«Dal ministro Poletti un uso politico dei dati sull'occupazione»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-06

Alleva, presidente dell’ISTAT nominato da Renzi, critica il ministro del Lavoro del governo Renzi

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Giorgio Alleva, presidente dell’Istat nominato dal governo Renzi e ordinario di Statistica alla Sapienza di Roma, rilascia oggi un’intervista al Fatto Quotidiano in cui accusa il ministro Poletti di utilizzare politicamente i dati sull’occupazione. L’intervista, a firma di Carlo Di Foggia, spiega con cognizione di causa la vera situazione del mercato del lavoro in Italia e ridicolizza l’intenzione propagandista del ministero sui numeri dell’occupazione. Economista, è ordinario di Statistica alla facoltà di Economia alla Sapienza di Roma. Prima di diventare presidente dell’Istat, nel luglio 2014, Alleva è stato per otto anni nel consiglio dell’istituto. Sull’occupazione oggi dice:

I dati congiunturali, mese per mese, sono molto altalenanti, mostrano incertezze e fragilità importanti. Qualcosa però si muove: al di là delle oscillazioni mensili, le tendenze sono lievemente positive su base trimestrale, le risorse di lavoro impiegate dal sistema economico crescono. Seppur con numeri non importanti, anche il mercato del lavoro potrà migliorare. Le misure in campo sono tante e l’economia è da mesi in una fase nuova, di crescita lieve.

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I dati dell’Istat sulla disoccupazione a giugno

Insomma, le minime variazioni sono indice di una vitalità di certo preferibile allo zero assoluto dei precedenti, ma da qui a considerare miracolisticamente il funzionamento del Jobs Act ce ne corre. E sui dati?

Abbiamo assistito a un caos poco edificante di cui anche i giornalisti hanno un’ampia responsabilità. Quelli forniti dal ministero e dall’Inps sono dati di fonte amministrativa, non “statistiche”. Valutare il saldo tra attivazioni e cessazioni dei contratti come se fosse un aumento di teste, cioè di occupati, è una approssimazione non accetta bile. Il governo fa il suo mestiere, ma a me preoccupa molto quando si sbandierano dati positivi dello 0,1%, anche perché poi – come si è visto – portano a fare dietrofront il mese dopo. Sento la responsabilità anche personale di questa confusione. Stiamo studiando con ministero, Inps e Inail come valorizzare e integrare tutte le informazioni disponibili in modo che riproducano un quadro coerente e di elevata qualità. Conto di poter presto produrre trimestralmente un’informazione congiunta sul lavoro, e un rapporto annuale in co-titolarità.

Sul rischio che il governo acceda ai dati prima della pubblicazione Alleva risponde così:

No, il governo li conoscerà dopo le dieci di mattina come tutti quanti. Ogni ente è però geloso dei propri dati. Dobbiamo abbandonare le logiche proprietarie.La statistica è vitale per la democrazia: non si detiene il potere grazie a un uso spregiudicato dei numeri, è sbagliato. Noi ci stiamo muovendo diversamente e da settembre l’informazione trimestrale su occupati e disoccupati uscirà congiuntamente agli input di lavoro delle imprese e introdurremo intervalli di confidenza per consentire a tutti di tenere conto dei fisiologici problemi di precisione delle stime campionarie. Non siamo infallibili. Il ministero e l’Inps possono fare dei loro dati ciò che vogliono: io voglio sfruttare queste informazioni dal punto di vista della statistica ufficiale, poi se un ministro vuole usarli per fare le sue uscite non spetta a me commentare.

Infine, sul Jobs Act: funziona o no? «È presto per dirlo, i conti li faremo alla fine dell’anno. A oggi gli effetti non appaiono straordinari, sembrano esserci soprattutto sulle stabilizzazioni dei contratti precari, che non è poco».

Leggi sull’argomento: Disoccupazione, lo sboom del Jobs Act?

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