Economia
Cosa prevede la riforma delle banche di credito cooperativo
neXtQuotidiano 15/02/2016
La holding in cui dovrebbero finire tutte le Bcc tranne quelle con un patrimonio di 200 milioni. L’opposizione di Scelta Civica e Federcasse
Il Consiglio dei ministri ha approvato giovedì la riforma delle Banche di credito cooperativo con la nascita di una holding sotto cui finirebbero tutte le Bcc. All’ultimo minuto è stata inserita una norma nel decreto che permette alle Bcc più grandi di non aderire alla holding, cambiando lo schema concordato con Federcasse. Spiega il Corriere della Sera:
Una modalità che secondo i detrattori del provvedimento approvato dal governo, ma di cui ancora non si conosce il testo definitivo, si configurerebbe come discriminatoria (solo alcuni istituti potrebbero scegliere di non aderire), oltre che un regalo, poiché le banche cooperative, versando all’erario il 20% delle riserve indisponibili (accumulate in regime di esenzione di imposta) potrebbero disporre del restante 80% e diventare spa.
La norma è finita anche nel mirino del viceministro all’Economia Enrico Zanetti e di Scelta Civica. Con la riforma le Bcc sono obbligate a costituire una holding che abbia almeno un miliardo di euro di patrimonio. Quelle che hanno un patrimonio di 200 milioni possono non aderire alla holding diventando una SPA: potranno così tenersi le riserve indisponibili pagando un’imposta straordinaria del 20%. La cosiddetta «way out» per le Bcc con oltre 200 milioni di patrimonio — lamenta Federcasse — rischia di indebolire il nascente gruppo unico e lo spirito cooperativo. Inoltre sarebbe discriminatoria perché non lascia a tutti gli istituti la facoltà di scelta. E si contesta la possibilità della «Bcc spa» di prendersi le «riserve indisponibili».
Spiega ancora il Corriere:
Le riserve sono considerate indisponibili perché non possono essere ripartite tra i soci neanche in caso di scioglimento della coop. Le Bcc hanno l’obbligo di mettere a riserva il 70% degli utili per svolgere l’attività mutualistica, e per questo godono di benefici fiscali. Quando l’attività mutualistica cessa, la banca deve versare le riserve ai fondi mutualistici. Per Federcasse l’utilizzo delle riserve per una «Bcc spa» viola l’articolo 45 della Costituzione che «riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata».