Come Di Maio e Salvini vogliono evitare la procedura d’infrazione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-06

La domanda è: cosa si impegna fare questo governo per correggere la rotta con il bilancio da presentare entro il mese di ottobre? La risposta, per ora, non c’è

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Ci sono venti giorni di tempo per trovare subito dieci miliardi. Poi altri 30 con la Legge di Bilancio del Governo del Cambiamento. Questi sono i numeri che l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte deve fronteggiare per evitare la procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea. Senza un accordo  la Commissione potrebbe alzare definitivamente il cartellino rosso già il 26 giugno. E a quel punto il 9 luglio l’Italia diventerebbe il primo Paese a finire formalmente sotto procedura per debito. Costretta a rispettare manovre correttive per un lungo periodo, tra i cinque e i dieci anni.

Come l’Italia vuole evitare la procedura d’infrazione

Ma l’Italia, ah l’Italia, non ci sta. S’alza un solo grido da Lampedusa a Trieste: “Europa Matrigna”. Amedeo La Mattina su La Stampa spiega che la Lega è pronta a chiedere più deficit per tutti:

Rimane il punto di fondo: come rispondere alla lettera. Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera suggerisce di rinviare la discussione con la nuova Commissione. Quella che ha inviato la missiva che propone la procedura d’infrazione è ormai il passato. «Ci vengono chieste altre tasse e tagli: questo per la nostra economia significherebbe andare in recessione. Siccome ci chiedono cose sbagliate noi non le faremo», afferma Borghi che propone altre soluzioni.

Intanto intervenire sulle regole di calcolo del deficit e tornare al parametro del 3% per tutti i Paesi europei, anche per quelli come la Francia e la Spagna che l’hanno superato. L’altra proposta è di far finanziare dalla Bce, tramite la Banca europea degli investimenti (Bei), 100 grandi opere, compresa la Tav.

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Si tratta di un’ipotesi affascinante, di quelle tipiche del giocatore di poker che quando l’avversario punta risponde che raddoppia la posta, sicuro che l’altro non andrà mai a vedere la coppia di 7 che in realtà l’Italia ha in mano: cosa può andare storto?

La risposta di Tria e Conte alla UE

Intanto Luca Cifoni sul Messaggero spiega che la posizione ufficiale del governo sarà quella di sostenere che il deficit sta già calando e che non c’è bisogno di fare molto:

Alla cifra si arriva mettendo nel conto – oltre ai 2 miliardi di tagli ai ministeri “congelati” che ora vengono dati per acquisiti – maggiori entrate tributarie e contributive pari allo 0,17 per cento del Pil e altre entrate pari ad uno 0,13. Nel prima caso si tratta di introiti attesi in base ai risultati piuttosto favorevoli dei primi quattro mesi dell’anno (connessi anche con l’avvio della fatturazione elettronica) nel secondo di dividendi, maggiori rispetto alle stime, fatti affluire al Tesoro dalla Banca d’Italia e da alcune partecipate pubbliche.

In tutto dunque si ottengono tre decimali di Pil, poco più di 5 miliardi di euro. In senso opposto incidono maggiori spese che si renderanno necessarie con l’imminente assestamento di bilancio, pari all’1,2 per cento del Pil, circa 2 miliardi. A questo punto il disavanzo scenderebbe al 2,2 per cento; aggiungendo risparmi per 1,3 miliardi (lo 0,07 per cento del Pil) su reddito di cittadinanza e Quota 100 si scenderebbe ulteriormente al 2,1. È possibile che le previsioni sulle due misure-simbolo della maggioranza di governo siano prudenti, ma data anche la delicatezza politica del tema ulteriori valutazioni potranno essere fatte solo più avanti.

Rimandando e rimandando come nella migliore tradizione della Prima Repubblica.

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