Economia

Cosa pensa Renzi sugli azionisti delle banche salvate che hanno perso tutto

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-12-06

Il premier prepara un intervento ma sottolinea: «Nessuna truffa»

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Oggi Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera intervista Matteo Renzi, il quale, tra i tanti argomenti, tocca anche quello relativo ad azionisti e obbligazionisti di Banca Marche, CariFerrara, Banca Etruria e CariChieti che hanno perso tutti i loro soldi dopo il salvataggio degli istituti di credito. Renzi promette che il governo farà qualcosa per chi ha perso tutto, anche se sottolinea che i correntisti e gli obbligazionisti hanno siglato contratti regolari. Rivendica poi che il governo non ha usato denaro pubblico per salvare gli istituti, “dimenticando” che il piano del governo prevedeva l’utilizzo di denaro pubblico prima dello stop della Commissione Europea, che ha bollato l’intervento come aiuto di stato, e che la deducibilità dei contributi al fondo (appannaggio delle banche che hanno salvato le quattro in difficoltà) è comunque un aiuto pubblico, anche se meno ampio di quello che aveva previsto l’esecutivo e spalmato su più anni.

«Se il governo non fosse intervenuto queste banche avrebbero chiuso, i dipendenti sarebbero andati a casa e i correntisti non si sarebbero salvati. Rivendico con orgoglio l’azione del governo per salvare le banche, i lavoratori e i correntisti senza usare denaro pubblico. La vicenda subordinati non è facile, ma cercheremo di aiutare queste persone. Che però non sono truffate: hanno siglato contratti regolari, sia chiaro. Quello che è successo a certe banche è il frutto di venti anni di scelte discutibili.
In passato i governi hanno deciso di non intervenire per il consolidamento del sistema bancario: credo sia stato un errore. La Merkel ha messo 247 miliardi per salvare il sistema del credito tedesco (che ancora oggi è peggio del nostro), ma chi ci ha preceduto a Palazzo Chigi ha pensato di rinviare i problemi. Adesso i nodi sono al pettine. Noi non ci tiriamo indietro di fronte alle responsabilità. Abbiamo sistemato le popolari, tra mille polemiche. E dopo Natale vogliamo consolidare le banche del credito cooperativo, facendone uno dei gruppi bancari più solidi sul modello del Crédit Agricole».

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La sobria foto con cui il Corriere della Sera illustra l’intervista a Renzi


Ma qual è la proposta di Renzi? Si parla di una dote di 100 milioni per il fondo di solidarietà per i piccoli risparmiatori penalizzati dal dl salva-banche. Sarebbe questa la mediazione su cui governo e e maggioranza potrebbero trovare l’accordo per la soluzione da inserire nella legge di stabilità. Secondo quanto si apprende, il fondo potrebbe essere finanziato per due terzi dalla banche e per un terzo dallo Stato ma non è escluso che si possa arrivare anche a una ripartizione paritaria tra risorse pubbliche e contributo degli istituti di credito. La mediazione punterebbe a rimborsare in parte i piccoli investitori e terrebbe sicuramente fuori gli investitori istituzionali che hanno in portafoglio le obbligazioni subordinate delle quattro banche. Si calcola in trecento milioni il totale di obbligazioni in mano ai piccoli risparmiatori, che verrebbero così rimborsati di un terzo di quanto perduto. Con soldi pubblici. Ovvero, quello che Renzi diceva di aver evitato.

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