Andrea Crisanti verso l’addio al Comitato Tecnico Scientifico del Veneto (in polemica con Zaia)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-19

Il professore all’attacco di Zaia: «Non dimentichi che due dei principali consiglieri del presidente sono tra coloro che hanno detto che il virus è morto. Tutto questo ha delle conseguenze, indirizza scelte, comportamenti»

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Andrea Crisanti è pronto a dimettersi dal Comitato Tecnico Scientifico della Regione Veneto. Lo scrive oggi Il Messaggero riportando le parole del professore dopo che la regione ha scoperto di avere l’indice di contagio più alto d’Italia:

Scusi, professor Crisanti, ma il Veneto non era l’esempio da seguire?
«Sa cosa è successo? C’è stato un cambio totale di politica della Regione. Da quando ho avuto quelle polemiche con Zaia, tutto è cambiato. Non dimentichi che due dei principali consiglieri del presidente sono tra coloro che hanno detto che il virus è morto. Tutto questo ha delle conseguenze, indirizza scelte, comportamenti».

Nel Veneto la politica delle riaperture è stata tra le più aggressive.
«A un certo punto – riflette a voce alta Crisanti – le esigenze politiche hanno prevalso sulle indicazioni della scienza. Era necessaria una comunicazione che invitasse a prudenza e responsabilità. Invece, ci sono stati solo segnali contraddittori: “apriamo”, “non apriamo”, “è finito tutto”, “il virus è morto”».

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Anche il Veneto paga un conto salato ai casi di importazione. Non c’è stata una certa disattenzione su questo fronte?
«Il 30 marzo avevo scritto alla Regione evidenziando la necessità di monitorare le comunità dei richiedenti asilo. Su questa cosa non ho mai ricevuto risposta».

Il Veneto era l’esempio luminoso del contact tracing, dei tamponi di massa ma mirati.
«La sorveglianza attiva era un concetto che avevo proposto io. Ora c’è gente in Regione, che dice che i tamponi sono inutili. La maggior parte dei tamponi, nelle ultime settimane, è stata fatta solo tra il personale sanitario, tralasciando completamente il territorio. I numeri che vediamo sono le conseguenze. È un problema culturale, non tecnico». Cosa significa? «Servirebbero messaggi improntati alla prudenza e uniformi, non contraddittori tra un giorno e l’altro».

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