Coronavirus: i contagi in aumento e il caso Lombardia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-20

I dati dell’emergenza Coronavirus continuano ad essere preoccupanti: sono 813 in più , di cui 462 in Lombardia, le persone contagiate dall’inizio dell’epidemia, almeno quelle certificate da tampone, registrate dalle regioni e inserite nel bollettino della protezione civile. E sono 162 i morti, in Lombardia 54

article-post

I casi di contagio da Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 tornano ad aumentare. E la Lombardia fa la parte del leone ritagliandosi oltre la metà dei numeri assoluti della crescita, un dato che si spiega con l’aumento dei tamponi. Mentre uno studio del Sacco e dell’Università di Milano sostiene che siano sfuggiti ai numeri ufficiali ben 231mila contagiati solo a Milano.

Coronavirus: i contagi in aumento e il caso Lombardia

I dati dell’emergenza Coronavirus continuano ad essere preoccupanti: sono 813 in più , di cui 462 in Lombardia, le persone contagiate dall’inizio dell’epidemia, almeno quelle certificate da tampone, registrate dalle regioni e inserite nel bollettino della protezione civile. E sono 162 i morti, in Lombardia 54. Continuano a diminuire invece i pazienti ricoverati in ospedale, sono scesi sotto quota 10 mila (per la precisione sono 9.991), 33 in meno rispetto al giorno prima. Sono 716 i malati in terapia intensiva (-13 rispetto al giorno prima).

coronavirus numeri regioni
Coronavirus: i numeri nelle regioni (Corriere della Sera, 20 maggio 2020)

La risalita della curva è sempre influenzata dalla regione più colpita. Ieri in Lombardia sono stati eseguiti 14.918 tamponi, il giorno prima «soltanto» 5.078 e i casi positivi erano 175. Più tamponi più casi positivi. Anche le vittime lombarde lunedì erano «soltanto» 24. Ieri invece, come detto, sono raddoppiate. Oltre 2000 persone sono guarite, per un totale di 129.401 e quelle attualmente ancora positive al tampone sono 65.129, 1.424 in meno rispetto al giorno prima.

lombardia numeri coronavirus
I numeri del Coronavirus in Lombardia (DiMartedì)

Risale dunque anche la percentuale di crescita del contagio: la media nazionale è dello 0,4%, influenza dalla risalita in Lombardia (ieri +0,5%), tutte le altre regioni sono al di sotto e in Molise fortunatamente non si è registrato nessun nuovo caso.

aumento casi coronavirus
L’aumento percentuale dei casi di Coronavirus (Fonte: pagina FB Riccardo Puglisi)

Sull’aumento pesa sicuramente il maggior numero di tamponi effettuati rispetto al giorno precedente e che rappresenta comunque un monito, tanto che il ministro per le autonomie Francesco Boccia è tornato a ribadire che, in caso la curva riprendesse a salire, si dovrà necessariamente provvedere a nuove chiusure localizzate. Che saranno di esclusiva competenza dello Stato: la circolare del capo di gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi ai prefetti chiarisce che non potranno essere i governatori a decidere se aprire o bloccare i confini: gli spostamenti potranno essere limitati solo con provvedimenti statali, adottati in relazione a “specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree”.

Il problema Lombardia

Che la Lombardia resti un problema lo conferma anche il rapporto tra contagiati e tamponi: se in tutta Italia è di circa 2 nuovi positivi ogni centro test fatti, a Milano e dintorni è ad oltre 4 su 100. Nel resto d’Italia, invece, il trend continua complessivamente la discesa e, almeno per il momento, non si registrano particolari ripercussioni dopo l’allentamento delle misure deciso il 4 maggio: continuano a diminuire i malati in terapia intensiva (716, rispetto a domenica 33 in meno) in tutta Italia, con i posti occupati dai pazienti Covid che sono ben lontani dalla soglia critica del 30%, i guariti sono quasi 130mila e per la prima volta dal 15 marzo i ricoverati con sintomi tornano sotto i diecimila (9.991). Tutte le regioni restano dunque al momento a rischio ‘basso’, mentre è ‘moderato’ in Lombardia, Molise e Umbria. I dati dei prossimi giorni, che terranno conto anche delle nuove riaperture, diranno se il trend rimarrà quello attuale o se è destinato a risalire. In questo caso, ha ripetuto ancora il governo, si dovranno necessariamente richiudere aree del paese. E intanto Uno studio di 16 ricercatori divisi dell’ospedale Sacco, dell’Università Statale e del Policlinico di Milano tra cui spicca il nome del professor Massimo Galli dice che il Coronavirus SARS-COV-2 è comparso a Milano nella prima metà di dicembre e che 231mila casi non sono mai stati diagnosticati, contribuendo così allo scoppio dell’epidemia sul territorio lombardo. Dello studio parla oggi Davide Milosa sul Fatto Quotidiano e si basa sull’analisi sierologica del sangue di 789 donatori dell’area di cui il 60% risiede in città.

Il sangue è stato prelevato dalla banca del Policlinico dove ogni anno vengono raccolti circa 40 mila campioni. Naturalmente essendo donatori si tratta di persone sane e certificate. Senza patologie generali e senza sintomi Covid o simil Covid. I campioni di sangue vanno dal 24 febbraio (tre giorni dopo la scoperta del paziente 1) all’8 aprile. Tutti sono stati analizzati “mediante un test immunologico a flusso laterale” attraverso il “metodo Elisa”, il più affidabile in assoluto e con una percentuale di errore sotto l’l%.

Il primo dato che impressiona è il numero di questi individui sani ma positivi agli anticorpi (IgM e IgG) contro il virus. Alla data dell’8 aprile ben il 7% del campione è risultato sieropositivo. Il che apre uno squarcio nell’indeterminato mondo dei sommersi. Si legge nello studio: “A livello della provincia di Milano, queste stime corrisponderebbero all’8 aprile a 231.460 casi non diagnosticati, il che significa che solo uno su 20 è stato diagnosticato dal ministero della Salute”. La cifra, si legge nello studio, ben si accorda al dato nazionale che indica nel 9,8% (poco meno di 6 milioni) la popolazione contagiata dal virus. Insomma, un altro mondo se solo si pensa che i dati ufficiali della Regione Lombardia comunicati la sera dell’8 aprile parlavano d i 12.039 contagi totali.

contagiati lombardia milano

Se questa è la fotografia di quella giornata, ancora più interessante l’istantanea che emerge dall’analisi dei primi giorni dell’emergenza. A partire dal 24 febbraio al primo marzo, del totale dei donatori analizzati, il 4,6% ha mostrato di essere positivo ai due tipi di anticorpi. Il dato comprende sia IgM che IgG. “Questi numeri – si legge nel report – indicano che l’infezione si stava diffondendo nella popolazione prima” che si verificasse “il rapido aumento dei casi gravi di Covid-19”. Il che conferma la corsa del virus a partire almeno dal 26 gennaio come ha spiegato lo studio del professor Galli sulle sequenze complete di SarsCov2. La percentuale del 4,6% applicata in modo proporzionale alla popolazione dell’area metropolitana (3,2 milioni di abitanti) indica che nell’ultima settimana di febbraio nel Milanese i positivi potevano essere circa 150 mila. Che fine hanno fatto oggi?

La domanda resta senza risposta. E, nell’ipotesi di nuovi focolai, questo diventa ancora più inquietante.

Leggi anche: Trump rivela che sta assumendo idrossiclorochina per “prevenire” il Coronavirus

Potrebbe interessarti anche