Il complotto di Obama contro FCA e Marchionne

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-01-13

L’Agenzia per l’ambiente USA contesta a Fiat-Chrysler di aver violato alcune norme sulle emissioni nascondendo l’esistenza di alcuni software (cosa che già costituisce una violazione), l’indagine è stata appena aperta e non è chiaro se si tratta di “defeat device” ma in Italia c’è già chi adombra un complotto di Obama per intralciare FCA e soprattutto Trump

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Dieselgate, questa è la parola che ha fatto infuriare Sergio Marchionne e crollare il titolo FCA che ieri dopo l’annuncio di un’indagine di EPA e California Air Resources Board (CARB) sulle emissioni di alcuni propulsori Fiat-Chrysler ha perso più del 16% a Piazza Affari. L’ Environmental Protection Agency e la CARB accusano hanno comunicato alla casa automobilistica una “notice of violation“, alla quale potrebbe seguire l’apertura di un contenzioso relativamente alla presunta violazione della normativa riguardante le emissioni, il Clean Air Act. Secondo l’agenzia federale FCA avrebbe installato un software segreto per la gestione dei motori che avrebbe come risultato l’aumento delle emissioni di ossido d’azoto oltre i limiti consentiti.

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L’andamento del titolo FCA ieri a Piazza Affari [Fonte Il Sole 24 ore del 13/01/2017]

Cosa ha scoperto EPA nei diesel di FCA

I modelli incriminati sono due, entrambi con motore diesel: il pick up Dodge Ram 1500 e il suv Jeep Grand Cherokee (prodotto dal 2014 al 2016). Le vetture coinvolte sarebbero, sempre secondo l’agenzia federale, almeno 104.000. Tutto questo avviene proprio il giorno dopo che la Volkswagen ha accettato di pagare una multa da 4,3 miliardi di dollari per avere deliberatamente violato la normativa sulle emissioni grazie all’uso di uno specifico software in grado di mascherare i reali consumi dei propri motori diesel. Anche Fiat-Chrysler rischia una multa da 4,6 miliardi di dollari, scrive il Financial Times, ma al momento bisogna tenere presente che le autorità di controllo non hanno ancora detto a cosa realmente serve il software incriminato. Si sa solo che dalle indagini di EPA è emersa l’esistenza di almeno otto auxiliary emission control devices (AECD) la cui presenza non era stata resa nota alle autorità di controllo. Per la verità né EPA né CARB hanno detto che il software segreto aveva come scopo principale quello di mascherare il livello delle emissioni nocive (cosa che invece è stata accertata per il caso di VW) ma hanno chiesto a FCA di fornire informazioni precise per dimostrare che il funzionamento del software rientra nelle eccezioni consentite e che non è una “defeat device” ovvero un dispositivo per “barare” sulle emissioni. Rimane il fatto, come ha ricordato Cynthia Giles della EPA, che FCA aveva l’obbligo di rivelare i motivi del funzionamento di quel software segreto tenuto nascosto, cosa che però la casa automobilistica non ha fatto:

Failing to disclose software that affects emissions in a vehicle’s engine is a serious violation of the law, which can result in harmful pollution in the air we breathe

La violazione quindi riguarda – per ora – il fatto che FCA non abbia resa nota l’esistenza del software e i motivi del suo funzionamento come invece è previsto dal Clean Air Act che . Per il momento infine per FCA il problema è circoscritto agli Stati Uniti, visto che quei due modelli sono venduti negli USA e non in Europa ma non è da escludere che nel caso venisse provata la violazione possano essere sottoposti ad esame anche i diesel venduti nel Vecchio Continente.

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La “notice of violation” di EPA nei confronti di FCA

La storia di FCA finita nella guerra tra Obama e Trump

Questi fin’ora sono i fatti puri e semplici così come peraltro vengono riportati dai giornali americani che ovviamente riferiscono anche la secca smentita di Sergio Marchionne, indignato dalle accuse dell’EPA e dicendosi sicuro di avere la coscienza pulita spiega che a FCA «non siamo così stupidi, nessuno ha barato o commesso frodi ed è curioso, e spiacevole, che l’Epa abbia deciso di affrontare così pubblicamente una questione che avremmo già potuto chiarire». Il che evidentemente è strano perché nella nota di EPA viene proprio scritto che FCA per prima non ha dichiarato l’esistenza dei software commettendo quindi una prima violazione. Ma l’Ad di FCA passa anche al contrattacco e nota «la strana tempistica di un’amministrazione in scadenza». Dal momento che l’EPA è un’agenzia federale spetta a Donald Trump nominare il prossimo direttore ed è noto che il Presidente eletto (che qualche giorno fa ha lodato FCA e Marchione) ha intenzione di nominare al vertice dell’EPA (la CARB è invece un’agenzia statale californiana) Scott Pruitt che fa parte della schiera degli “scettici” del cambiamento climatico. Ed è a questo punto che sui giornali italiani, ad esempio Repubblica, si aprono i “retroscena”, che in gergo giornalistico sono le ipotesi di complotto.
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Forse per non scontentare quello che è uno dei più importanti inserzionisti pubblicitari a Repubblica declassano la faccenda come l’ultima mossa dell’era Obama, quasi un dispetto del Presidente uscente a FCA (strano visto che Obama in passato si è molto complimentato proprio con Marchionne e Fiat per aver salvato Chrysler e migliaia di posti di lavoro americani) e a Donald Trump. FCA sarebbe quindi finita in mezzo alla guerra tra i due Presidenti, con Obama che non vuole che Trump smantelli quanto di buono ha fatto per proteggere l’ambiente e con il secondo che ha già annunciato una profonda deregulation anche in materia ambientale. Per Federico Rampini l’EPA diventa così “il braccio armato” di Obama. Ed è ironico che per “salvarsi” FCA debba fare affidamento sul fatto che fra dieci giorni al vertice dell’EPA ci sarà uno dei più acerrimi nemici dell’EPA stessa. Dal momento che l’indagine dell’EPA è ancora all’inizio è ancora presto per dire che si tratta di un nuovo “dieselgate”, quello che sembra essere certo è che FCA ha nascosto alle autorità che si occupano dell’omologazione dei propulsori l’esistenza di otto AECD la cui esistenza contribuisce ad aumentare le emissioni di inquinanti. È questa è la violazione contestata a Fiat-Chrysler e la risposta di Marchionne che spiega che i motori sono progettati in Europa dove le regole sono diverse (“I nostri motori diesel sono realizzati soprattutto da tecnici europei che sono abituati alle norme europee. È possibile che questo abbia creato dei problemi”) suona terribilmente simile a quella data dai vertici di VW all’epoca. E non sembra una buona spiegazione, soprattutto per i polmoni dei consumatori europei.

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