Attualità
Il gestaccio di D’Anna a Lezzi finisce in Giunta
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-10-20
L’ex verdiniano si difende in Giunta: un Gip vuole processarlo per un gestaccio rivolto a Lezzi nel 2015. Lui giura: “È un equivoco”
Vincenzo D’Anna non è più in parlamento da questa legislatura dopo l’elezione a presidente dell’Ordine dei Biologi, dove sta dando il meglio di sé. Ma c’è un piccolo strascico della sua gloriosa attività parlamentare che ancora lo perseguita. Il gip di Roma Tamara De Amicis ha ritenuto infatti offensivo il gesto rivolto a Barbara Lezzi, all’epoca incinta: D’Anna parve (ma lui nega) invitare la collega a praticargli una fellatio: a causa di quel gesto fu sospeso per 5 giorni. E, racconta oggi Ilaria Proietti sul Fatto, il gip vorrebbe processarlo per quel gesto che ha ritenuto disgustoso. Ora la Giunta per le autorizzazioni a procedere dovrà decidere cosa fare:
Proprio su questi attimi dovrà decidere la Giunta, magari ricorrendo alla moviola, come si fa per gli episodi calcistici più contestati. Secondo la Lezzi, rivolgendosi a lei “il senatore D’Anna, in piedi, indica con entrambe le mani i propri genitali, mimando il gesto che l’interlo cutore avrebbe dovuto abbassare il capo verso le sue parti intime”.
Insomma un chiaro riferimento al sesso orale. D’Anna giura invece che le immagini “ritraggono prima la collega Lezzi con entrambe le mani nella tasca del cardigan che indossava mimando il suo stato interessante. E io che, in evidente polemica, ne mimavo la condizione indicando il ventre, la pancia, ma non certo i genitali, come subdolamente si vuol lasciar intuire”. Queste le due versioni, va detto, molto discordanti.
La difesa di D’Anna richiama, con molta nobiltà d’animo, le prerogative del Parlamento:
PER VINCENZO D’ANNA e s c l udere l’insindacabilità per una vicenda tutta insita “nella normale contrapposizione parlamentare creerebbe un pericolosissimo precedente, tale da condizionare l’espressione del pensiero di ciascuno di voi, non più liberi di esprimere voti e opinioni”. Si rischierebbe insomma un “vulnus per il Parlamento intero”.
Visto che in gioco ci sarebbero “le guarentigie di deputati e senatori previste dalla Costituzione a tutela dei rappresentanti del popolo”, che “devono essere sottratti a rischio di punizione per l’espressione delle proprieopinioni eper leazioni poste in essere a causa e nella funzione di parlamentare”.
Ora però la Giunta dovrà decidere se mandarlo a processo o meno. Tanti auguri, eh?