Economia

AAA: cercasi esperti per uscire dall'Europa, firmato UK

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-07-12

A quanto pare il Regno Unito ha fatto i conti senza l’oste e ora si accorge che non ha abbastanza personale per poter rinegoziare tutti gli accordi e monitorare il rispetto delle normative comunitarie che il Paese dovrà far proprie.

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Per uscire dall’Unione Europea il Governo britannico dovrà assumere negoziatori stranieri per rinegoziare tutti gli accordi commerciali con l’UE e gli altri paesi membri del WTO nel momento in cui decidesse di attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona e uscire dall’Unione Europea. Se gli inglesi credevano che la Brexit avesse come prima conseguenza la possibilità di fare a meno degli stranieri e di fare tutto “in casa” questa potrebbe essere la prima di una lunga serie di smentite.

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Alla ricerca dell’accordo più conveniente, si scopre che forse rimanere nell’UE conviene davvero

AAA Chi ci aiuta a uscire dall’Unione Europea?

Per uscire dall’Unione dal punto di vista formale basterà il voto del Parlamento britannico, ma dal punto di vista tecnico sono molti i dettagli che andranno discussi con la controparte, ovvero il Consiglio d’Europa. A partire dal futuro status del Regno Unito e dei nuovi rapporti con la UE fino alle modalità di accesso al mercato unico europeo, tutto sarà oggetto di negoziati. C’è chi dice che per negoziare la Brexit ci vorranno almeno un paio d’anni (perché questa è la tempistica prevista dal Trattato) ma potrebbe volerci molto di più. Sul piatto non ci sono solo gli accordi commerciali con l’Unione ma anche quelli con tutti i paesi che hanno negoziato accordi con la UE, accordi dei quali il Regno Unito ha potuto godere fino ad oggi. A quanto pare il Regno Unito, che dal 1973 ad oggi si è affidato ai negoziatori dell’Unione non ha un numero sufficiente di operatori per poter condurre i negoziati, e dovrà per forza affidarsi a personale straniero per colmare le carenze di organico. Il Paese dovrà infatti negoziare, nella peggiore delle ipotesi, accordi con una cinquantina di stati ma ha a disposizione poco più di una quarantina di negoziatori (per fare un confronto Quartz riferisce che l’UE impiega circa 550 negoziatori). Il problema cruciale pare essere l’esperienza pregressa; per portare a casa un accordo come il TTIP, per il quale ci sono voluti anni di trattative il ruolo dei mediatori è fondamentale, soprattutto quando non si può più far valere il peso politico di un Paese membro dell’Unione. Se infatti probabilmente gli accordi con la UE saranno la parte più semplice del processo perché in fondo una volta trovata la chiave in base alla quale interpretare il nuovo ruolo della Gran Bretagna in Europa il processo sarà più o meno automatico le cose andranno diversamente quando si tratterà di negoziare accordi di scambio con gli Stati Uniti, che hanno già fatto sapere che il Regno Unito sarà in fondo alla lista per i negoziati. Minacce, senza dubbio, fatte con lo scopo di spingere gli elettori a votare Remain che difficilmente saranno applicate in modo così duro. Ma senza dubbio agli USA darà fastidio il fatto di non poter più contare sugli accordi commerciali speciali con l’UK per fare entrare le merci statunitensi sul libero europeo in maniera agevolata. Ed è proprio su accordi come questi che il ruolo giocato da gruppi di negoziatori esperti sarà fondamentale. Peccato però che il Regno Unito non abbia il personale necessario per farlo e che quindi “per prendersi indietro il paese” (come dicevano i leavers) dovrà affidarsi alla forza lavoro straniera. Riprendersi la sovranità grazie alla collaborazione – ben pagata ça va sans dire – di forestieri, ovvero di persone delle quali i britannici a parole farebbero volentieri a meno. Qualcuno suggerisce almeno di guardare nelle ex-colonie se tra i paesi del Commonwealth c’è qualcuno in grado di dare una mano. Questo è solo un altro dei tanti, piccoli controsensi della Brexit. C’è inoltre un altro problema ovvero quello relativo a chi dovrà occuparsi di gestire e controllare l’applicazione delle “odiate” normative europee quando verranno sostituite da orgogliose leggi made in UK. Non c’è ad oggi in Inghilterra personale sufficientemente preparato per farsi carico della mole di lavoro aggiuntiva derivante dalla necessità di “prendersi indietro il Paese; di sicuro non nell’immediato, ovvero nei prossimi anni. L’opzione sembra al momento quella di individuare i professionisti

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