Tre casinò da salvare (con i soldi pubblici)
St. Vincent, Campione d’Italia e Venezia sono in rosso da dieci anni e hanno perso 400 milioni. Adesso qualcuno deve mettere mani al portafogli

St. Vincent, Campione d’Italia e Venezia: tre luoghi in cui sorgono famosi casinò che però hanno perso 400 milioni in dieci anni in totale. E che adesso devono essere salvati con soldi pubblici. Spiega oggi Repubblica che in Val d’Aosta e Laguna sono scattate in questi giorni le richieste di licenziamento per centinaia di croupier. Il pezzo di Italia in terra svizzera sta pagando le tredicesime a rate ai dipendenti per problemi di liquidità. Risultato: governo ed enti locali si preparano a riaprire i cordoni della borsa per salvare un’altra volta l’azzardo di Stato: il casinò della Vallée chiede almeno 43 milioni alla Regione. Campione attende un provvedimento dell’esecutivo che gli garantirà una decina di milioni decisivi per il suo futuro.
E a Venezia non va meglio. Il sindaco lagunare Luigi Brugnaro si è presentato qualche giorno fa ai dipendenti con un annuncio-choc: per evitare la liquidazione, bisogna tagliare il 20% dei 538 dipendenti. Una linea dura scelta forse dopo che nella notte di San Silvestro, altissima stagione per il mondo delle roulette, i tavoli verdi in laguna hanno funzionato a mezzo servizio causa la malattia a sorpresa di 41 impiegati. In attesa di soldi pubblici è invece Campione d’Italia, vittima della super-rivalutazione del franco svizzero. Una maledizione per un’azienda che ha i ricavi in euro e i costi in divisa elvetica. I tagli a organici e stipendi qui sono già stati fatti. I dipendenti sono in solidarietà dal 2012 con stipendi tagliati del 30%, gli organici sono stati ridotti da 600 a 400 persone.