Economia

Dove vanno a finire gli slogan di Matteo

Alessandro D'Amato 31/03/2015

La disoccupazione torna a salire in febbraio. L’Istat: i dati del governo sulle 79 mila attivazioni di nuovi contratti «non necessariamente significano nuovi occupati. Possono anche essere transizioni dal tempo determinato e altri tipi di contratti». Bicchiere mezzo pieno? Solo di superalcoolici

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I dati sull’occupazione rovinano la festa a Renzi. Dopo l’annuncio sui 79mila nuovi contratti attivati da parte del premier e del ministro Poletti, l’Istat certifica che il tasso di disoccupazione torna a salire e che i disoccupati sono 23mila in più, mentre diminuisce il numero di occupati (di 44mila unità) rispetto a gennaio. In più, l’istituto di statistica spiega che le nuove attivazioni annunciate tanto trionfalmente dal governo potrebbero essere anche transizioni dal tempo determinato all’indeterminato, senza la creazione di nuova occupazione. Il governo torna così a confrontarsi con dati e numeri negativi, e in più aleggia il sospetto (per nulla campato in aria) che le comunicazioni dei giorni precedenti fossero fumo negli occhi, oppure, più prosaicamente, una grande operazione di controinformazione preventiva. E così, mentre il presidente del Consiglio continua a vincere e a dominare nelle battaglie con la minoranza PD, la sfida più importante – quella per l’economia del paese – sembra averla davvero persa di vista. Con Civati e D’Attorre si maramaldeggia, con la disoccupazione è ancora la timidezza dell’azione governativa a farla da padrone.
 
LA DISOCCUPAZIONE NELL’ERA RENZI
Il tasso di disoccupazione torna a salire al 12,7% a febbraio, dopo il forte calo di dicembre e l’ulteriore diminuzione di gennaio. Lo rileva l’Istat nei dati provvisori segnalando un aumento di 0,1 punti sul mese e di 0,2 punti sull’anno, che riporta il tasso al livello di dicembre. I disoccupati sono 23 mila in più. A febbraio diminuisce anche il numero di occupati di 44 mila unità rispetto al mese precedente ma aumenta di 93 mila unità rispetto a febbraio 2014.  Il tasso di occupazione è al 55,7%, in calo di 0,1 punti sul mese e in crescita di 0,2 punti sull’anno. I tecnici dell’istituto precisano che si tratta di dati non confrontabili con quelli del governo sulle 79 mila attivazioni di nuovi contratti, che «sono dati di diversa natura e non necessariamente significano nuovi occupati. Possono anche essere transizioni dal tempo determinato e altri tipi di contratti». L’Istat informa che nel periodo dicembre-febbraio rispetto ai tre mesi precedenti l’occupazione «è rimasta sostanzialmente stabile, mentre il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,4 punti, in larga misura per la risalita del tasso di inattività».

disoccupazione renzi

I tassi di occupazione, disoccupazione, inattività (ISTAT, 31 marzo 2015)


LA DISOCCUPAZIONE E LE DIFFERENZE DI GENERE
A febbraio 2015 il numero di occupati rimane sostanzialmente stabile rispetto a gennaio per la componente maschile mentre diminuisce per quella femminile (-0,4%). Lo stesso andamento si osserva per i tassi di occupazione: il tasso di occupazione maschile, pari al 64,7%, rimane stabile mentre quello femminile, pari al 46,8%, diminuisce di 0,2 punti percentuali. L’aumento della disoccupazione osservato nell’ultimo mese è determinato dal maggior numero di donne in cerca di occupazione (+2,1%) mentre per gli uomini si registra un calo di minore entità (-0,5%). Il tasso di disoccupazione rimane stabile all’11,7% per gli uomini mentre per le donne sale al 14,1% (+0,3 punti percentuali).
ISTAT DISOCCUPAZIONE

Tassi di disoccupazione, occupazione e inattività per sesso (31 marzo 2015)


Il numero di giovani disoccupati, aumenta dell’1,7% su base mensile (+11 mila). L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 10,8% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza cresce nell’ultimo mese di 0,2 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) è pari al 42,6%, in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi.
 
LE MEDIE MOBILI E LA REALTÀ IRREALE
L’Istat pubblica anche le medie mobili mensili degli indicatori congiunturali. Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo dicembre-febbraio l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile, mentre il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,4 punti percentuali, in larga misura per la risalita del tasso di inattività (+0,3 punti). E questo vuol dire che al di là della propaganda l’effetto sul mercato dell’occupazione è ancora nullo. A margine dei numeri, osserviamo anche questo tweet di Filippo Sensi, portavoce di Matteo Renzi, che parla di “bicchiere mezzo pieno”:
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Bicchiere mezzo pieno? Certo, a patto di rassegnarsi quindi al fatto che il governo Renzi ha prodotto un aumento dell’occupazione pari a 8mila posti al mese, e di non notare che allora se ne sono persi 90mila rispetto a sei mesi fa:

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