L’indice di contagio del Veneto è il più alto d’Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-18

«I dati sono relativi al periodo 6-12 luglio, successivo alla terza fase di riapertura, avvenuta il 3 giugno — recita il report dell’Iss —. Verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione 2-3 settimane prima (quindi dopo le ultime riaperture di palestre, piscine, spiagge, locali, ndr)

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In Veneto c’è l’indice di contagio più alto d’Italia. E questo probabilmente perché c’è chi va in giro a dire che il Coronavirus è morto, spingendo la popolazione a essere più lasca con le protezioni. Spiega oggi il Corriere del Veneto che a causa della ventina di nuovi focolai riscontrati, quasi tutti di importazione, la scorsa settimana pur con un Rt più basso (1,2) insieme all’Emilia Romagna ha mantenuto lo scenario peggiore d’Italia. Riconfermato ieri dall’ultimo report diffuso da ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità, che ancora segnalano il Veneto, stavolta da solo, come la regione più a rischio tra le sei con Rt superiore a 1: l’indice del contagio è risalito a 1,61. Peggio della Lombardia, che si ferma a 1,14, mentre l’Emilia Romagna scende a 1,06. Poi ci sono Toscana con 1,24, Piemonte con 1,06 e Lazio con 1,23.

indice di contagio rt veneto
L’indice di contagio RT in Veneto (Corriere del Veneto, 18 luglio 2020)

«I dati sono relativi al periodo 6-12 luglio, successivo alla terza fase di riapertura, avvenuta il 3 giugno — recita il report dell’Iss —. Verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione 2-3 settimane prima (quindi dopo le ultime riaperture di palestre, piscine, spiagge, locali, ndr). Oltre ai focolai attribuibili alla reimportazione dell’infezione vengono segnalate alcune piccole catene di trasmissione di cuirimane ignota l’origine. Si segnalano in alcune regioni nuovi casi importati da altre regioni o Stati. Si osservano pertanto negli ultimi 14 giorni stime superiori ad 1 in sei regioni, dove si sono verificati recenti focolai. Persiste l’assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, ma in alcune parti del Paese la circolazione di Covid-19 è ancora rilevante, quindi si invita alla cautela».

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