Economia
Gli aumenti per gli statali
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-12-23
Firmato nella notte il contratto. L’intesa riguarda circa 247mila persone, dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici
Firmato nella notte, dopo mesi di trattative e un blocco nelle retribuzioni di quasi dieci anni, l’accordo per il rinnovo del contratto degli statali. L’intesa riguarda circa 247mila persone, dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Firmato da sindacati e Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo nelle trattative, l’accordo prevede aumenti retributivi sullo stipendio base con una forbice che va dai 63 ai 117 euro mensili lordi a regime. A questi incrementi bisogna aggiungere l’assegno per i livelli più bassi, che oscilla tra i 21 e 25 euro (valido per dieci mensilità) e un plus per le amministrazioni più ‘ricche’ da caricare sul salario accessorio. La tranche di aumenti per il 2018 scatterà da marzo.
L’intesa, destinata a fare da apripista per altri comparti, prevede una forbice di aumenti sullo stipendio base dai 63 ai 117 euro mensili lordi a regime. A questo aumento tuttavia va aggiunto un assegno per dieci mensilità tra i 21 e i 25 euro per le retribuzioni piu’ basse mentre alcune amministrazioni potranno erogare un bonus supplementare. La tranche di aumenti per il 2018 scatterà da marzo. “Un risultato storico. Un contratto che da piu’ diritti e archivia la legge Brunetta”, ha commentato la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino. “Dopo oltre nove anni finalmente restituiamo un contratto nazionale ai lavoratori pubblici, il primo che sottoscriviamo è quello delle Funzioni Centrali che riguarda i lavoratori dei ministeri, delle agenzie e degli enti pubblici non economici”. Si tratta, aggiunge, “di quasi 250 mila lavoratrici e lavoratori a cui estendiamo diritti, in particolare su permessi e congedi dove introduciamo tutele importanti, sia per l’espletamento di visite, terapie ed esami diagnostici sia alle donne vittime di violenza alle quali, dopo i tre mesi di congedo previsti dalla legge, il contratto garantisce altri tre mesi di aspettativa. Si estendono, inoltre, le norme sul diritto allo studio includendo i lavoratori a termine e riconoscendo anche il diritto a svolgere la formazione prevista da albi o ordini, si potenzia e si rende piu’ esigibile la formazione e si introduce il libretto formativo”.