Cellulare, telefono e pay tv: l'invenzione del tredicesimo mese

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-08-21

8 ,6% è l’aumento annuo che partirà dal primo ottobre per tutti gli abbonamenti Sky. La modifica unilaterale del contratto mette gli utenti di fronte a un bivio: accettare le nuove condizioni oppure recedere senza penali

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Il Fatto Quotidiano racconta oggi in un articolo a firma di Barbara Cataldi il simpatico metodo per l’aumento del canone che hanno inventato i gestori di servizi come cellulare, telefono e pay tv. Ovvero la fatturazione ogni quattro settimane invece che ogni mese, che si tradurrà in un aumento dell’8,6% annuo dal primo ottobre per tutti gli abbonamenti. Anche quello di Sky:

Al rientro dalle ferie, i suoi 4 milioni e 760mila abbonati nella buca delle lettere troveranno una comunicazione che li avvisa “uunilateralmente” del cambiamento di fatturazione a partire dal prossimo primo ottobre e del conseguente aumento del costo del canone: + 8,6% all’anno, di fatto una rata mensile aggiuntiva. Non poco se si considera che la spesa media mensile dei clienti Sky finora era di 42 euro.
Con questo giochetto nelle casse del colosso televisivo potrebbero entrare circa 200 milioni di euro in più all ’anno, senza muovere un dito. L’unica incognita per la tv di Murdoch è capire quanti clienti opteranno per la disdetta una volta letta la letterina, e quanti invece si lasceranno convincere dal canto delle sirene della Champions League, i cui diritti tornano a Sky nel triennio 2018-2021 in cambio dell’esagerato esborso di 800 milioni di euro.

quattro settimane sky aumento
Il diritto di recesso senza penali scade il 30 settembre. A campionato di calcio avviato, ovviamente:
AL RIENTRO, quando controllerete la corrispondenza ricevuta, occhio pure alle bollette telefoniche. Secondo l’ultima elaborazione di Confcommercio su dati Istat, la grande passione degli italiani per il telefono fa sborsare circa 22,8 miliardi di euro all’anno: 380 euro a testa, il 280% in più rispetto a 20 anni fa. È ovvio che su questa passione c’è chi lucra.
Dopo il passaggio alle tariffe ogni 4 settimane avvenuto nel 2015 per la rete mobile, le compagnie hanno adottato la stessa furberia anche sulla rete fissa. Forse ai più distratti sarà sfuggito, ma chi gestisce linea di casa, Adsl e fibra ottica ha modificato alla chetichella il calcolo degli abbonamenti, aggiungendo la tredicesima rata annuale.
Tim per confondere le acque ha addirittura riesumato la bolletta bimestrale, cancellata da tempo a vantaggio di quella mensile, rendendo quasi impossibile il calcolo dell ’aumento effettivo della spesa per la connessione a Internet e per la linea di casa. Ma non è l’unica ad ave rimposto un + 8,6% all’anno ai suoi clienti. Basta fare un giro tra le offerte online per verificare che le quattro principali compagnie hanno tutte adottato tariffe che si rinnovano ogni 4 settimane, mettendo in piedi un evidente cartello che l’Antitrust potrebbe presto san
zionare.

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