa. I numeri suggeriscono questo. Poi ci sono le ragioni politiche. E la sensazione che quelle, nel discorso di Faraone e nell’improvvisa timidezza di Renzi sul tema, abbiano influito molto di più di qualsiasi calcolo. La verità, incontestabile, è che Italia Viva ha deciso di aprire una linea di credito pressoché inesauribile nei confronti di Draghi. Se a Conte non si perdonavano neanche i respiri, a Draghi Renzi & C. sono disposti a perdonare tutto. Anche a costo di perdere la faccia.

 

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