Economia
I comuni che spendono di più
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-02-23
Primato a Caserta, Reggio Calabria e Rieti. A Roma il divario spesa-fabbisogno è di 568 milioni
Un dossier di Confartigianato raccontato oggi da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera mette a confronto la spesa reale dei Comuni capoluogo di provincia con il fabbisogno standard. Il fabbisogno standard è il volume di spesa considerato ottimale per ogni Comune sulla base di alcuni parametri come territorio, popolazione, servizi pubblici. I Comuni tecnicamente inefficienti sono il 20% del totale ma assorbono il 30% della spesa complessiva delle amministrazioni. Particolarmente interessante è la condizione di Roma:
I dati sono relativi all’anno 2013, ma se da allora è cambiato ben poco per quanto riguarda la spesa, ancor meno è successo sul fronte della qualità dei servizi. Osserva Beppe Grillo che la città «avrebbe bisogno di finanziamenti» come le altre capitali europee, riconoscendo «che Parigi e Londra vengono considerate come capitali, mentre Roma no». E ha ragione. Resta il fatto che pure i soldi che arrivano vengono spesi assai male. Secondo lo studio della Confartigianato Roma appartiene infatti a quella categoria di Comuni italiani considerati tecnicamente inefficienti.
Sono il 20% del totale, ma assorbono il 30% della spesa comunale complessiva. Si tratta di quegli enti locali che offrono meno servizi della media e di scadente qualità ma costano più del cosiddetto «fabbisogno standard». Di che cosa si tratta? È il volume di spesa considerato ottimale per ogni Comune sulla base di alcuni parametri oggettivi: dalle dimensioni (territorio e popolazione) al livello dei servizi pubblici (scuole, trasporti, smaltimento dei rifiuti, cultura…).
L’applicazione dei fabbisogni standard per il finanziamento dei Comuni in luogo del vecchio metodo della spesa storica era prevista dalla legge sul federalismo fiscale di sei anni fa. Ma il meccanismo non è mai entrato concretamente a regime: dal 2011 sono piovuti su quelle norme ben 16 decreti e ricorsi a raffica. Con il risultato che oggi, contrariamente a quanto previsto dalla legge, i fabbisogni standard non vengono nemmeno più pubblicati sulla Gazzetta ufficiale. E tanta polvere continua a finire sotto il tappeto. Cominciando proprio da Roma. Basta pensare che oltre un terzo degli sprechi di tutti i 23 Comuni ritenuti inefficienti, calcolati in un miliardo e 598 milioni, è imputabile alla Capitale: dove la differenza fra spesa effettiva e fabbisogno standard è del 18,3%. Sotto accusa soprattutto i trasporti, la gestione dei rifiuti e il funzionamento dell’amministrazione.